In attesa del verdetto, nella serata di premiazione che si terrà il prossimo 6 novembre al Mi.Co di Milano, all’interno di Intersections, siamo andati a intervistare i presidenti di giuria delle diverse categorie, nominati da Luca Cortesini, Chief Creative Officer di DDB Group Italy, Presidente di questa 40° edizione degli ADCI Awards.
La stampa e l’outdoor sono media ‘classici’, direi anche molto diversi per ruoli, soprattutto oggi, entrambi pure digital, l’ooh in crescita e più generalista, la stampa che arranca ma mantiene rilevanza per un pubblico definiamolo alto di gamma per molti aspetti. Bene, quali pensi siano le leve per rendere in ognuno potente la comunicazione, insomma che indicazioni di valutazione darai alla tua giuria?
Le campagne stampa più potenti sono quelle in cui tutti possono riconoscersi. Anche quando ci mostrano volti diversi dai nostri, raccontano storie che ci appartengono: momenti universali, vissuti da ognuno di noi. Dove il brand non è solo un logo in un angolo, ma è al centro dell’esperienza.
Anche l’OOH riesce a fare tutto questo, ma in modo ancora più spettacolare. Soprattutto quando supera i formati tradizionali e si fonde con la vita reale, influenzando le nostre abitudini e il nostro modo di pensare.
Un esempio perfetto è la cerimonia di apertura dei Giochi Olimpici di Parigi 2024, vincitrice del Grand Prix OOH a Cannes, descritta da El Economista come “un omaggio all’incontro tra culture e alla fusione di generi.”
Qual è il progetto, la sfida o l’obiettivo che, fino a oggi, ti ha dato maggiore soddisfazione professionale, e perché?
Qualche anno fa mi sono trasferito all’estero. Nuovo mercato, zero contatti, nessuno sapeva chi fossi o cosa avessi fatto. Ricominciare da zero, guadagnarmi la fiducia di colleghi, clienti e di tutto il mondo della comunicazione tedesca è stata una sfida tosta, ma anche molto stimolante.
Oggi, vedere le mie campagne per le strade della Germania, nei feed degli influencer tedeschi e in TV (tra programmi che parlano una lingua diversa dalla mia) mi fa ancora un certo effetto.
Come pensi che i linguaggi visivi della pubblicità tradizionale possano dialogare ed evolvere con i nuovi canali digitali e social, senza perdere la loro forza, anzi magari contagiando di rilevanza, visto che cultura e spessore possono per la velocità essere sacrificate nelle comunicazioni on line?
Alla fine, la velocità di fruizione è sempre la stessa. Se un OOH non mi colpisce, distolgo lo sguardo; sui social, scrollo oltre. La sfida resta quella di catturare l’attenzione in modo impattante, senza però rinunciare a trasmettere un messaggio o offrire uno spunto di riflessione. Altrimenti non si fa più comunicazione, ma solo pubblicità. E quando un brand si limita a fare pubblicità, finisce per parlare solo di sé. Ma alla gente, in fondo, non interessa poi molto sentire parlare degli altri.