Mercato

L’Europa è soggetta alle alzate d’ingegno di Trump. Ma perché non costruiamo un Tech Giant europeo?

Le motivazioni sul perché non costruiamo un Tech Giant europeo sono molteplici, ma sostazialmente il sistema industriale europeo è vecchio e non vuole correre rischi, come ha scritto anche Mario Draghi nel suo report sul futuro della competitività EU
Eu USA tariffs

Ma Donald Trump, il presidente degli Stati Uniti, sta effettivamente interpretando la ‘teoria del pazzo’ di di ‘nixoniana’ memoria o è davvero incapace di guardare avanti, per scoprire in anticipo le conseguenze dei vari decreti presidenziali che va firmando a ritmo sempre più accelerato?

Trascurando il fatto di come sia andato a finire l’autore primigenio di questa teoria – il fatto del Watergate è stato davvero la pietra d’inciampo di una presidenza era riuscita a chiudere la Guerra del Vietnam e ad aprire alla Cina i mercati globali come conseguenza finale della celeberrima partita a ping pong tra le rappresentative cinesi e statunitensi – gli ultimi movimenti della Casa Bianca stanno convincendo la maggioranza degli osservatori che si tratti più di un’affannosa corsa a ‘mettere una pezza’ agli effetti indesiderati dell’azione del giorno precedente più che di un strategia, bizzarra fin che si vuole, ma dotata alla base di una solida analisi della realtà.

Si annullano o si sospendono i dazi annunciati

Ultima in ordine di tempo, la notizia – diffusasi nella notte tra sabato e domenica – dell’ennesima sospensione dei dazi americani, imposti questa volta alla Cina, relativi a smartphone e PC, per non danneggiare le imprese a stelle e strisce, come Apple, che importano dal paese asiatico fino al 90% dei prodotti a loro marchio. Cosa che sarebbe stata evidente a chiunque avesse guardato i dati delle tabelle dell’import/export tra USA e Far East.

La situazione tra USA e Unione Europea è invece ‘sospesa’ per 90 giorni (ad eccezione dei dazi su acciaio e alluminio): ma una ‘sospensione’ può essere revocata in qualsiasi momento e, in ogni caso, è destinata a scadere tra tre mesi, suppergiù. Cerchiamo di analizzare come stanno le cose tra questi due giganti, un tempo alleati e ora quantomeno avversari, nel caso specifico.

Come blocco, l’UE è il principale partner commerciale degli Stati Uniti per quanto riguarda i beni, i servizi e gli investimenti, e gli scambi tra le due parti si bilanciano grosso modo se si considerano sia i beni sia i servizi. Ma nel calcolare i cosiddetti ‘dazi di ritorsione’, l’amministrazione statunitense sembra aver considerato solo il deficit commerciale dei Paesi con gli Stati Uniti, considerando questo divario come un ‘dazio’ sugli Stati Uniti – e colpendo i paesi esportatori in proporzione. Per l’UE ciò ha significato una dazio tariffario del 20% a causa del deficit di merci esportate degli Stati Uniti , calcolato in circa 235,6 miliardi di dollari.

Guardando invece ai servizi, avendo pochi giganti tecnologici ‘nazionali’ (definiamo così le aziende dell’Unione), l’Europa ha un enorme appetito per i prodotti e i servizi di aziende come Apple, Google, Amazon, Meta, Microsoft, Intel e LinkedIn. Molte di esse hanno sede regionale nella capitale irlandese Dublino, attratte dalla bassa aliquota fiscale sulle società.

Sebbene la maggioranza degli operatori di mercato ritenga che circa la metà dei dazi statunitensi supplementari sulle importazioni dell’UE venga negoziata entro la fine del secondo trimestre, le aziende tecnologiche rappresentano una via attraverso la quale l’UE potrebbe colpire duramente gli Stati Uniti: tali misure potrebbero assumere la forma di regolamenti più severi sulle Big Tech, oppure utilizzare lo Strumento Anti-Coercizione (ACI) dell’Unione per ritardare il rilascio di licenze commerciali per le aziende statunitensi, limitare l’accesso agli appalti pubblici, circoscrivere i diritti di proprietà intellettuale o proibire del tutto gli investimenti nell’UE.

Non esistono alternative europee alle big tech Usa o cinesi

Ma quali alternative avrebbe l’Unione per sostituire le Big Tech americane? Gli unici strumenti alternativi disponibili al momento sarebbero quelli cinesi, e non vi è dubbio che la Cina sarebbe ben felice di entrare a pieno titolo in mercato in cui, seppur presente in forze, incontra ancora significative resistenze all’ingresso dei suoi prodotti o servizi, per il mai cancellato sospetto di interferenze del Partito Comunista Cinese.

Davvero un bivio difficile: meglio un Donald Trump in preda a ‘follie tariffarie’ o uno XI Jingpin, dal 2012 il solo che comanda davvero in un paese di un miliardo e mezzo di abitanti e non si conosce neppure quando se ne andrà? Con tutte le precauzioni del caso, per chi scrive il dilemma non si pone neppure: meglio Apple o Android, meglio Meta e Amazon, di Huawei e Alibaba, o di Tencent e ByteDance.

Ma perché l’Unione Europea non è stata capace di sviluppare neanche un ‘campione’ in ambito digitale? Qui la risposta è purtroppo nota: l’eccesso di regolamentazione presente in tutti gli ambiti ha impedito l’emersione di un player globale che, per sua stessa natura, non può che essere un monopolista o quasi.

In Europa una stasi decennale

Mario Draghi, nel suo Report sul ‘Future of European competitiveness’ ha scritto il 9 settembre 2024, poco prima che il presidente Trump fosse eletto: “La nostra struttura industriale è statica e dominata dalle stesse imprese e tecnologie di decenni fa. […] Di fatto, non c’è nessuna società dell’UE con una capitalizzazione di mercato superiore a 100 miliardi di euro che sia stata creata da zero negli ultimi cinquant’anni. Tutte e sei le società statunitensi con una valutazione superiore a 1.000 miliardi di euro sono state invece create in questo periodo di tempo”. Non parliamo della Cina, aggiungiamo noi.

Per iniziare bisogna sviluppare un sistema operativo, e un ecosistema analogo a quelli di Apple o di Android, che sia europeo e che ci liberi una volta per tutte dalla necessità di scegliere tra Usa e Cina, non proprio il massimo dell’affidabilità di questi tempi. Non è un problema irrisolvibile: Huawei, impossibilitata a montare sui suoi telefoni un sistema Android aggiornato, ha sviluppato il proprio sistema operativo, e un ecosistema che fa tutto quello che serve per bypassare Mountain View, in un paio d’anni. Potrebbe essere anche l’occasione per riportare in Europa una manifattura che in passato, con Ericsson e Nokia, ci aveva visti primeggiare a livello globale. E lo stesso dovrebbe accadere con il Cloud Computing, l’AI, il quantum computing e l’aerospazio.

Guardare al futuro…

Le premesse però sono sconfortanti: lo stesso Mario Draghi, che spiega bene la necessità di rifondare il nostro – europeo intendo – sistema industriale è un anziano signore di settantasette anni. Jack Ma quando ha fondato Alibaba aveva 35 anni. E guardando all’industria aerospaziale, dove al momento siamo primi al mondo con Airbus, vediamo che sono in corso gli sviluppi di ‘due’ caccia di sesta generazione: il GCAP (Global Combat Air Programme), una collaborazione tra Regno Unito, Italia e Giappone, e il FCAS (Future Combat Air System), un progetto congiunto di Francia, Germania e Spagna.

C’è stato anche un dibattito sulla possibilità di una fusione dei due programmi per ottimizzare le risorse e rafforzare la cooperazione europea nel settore della difesa. Ma non se ne è fatto nulla: troppo logico…

di Massimo Bolchi