Le transazioni di pagamento si sono rapidamente spostate verso la digitalizzazione, sotto la spinta di innovative tecnologie di pagamento, e con le fintech che hanno aperto la strada inseguite dalle banche tradizionali che ormai fanno a gara per offrire P2P payment ed eCommerce purchasing, per non citare altre forme di investimento sempre più a portata di mano, di telefono o di smartwatch.
In ogni caso, l’adozione della maggior parte delle forme di pagamento digitale continua a crescere negli Stati Uniti e in Europa, come dimostrano i risultati della nona edizione dell’indagine annuale McKinsey sui pagamenti digitali, che esplora le preferenze e i comportamenti dei consumatori europei insieme a quelli degli Stati Uniti. Oltre a utilizzare più spesso forme di pagamento digitale, i percorsi di acquisto dei consumatori iniziano sempre più spesso con i pagamenti digitali, ad esempio con le piattaforme buy now, pay later (BNPL) e con i mercati di offerta più customer oriented. Questo passaggio ai pagamenti digitali sta diventando sempre più importante come punto di partenza per il processo decisionale degli acquirenti – e non solo come opzione di checkout – e può segnalare la necessità per i fornitori di pagamenti di pensare a come raggiungere e coinvolgere i consumatori prima nel processo di acquisto.
Nove consumatori su dieci hanno effettuato almeno un pagamento digitale
Non saranno trattate qui le piattaforme BNPL, come PayPal Pay in 4 e Klarna, perché per le differenze tra caratteristiche dei servizi offerti e l’estensione territoriale e geografica richiedono un esame specifico. Limitiamoci a scrivere che in generale sono molto bene accettate, offrono forme di rateazione piuttosto limitate – al massimo alcuni mesi – e nessuna complicazione burocratica. Va detto che in quest’ambito inizia a farsi sentire la concorrenza delle carte di credito, gravate però – generalmente – dal peso degli interessi passivi.
Il Report rivela che circa nove consumatori su dieci, sia negli Stati Uniti sia in Europa, hanno comunque dichiarato di aver effettuato una qualche forma di pagamento digitale nel corso dell’ultimo anno, con gli Stati Uniti che hanno raggiunto un nuovo massimo con il 92%. Il sondaggio definisce ‘pagamenti digitali’ quelli effettuati in ambienti digitali come siti web o app, o in negozio attraverso un’applicazione dedicata come un portafoglio digitale, cioè con un’applicazione mobile per effettuare pagamenti e memorizzare carte e biglietti elettronici.
La penetrazione nei negozi è a livelli simili tra gli Stati Uniti e il Paesi europei intervistati da McKinsey nel 2024, con variazioni meno pronunciate di quanto ci si potrebbe aspettare. Anche i Paesi tradizionalmente più inclini all’uso del contante, come la Germania e l’Italia, mostrano solidi segnali di adozione, con un quarto degli intervistati che ha dichiarato di aver utilizzato un portafoglio digitale in negozio negli ultimi 12 mesi.
Acquisti effettuati al di fuori delle piattaforme dei retailer
La ricerca rivela una tendenza crescente dei consumatori, in particolare di quelli più giovani, a iniziare gli acquisti attraverso canali diversi dalle app e dai siti web dei retailer, compresi i marketplace BNPL e gli aggregatori di offerte. I consumatori statunitensi di età inferiore ai 35 anni hanno quasi il doppio delle probabilità, rispetto alla popolazione in generale, di iniziare gli acquisti da siti non commerciali (il 18% dei giovani tra i 18 e i 34 anni inizia gli acquisti nei marketplace BNPL, rispetto al 13% di tutte le coorti di età). In particolare, negli Stati Uniti i consumatori che iniziano il loro percorso attraverso i marketplace BNPL e gli aggregatori spendono in genere da 1,5 a 2 volte di più rispetto a coloro che iniziano il processo di acquisto presso la sede dedicata del retailer (il sito web online o l’applicazione mobile, ad esempio).
La facilità di pagamento e la sicurezza sono diventate un punto di riferimento per gli utenti dei metodi di pagamento digitali: il 74% dei consumatori statunitensi e il 71% di quelli europei intervistati hanno indicato la facilità e la rapidità di pagamento come motivo principale per utilizzare i portafogli digitali. Tuttavia, vediamo i primi segnali del fatto che i premi e le offerte sono sempre più influenti nella scelta dei pagamenti digitali da parte dei consumatori. Questo è particolarmente vero negli Stati Uniti, dove circa un quarto degli intervistati ha indicato che la possibilità di raccogliere punti e sconti guida la loro scelta di pagamento, rispetto al 17% degli intervistati europei.
In Europa, invece, si osserva un altro fenomeno, legato alla molteplicità della nazioni aderenti alla UE: la confluenza della app di pagamento che diventano banche a tutti gli effetti, e la quasi contestuale trasformazione delle banche tradizionali che sviluppano funzioni più agili per non farsi sfuggire un segmento di clientela che di queste funzioni ha ormai fatto un’abitudine. Senza voler trascurare le app quali Googe Pay, Amazon Pay e Apple Pay che si appoggiano per lo più (e in varia misura) ai circuiti di carte di credito, o le ‘pure fintech’, quali Satispay e Stripe, in cui non è necessaria la presenza di un conto corrente bancario per poter operare. Da segnalare che proprio in questi giorni una delle caratteristiche più valutate di Satispay, l’assenza di commissioni per le spese inferiori a 10 euro, è stata annullata: resta da vedere quali saranno le conseguenze sulla rete che la accatta in pagamento (oltre quattro milioni di esercizi in Italia).
Revolut e N26: due delle ‘app’ diventate banche
Tra le app che sono ‘diventate’ banche prendiamo ad esempio due delle maggiori: Revolut e N26. Per essere considerata una banca, infatti, Revolut ha richiesto una licenza bancaria in ciascuna delle regioni in cui opera e detiene attualmente una licenza bancaria per lo Spazio economico europeo (SEE), soggetta alla supervisione della Banca centrale europea (BCE) e della Banca di Lituania. Oltre ad aver ottenuto una licenza valida per l’UK, paese terzo rispetto all’Unione Europea.
N26 invece è una banca 100% digitale lanciata nel 2015 e dotata di licenza bancaria tedesca, operante in Italia in regime di stabilimento e di prestazione di servizi ai sensi del diritto europeo. Attualmente, N26 è presente in 25 mercati e conta oltre 8 milioni di clienti in tutto il mondo.
Pertanto entrambe queste banche digitali, ma non solo le sole, hanno i depositi dei clienti protetti dall’EDGS fino a 100mila euro. Ovviamente i pagamenti P2P, i più utilizzati dai consumatori per saldare i piccoli debiti correnti, rimangono gratuiti, ma nelle versioni business assomigliano sempre più alle banche tradizionale, con costi di tenuta conto, bonifici e investimenti.
D’altra parte le banche tradizionali, seppure un po’ in ritardo, stanno prendendo le misure della trasformazione digitale in atto, con la sempre più veloce chiusura delle filiali – in Italia alla fine del 2023 gli sportelli sono diminuiti di 825 unità rispetto ai 20.986 rilevati a fine 2022 (-3,9%) e ci si attende la scomparsa di altri mille entro in 2027 – e la contrazione sul territorio anche dei bancomat. Perfino la maggiore banca italiana, IntesaSanPaolo, ha lanciato – quasi forzosamente all’inizio – una banca digitale, Isybank, che replica molte delle offerte della banche ‘all digital’, per conquistare i più giovani, under 35.
Anche la UE ha in qualche modo favorito questa trasformazione, azzerando le differenze di costo tra bonifici normali e quelli istantanei, che in qualche caso superavano i dieci euro. In Europa, insomma, si sta aprendo quello scenario a lungo invocato da molti operatori di una vera unione bancaria, spinta, ironia della sorte, dall’eCommerce e dalle fintech che per prime hanno fatto cadere le barriere che ancora residuavano in un mondo che non era proprio all’avanguardia nell’innovazione.
di Massimo Bolchi