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La vita va così, Riccardo Milani apre la Festa del Cinema di Roma: “Faccio film per chi non la pensa come me”

Un cast d’eccezione - Virginia Raffaele, Diego Abatantuono, Aldo Baglio e Geppi Cucciari - accompagna una storia ispirata a fatti reali, intensa e universale: la lotta di un pastore contro la speculazione edilizia per difendere la propria terra e identità

Furriadroxiu. Che cosa significa questa parola? In sardo significa “rientrare a casa”. Il furriadroxiu è un insediamento agropastorale monofamiliare diffuso in alcune zone della Sardegna. Ed è una di queste abitazioni che è al centro di La vita va così, il film di Riccardo Milani che mercoledì 15 ottobre apre la Festa del Cinema di Roma, nella sezione Grand Public. Al cinema lo vedremo dal 23 ottobre.  Riccardo Milani, ancora una volta, mette insieme un grande cast – Virginia Raffaele, Diego Abatantuono, Aldo Baglio e Geppy Cucciari – per mescolarlo a un gruppo di attori meno noti e ad altri non professionisti e metterlo al servizio di una storia moto sentita. Una storia che è vera. È molto intensa e dolorosa. Ed è universale.

Efisio Mulas contro il mondo

Alla soglia del nuovo millennio, due destini lontani si scontrano su una lingua di costa ancora incontaminata nel sud della Sardegna. Efisio Mulas è un pastore solitario, custode silenzioso di un tempo che sembra non esistere più. Vive lì da sempre, tra il mare e i suoi animali, nella piccola casa dove è nato. Dall’altra parte c’è Giacomo, Presidente di un potente gruppo immobiliare, simbolo di un’Italia lanciata verso il futuro. È deciso a trasformare quella costa in un resort di lusso. Al suo fianco Mariano, capo cantiere e uomo pratico, ha il compito di convincere Efisio a cedere quell’ultimo lembo di terra. Tra questi mondi inconciliabili si muove Francesca, la figlia di Efisio, divisa tra le sirene del cambiamento e l’appartenenza alla propria terra. Quando Efisio rifiuta l’ennesima offerta milionaria, la trattativa si trasforma in una battaglia legale nella quale entra in scena Giovanna, una giudice nata e cresciuta in quei luoghi chiamata a dirimere il conflitto.

Il coraggio di dire no

La vita va così è un film che ci spiega l’importanza di saper dire di no. Di tornare ad avere dignità. Chiediamocelo tutti. Siamo ancora in grado di fare questo? “Credo nelle persone, nel potenziale che le persone hanno dentro di sé di dare un segnale” ha raccontato Riccardo Milani nella conferenza stampa di oggi all’Auditorium Parco della Musica di “Roma. Questa è la storia di un uomo che ha il coraggio di dire di no. E di una comunità che si trova spaccata di fronte a questa storia. È una cosa che avviene spesso in Sardegna, ma in tutto il nostro Paese: il conflitto tra necessità del lavoro e rispetto del territorio, due cose che pare non riescano mai ad andare d’accordo. Ho cercato di raccontare questa vicenda da più punti di vista. Cerco di fare film per chi non la pensa come me, per parlare a loro. E penso che il cinema di commedia abbia questa possibilità”.

Astori: “Un viaggio antropologico nei territori”

Quello che sta facendo Riccardo Milani con il suo cinema è un discorso molto particolare: i suoi film sono una serie di piccoli studi di antropologia, dei trattati sui territori, le loro comunità, le loro tradizioni e i cambiamenti in atto. Michele Astori, il co-sceneggiatore del film, la pensa allo stesso modo. “Un aspetto importante dei film che fa Riccardo Milani è il fatto che ci permette di fare un viaggio antropologico nei territori” ci ha raccontato oggi. “In Un mondo a parte era l’Abruzzo, qui è la Sardegna. Proviamo a raccontare dei pezzi d’Italia, se non dimenticati, nascosti. È un modo per avere una dimensione che va oltre i luoghi abituali”.

La difesa della terra è la difesa dell’identità

Riccardo Milani racconta una storia precisa, avvenuta in un posto preciso, un angolo della Sardegna del sud. Ma in realtà vuole raccontare qualcosa di universale. Cioè che oggi si prova a comprare qualsiasi cosa. E, se i soldi non bastano, si passa all’uso della forza. Ma l’attualità e l’universalità del racconto non si possono vedere solo in questo aspetto. È universale anche la riflessione del rapporto delle persone con la propria terra e la propria casa, intese non come possesso, ma come appartenenza, radici, tradizioni. Fate attenzione a cosa racconta questo film: una terra tolta quasi a forza a una comunità, vicino a una spiaggia, per costruirci un resort di lusso. È impossibile non pensare a quello che è accaduto a Gaza e a quello che era il famoso progetto della “riviera” di Trump. Probabilmente pensava a questo anche Michele Astori nelle sue parole. “Il richiamo del film è importante, simbolico anche per il tempo che stiamo vivendo” ha dichiarato. “C’è il tema della terra. C’è un pastore che difende la sua terra. Ma in realtà dentro c’è la difesa dell’identità, della cultura. La difesa di qualcosa che si sta perdendo. E la terra è un tema centrale”.

Per tutti questi motivi La vita va così è il film più duro di Riccardo Milani, il meno comico e il più amaro. “Non so se altri film siano stati molto più divertenti di questo” ha riposto il regista. “Non c’è una scelta, una strategia, ma un istinto. Penso che sia un film di commedia, in cui ci siano elementi per divertirsi, per far divertire il pubblico, ma con degli spunti di riflessione per farlo pensare. I temi che mi stanno a cuore sono quelli che riguardano tutti noi, perché penso che le persone devono avere attenzione per questi temi. Come il territorio, in cui le persone sono abituate ad essere messe l’uno contro l’altro, in cui c’è il ricatto del lavoro, c’è una disperazione autentica. Qui c’è una nota di amaro in più, probabilmente”.

Abatantuono: “La commedia è la forza del cinema italiano”

La vita va così è anche un film di attori. Diego Abatantuono è molto credibile nei panni di un uomo in carriera e senza scrupoli, quello che un tempo si sarebbe chiamato uno yuppie, e che ricorda il suo personaggio di Puerto Escondido, com’era all’inizio della storia. È proprio lui a tornare sul senso della commedia. “La commedia è la forza del cinema italiano” spiega. “I film più importanti del cinema italiano sono state le commedie, Scola, Monicelli, Risi: la commedia è la vita quotidiana, quando hai a che fare con il reale ti trovi a scontrarti con essa. C’è dentro un po’ di Neorealismo con questo nuovo De Niro in miniatura”. Il riferimento è a Giuseppe Ignazio Loi, 84 anni, pastore sardo esordiente nel ruolo chiave di Efisio Mulas.

Raffaele: “Ogni film di Milani è un esperimento sociale”

Virginia Raffaele ritorna, dopo Un mondo a parte, ancora nel cinema di Riccardo Milani, ed è l’eroina perfetta per le sue storie. “È il metodo Milani che conosciamo” ci ha raccontato. “Ogni suo film è un sperimento sociale: oltre alla possibilità artistica, c’è una possibilità umana. Immergersi tra queste persone, in questa comunità sarda, è un’esperienza umana”. “Dover recitare con non attori ha i suoi pro e i suoi contro” continua. “Con gli attori aggiusti il dialogo, sai i tempi, quando arriverà la battuta. Con questo ‘Bob’ del Sulcis non c’era questa possibilità. Ma c’è una ricchezza che puoi rubare. Ero in ascolto, con i suoi tempi, i suoi modi di muovere le mani. Dopo qualche settimana riuscivo a capire quello che diceva”. “Avevo già lavorato con Virginia” aggiunge Milani. “E l’avevo vista in uno spettacolo teatrale, che raccontava il distacco da un luogo della sua infanzia, il Luna Park di Roma. Questo dolore Virginia se lo porta dietro. E ha questa capacità di trasformarsi, di adattarsi ai dialetti: ci era riuscita in Un mondo a parte e se l’è portata dietro in Sardegna. È molto popolare, molto vicina alla gente. E avevo bisogno di una figura popolare”.

La dignità di Gigi Riva: non si può comprare qualunque cosa

Nel cast c’è anche Aldo Baglio, che Milani toglie dal famoso trio con Giovanni e Giacomo e ne intuisce le potenzialità comiche – nel suo ingresso in scena snocciola tutto il suo repertorio – ma anche quelle drammatiche, che escono man mano. “È il primo film che ho fatto su questo tema” commenta l’attore. “Mi ha colpito molto questa persona che riesce a ostacolare un progetto così grosso, perché la sua forza sono le radici, il rispetto per gli antenati. È un’anomalia. Non credo che il mondo si muova così”. Come il commento di Baglio, il film ci lascia un po’ sospesi tra pessimismo e speranza. “Il messaggio del film è il coraggio, la dignità delle persone che bisogna sempre ascoltare” conclude Virginia Raffaele. “Se un pastore sardo si mette contro una realtà come quella milanese vuol dire che è tutto possibile. È un invito anche a sognare”.  “Questo film dà speranza” è la chiusa di Diego Abatantuono. “Il cinema è fatto di speranza, di ipotesi. La dignità è quella che ci ricorda Gigi Riva: è stato uno che ha rappresentato questa resistenza, la dimostrazione che non si può comprare qualunque cosa”.

di Maurizio Ermisino