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Arnaldo Pomodoro, lo scultore che ha saputo raccontare la fragilità e la complessità dell’umano e del mondo

“Con la scomparsa di Arnaldo Pomodoro - ha detto il Presidente Mattarella - l’Italia perde un artista geniale e un protagonista indiscusso della scultura contemporanea"
Arnaldo Pomodoro, ritratto di Carlo Orsi

Arnaldo Pomodoro è morto alla vigilia dei 99 anni nella notte di domenica nella sua casa milanese, come ha reso noto la Fondazione che porta il suo nome. È stato uno degli scultori italiani più influenti del Novecento, le sue opere monumentali – in particolare le celebri sfere in bronzo ‘Sfera con Sfera’ – troneggiano nei luoghi più emblematici del mondo: Vaticano, Nazioni Unite, Trinity College a Dublino, università e musei internazionali. Luoghi simbolici per un artista che ha saputo dare forma alla complessità del nostro tempo.

Con la sua scomparsa “il mondo dell’arte perde una delle sue voci più autorevoli, lucide e visionarie. Il Maestro lascia un’eredità immensa, non solo per la forza della sua opera, riconosciuta a livello internazionale, ma anche per la coerenza e l’intensità del suo pensiero, capace di guardare al futuro con instancabile energia creativa”, ha scritto Carlotta Montebello, Direttore Generale della Fondazione.

Un’eredità potente

La scomparsa di Pomodoro ci lascia un’eredità potente: la capacità di raccontare – con forme perfette ma incrinate – la tensione tra la bellezza esteriore e le turbolenze dell’intimo. Le sue sfere brillanti, spesso cesellate da fenditure che lasciano intravedere meccanismi interni, rappresentano un contrasto potente tra apparenza e complessità, perfezione esteriore e fragilità interiore. Come ha sintetizzato il ministro della Cultura Alessandro Giuli: “Le sue sfere dischiuse e ferite parlano di fragilità e complessità dell’umano e del mondo”.

La Fondazione come laboratorio

“Non ho mai creduto alle fondazioni che celebrano un solo artista come unicum. L’artista è parte di un tessuto di cultura, il suo contributo attivo non può venire mai meno ed è per questo che ho concepito la mia Fondazione come un luogo attivo e vivo di elaborazione culturale, oltre che come centro di documentazione della mia opera, capace di fare proposte originali e non solo di conservare passivamente. Ma il meglio deve ancora venire: questo è stato solo un inizio e nelle mie intenzioni il progetto – rivolto ai giovani e al futuro – si deve radicare, fare della continuità un elemento ineludibile…”.

La Fondazione, nata da questa visione e forte della direzione tracciata da Arnaldo Pomodoro nel corso di trent’anni, continuerà ad operare secondo la volontà del fondatore, garantendo la conservazione e la valorizzazione della sua opera, impegnandosi a diffondere il proprio patrimonio materiale e immateriale attraverso la realizzazione di mostre, eventi e iniziative in uno spazio inventivo, quasi sperimentale, di studio e confronto sui temi dell’arte e della scultura, che mira a un coinvolgimento, profondo e globale, con le persone e la società.