Il presidente della Lombardia, Attilio Fontana, l’aveva detto presentando lo scorso 9 gennaio la gara pubblica per la copertura internet della aree non commercialmente appetibili della Regione: “Sono contento che vinca sempre il migliore nelle gare. La commissione sta valutando le offerte. Ci sono più di 30 aziende che hanno partecipato, ci sono aziende di tutto il mondo, si confronterà la migliore tecnologia mondiale”.
Nonostante questa affermazione, che suona ora come un voler mettere le mani avanti, la polemica è scoppiata quasi subito, perché Starlink – che vuol dire Elon Musk – è in una posizione privilegiata, per il numero dei satelliti già in posizione, per riuscire vincitore.
“Siamo molto preoccupati che la Regione Lombardia di Attilio Fontana consegni davvero la connessione e i dati dei lombardi a Starlink”, ha attaccato il capogruppo del Partito Democratico Pierfrancesco Majorino, ricordando che “Elon Musk ha assunto un ruolo di primo piano nell’amministrazione Trump, che si sta mostrando ostile verso l’Europa. La destra italiana ci vuole consegnare a un bizzarro oligarca della tecnologia”.
L’affidamento è una questione politica o solo tecnologica?
La situazione si sta facendo politica, non tecnologica, come si vede dalle affermazione dell’opposizione. La gara infatti soffre di un tempismo infelice: l’Europa e l’Italia vedono da qualche settimana Starlink con occhi diversi, più sospettosi, dopo la guerra dei dazi avviata dal presidente Usa Donald Trump. Tanto che l’Italia ha intensificato i negoziati con la francese Eutelsat per fare una rete di comunicazione sicura; e c’è polemica per la legge sullo Spazio approvata alla Camera, vista dall’opposizione come un possibile regalo a Musk in un futuro contratto con il Governo per una rete da usare ai fini istituzionali di sicurezza e difesa.
Una sequenza di ipotesi subordinate che è sufficiente a seminare dubbi, a fronte di un Matteo Salvini, non coinvolto in questa gara, che sbandiera la sua fedeltà a Trump e – soprattutto- a Musk.
Una gara da 6,5 milioni di euro per portare internet alle zone bianche
Tornando alla gara, la Lombardia ha emesso un bando di gara che vale a 6,5 milioni di euro, di cui 5 milioni destinati alla gara pubblica e 1,5 milioni riservati ai costi gestionali e amministrativi (la stessa suddivisione vale per i fondi del Governo e quelli della Regione). Il focus è la sperimentazione di reti ibride, che combinano connessioni satellitari con infrastrutture terrestri, in fibra o wireless. Come ha spiegato Aria, la società regionale che dovrà gestire la competizione commerciale, ‘la gara è una procedura aperta suddivisa in due lotti omogenei, su base geografica’: il primo lotto comprende le province di Sondrio, Como, Bergamo, Varese, Lecco, Brescia, Monza e Brianza; il secondo quelle di Milano, Pavia, Cremona, Lodi, Mantova. E ha un tempo limite, essendo sperimentale: le prestazioni contrattuali avranno una durata massima di 24 mesi.
Quindi una gara che ha una scadenza predefinita, ma potrebbe valere per il futuro a raggiungere gli standard di connettività indicati dal documento ‘Digital Compass 2030’ della Commissione europea. Le tecnologie satellitari (non necessariamente di Musk) saranno impiegate soprattutto per il backhauling, ovvero per il collegamento tra le reti locali e i nodi principali di Internet.
Una soluzione solo interlocutoria
Oltre a Starlink, partecipano alla gara Kuiper di Amazon, Viasat, Eutelsat e Telesat, e altri operatori minori. La soluzione ibrida, prevista dal bando, intesa come connessione complementare tramite satelliti e fibra, non può essere definitiva. Questa soluzione è particolarmente utile per piccoli centri abitati isolati dove la fibra sarebbe economicamente insostenibile. Tuttavia, non è adatta a case completamente isolate, poiché i costi supererebbero i benefici. Dunque, per le cosiddette ‘case sparse’, abitazioni difficili da servire a causa della loro distanza dai centri abitati, resterebbero solo la connessione diretta al satellite, Starlink o Eutelsat che dir si voglia. L’elevato livello di concorrenza tra i partecipanti potrebbe favorire soluzioni tecnologiche innovative e vantaggiose per il territorio, nota la Regione.
Starlink può essere favorito perché ha la costellazione satellitare più ricca (6 mila satelliti) in orbita bassa, una posizione che consente prestazioni internet migliori rispetto ai classici satelliti in orbita più alta (geostazionari). Anche Eutelsat è però un attore considerevole, con oltre 650 satelliti in orbita bassa, l’unica che minimizza i tempi di risposta e consente un scambio dati efficiente per una uso di internet anche commerciale
Ma il piano ‘Italia 1 Gigabit’ prevede velocità ben superiori
Il punto critico, quello che dovrà essere sperimentato nei 24 mesi di esercizio, è che l’internet via satellite ha una velocità un fattore 10 inferiore alla fibra: 100/200 Megabit contro 1 o 2 Gigabit, quindi non è paragonabile alla fibra o anche al fixed wireless access (FWA). Anche i costi di attivazione sono più svantaggiosi. Il piano ‘Italia 1 Gigabit’, inoltre, prescrive una copertura, entro giugno 2026, con una velocità ‘gigabit’, dieci volte maggiore rispetto a quella della connessione satellitare. Come andrà a finire il piano lombardo, al di là di quali aziende otterranno la commessa, è un’incognita che rischia di avere davvero vita breve.
di Massimo Bolchi