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Il mondo dei Robot inizia ‘dal basso’? La rivoluzione parte tra gli scaffali e arriva all’online. Per una industry 4.0

Nel mese di febbraio è stata presentata la ricerca dell’Osservatorio Artificial Intelligence della School of Management del Politecnico di Milano: “un mercato dinamico ma ancora agli albori”, hanno spiegato nell’occasione i Direttori dell’Osservatorio, “di cui non si conoscono ancora appieno le regole e la durata, ma di cui si comprendono già l’enorme portata e le implicazioni”. E quando si parla di Intelligenza Artificiale non si può non pensare al Machine Learning e ai robot a cui dà vita, sempre in bilico tra due visioni, quella dei ‘distruttori’ di posti di lavoro e l’altra, che li vede come alleati dell’uomo a cui allevia gli incarichi più gravosi e ripetitivi. Un quadro che in qualche misura è stato sposato dalla ricerca, che asserisce da un lato che “l’equivalente di 3,6 milioni di persone potrà essere automatizzato” nei prossimi 15 anni, ma sottolinea nel contempo che questo calo andrà a colmare un disavanzo di 4,7 milioni di posti di lavoro generato dalle dinamiche demografiche e migratorie.

Chiaramente sono numeri che al momento rappresentano al più un auspicio, ma in mancanza di altri dati non ci resta che prenderli per buoni.

Per averne una conferma, guardiamo che cosa sta accadendo dall’altra parte dell’Atlantico, negli Usa, dove Wallmart ha dato il via libera, dopo una fase di sperimentazione, all’impiego di robot nei suoi store. Per ora è pianificato l’impiego di 300 shelf-scanner, gli automi che controllano gli scaffali di vendita alla ricerca di errori nell’assortimento, prezzi sbagliati o carenze nell’esposizione, a cui si aggiungono 1500 macchine autonome per la pulitura dei pavimenti, 1200 robot per lo scarico rapido delle merci e 900 pickup tower, dove i consumatori trovano pronti per essere portate via i loro  acquisti, gestiti e ordinati da esseri umani.

Sostanzialmente si tratto di funzioni di livello piuttosto basso, nulla a che vedere con le più raffinate applicazioni dell’intelligenza artificiale, ma questa posizione, per il momento collaborativa, ma a tendere sostitutiva, delle operazioni svolte da magazzinieri e addetti alla vendite fa intravedere un futuro dove l’automazione la farà sempre più da padrone.

Per ora i numeri sono impressionanti in valore assoluto, ma ancora modesti se rapportati ai punti vendita. Walmart è il grande retailer al mondo, con un fatturato di oltre 500 miliardi di dollari l’anno e più di 2,2 milioni di dipendenti, che gestisce quasi 11.000 punti vendita. Anche limitandosi  ai soli USA (il comparto geografico interessato dalla robotizzazione), è un gigante con oltre 4,700 negozi, che hanno fatturato oltre 330 miliardi di dollari nel 2018.

Ma Walmart ha di fronte a sé una duplice sfida da affrontare: l’eCommerce di Amazon (che negli Stati Uniti sta sperimentando il commercio tout court), e i costi crescenti della forza lavoro, sull’onda di una disoccupazione scesa al 3,8% negli Usa a marzo di quest’anno e della moral suasion di  Trump ad alzare il salario per i dipendenti: a gennaio Walmart aveva innalzato il minimo orario a 11 dollari l’ora, contro i 10 precedenti. Si è trattato del terzo aumento dal 2015, ma la retribuzione è ancora inferiore a quella di Amazon (15 dollari/ora).

Ed ecco allora la risposta di Walmart. Dopo l’accordo l’anno scorso con Google, che ha portato l’assortimento di Walmart sugli assistenti vocali di Mountain View, sfruttando le consegne a domicilio ultra veloci, quasi istantanee (gli store sono meno di 10 chilometri dal 90% degli americani), è giunto il momento puntare sull’automazione intelligente.

Per un servizio sempre migliore ma – ahimé – con sempre meno personale. Ma nella collaborazione tra la macchina e l’operatore umano l’uomo e macchina lavorano fianco a fianco: il primo controlla e monitora, mentre i secondi eseguono il lavoro fisicamente impegnativo. Entrambi contribuiscono con le loro specifiche capacità: un principio chiave di Industrie 4.0, l’iniziativa italiana volta a far crescere l’innovazione aziendale. O almeno così dovrebbe essere. E si spera che sia, con buona pace delle previsioni dell’Osservatorio.