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Dieci Capodanni è una delle serie più viste di Rai Play. Il pubblico premia la qualità

Dieci Capodanni è un successo. La serie, disponibile in esclusiva dal 31 gennaio su RaiPlay, sta spopolando in rete ed è tra le più viste sulla piattaforma streaming Rai. Con oltre 550.000 spettatori e un'età media inferiore rispetto alle altre serie internazionali disponibili. La qualità fa breccia

Presentata in anteprima in Italia alla Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, creata da Rodrigo Sorogoyen, Sara Cano, Paula Fabra e diretta dallo stesso Sorogoyen (As bestas, Il Regno), insieme a Sandra Romero e David Martìn de los Santos, Dieci Capodanni è una di quelle serie in cui i numeri vanno a braccetto con la qualità: la serie non è solo tra le più viste, ma è amatissima ed è anche tra le più apprezzate a livello di critica. Non è un caso che Stefano Sardo, uno dei nostri migliori sceneggiatori (ora al cinema con Muoio di Lei), ci aveva detto pochi giorni fa: “Adesso tutti dicono: facciamo Dieci capodanni. Ma il punto non è copiarlo, quanto prendere spunto per capire cosa possiamo fare noi”. Serie come Dieci capodanni sono possibili quando si affida agli sceneggiatori il racconto.

Dieci capodanni è una grande serie di scrittura

L’idea è forte. Il racconto segue Ana (Iria Del Rio) e Óscar (Francesco Carril) lungo dieci anni della loro vita, lasciandoli e riprendendoli per farceli vedere per un solo giorno all’anno, quello che fa da passaggio tra l’anno che si chiude e quello che inizia. Ana e Óscar si incontrano durante il Capodanno del 2015. Sono molto diversi: lei vive in un appartamento condiviso, cambia spesso amici e sta ancora cercando la propria strada; lui è un medico appassionato e pagato pochissimo. Li seguiremo nel corso degli anni. A volte il destino li vedrà insieme. A volte distanti anche quando sono insieme. A volte davvero lontani.

Ogni Capodanno è diverso

Ogni episodio dei 10 è davvero una storia a sé, in cui non si sa mai cosa aspettarsi. Ogni episodio riprende Ana e Óscar in diverse fasi della loro vita, sia singolarmente che come coppia. E quel Capodanno è raccontato ogni volta in maniera diversa: una volta è la notte intera, prima o dopo la mezzanotte; una volta siamo già al mattino del 1 gennaio. Una volta ancora è il giorno del 31, o solo la sera, a cena, prima della mezzanotte. A volte accade tanto, tantissimo. A volte è solo una conversazione, che ci può apparire superficiale, futile, ma che dentro porta tanti aspetti e ragionamenti sulla propria vita. I dialoghi servono anche a svelare cosa è accaduto ai due tra un anno e l’altro, per tutto il tempo in cui non li abbiamo visti. Un dialogo, lungo e intenso, può occupare un intero episodio, come nel bellissimo finale girato tutto in piano sequenza.

Dieci Capodanni è come il cinema di Richard Linklater

Guardate la serie e pensate alla trilogia “Before”: Prima dell’alba, Prima del tramonto e Before Midnight o pensate a Boyhood. Sono opere che parlano lo stesso linguaggio, che fanno lo stesso discorso. Sorogoyen, come Linklater, racconta l’amore e la vita attraverso gli incontri, le parole, quelle importanti e quelle che sembrano insignificanti, ma non lo sono. Come nel cinema di Linklater, Dieci capodanni racconta l’essere umano e in rapporto al tempo che passa e che ci cambia inesorabilmente.

Riprese in ordine cronologico per immergersi nei ruoli

Ovviamente qui non c’è lo scorrere naturale del tempo, come nella trilogia Before e Boyhood, progetti per cui sono voluti una decina d’anni: il passare del tempo sui volti degli attori qui è chiaramente giocato su un trucco fatto di piccoli e pochi dettagli. Ma la serie è stata comunque girata in sequenza. “Quando ho pensato a questo progetto, volevo mostrare l’evoluzione personale e sentimentale di una coppia, evitando nostalgia o spiegazioni forzate” ha raccontato Sorogoyen. “Il nostro obiettivo era rappresentare la realtà della crescita e del cambiamento. Le riprese in ordine cronologico hanno permesso agli attori di immergersi completamente nei loro ruoli, rendendo autentico il viaggio dei personaggi. Non credo di esagerare quando dico che l’esperienza visiva e sonora che avranno gli spettatori guardando la serie assomiglierà molto alla contemplazione della vita e della crescita di due persone comuni”.

Immergersi nelle storie dei personaggi

Ed è davvero così. Citiamo ancora Linklater perché come nei suoi film migliori anche qui si ha davvero la sensazione di immergersi, di stare in mezzo a quei personaggi, di vivere la loro vita insieme a loro e parte di essa. Ana Oscar sono così vividi da sembrare persone reali. A tanti capiterà di immedesimarsi in lui o in lei: certi momenti di passione, certi sguardi, certi desideri e anche certi dubbi, certi distacchi li abbiamo vissuti in tanti. Sì, gli amori sono tanti, tutti uguali e tutti diversi, ognuno con la sua storia. In questo senso, è interessante quel piccolo stacco che avviene in ogni episodio, quello in cui i due protagonisti osservano e studiano altre coppie, come degli entomologi o come degli sceneggiatori, immaginando le loro vite, mentre la regia ce li propone con dei ritratti frontali, mentre guardano verso di noi.

La forza Dieci capodanni è il grande realismo

La messinscena è curata e affascinante, ma tutto è assolutamente credibile come se fosse la ripresa della vita di tutti i giorni. Non c’è mai niente di forzato o di finto. Una delle chiavi del successo e dell’appeal della serie è l’assoluta naturalezza dei volti e dei corpi, che sono bellissimi proprio perché veri e non costruiti. Ma è tutto ad essere perfettamente credibile: ogni movimento, ogni azione e reazione, ogni comportamento. E colpisce anche il realismo delle scene di sesso, tra le migliori mai realizzate. La chimica tra i due attori protagonisti è una delle chiavi della riuscita di queste sequenze. Ma l’altra è che non c’è alcuna ritrosia – né a livello di attori né a livello di regia – a rendere l’idea del sesso come davvero è nella vita reale. Una cosa che, ad esempio, nel cinema e nella serialità italiana è molto rara.

di Maurizio Ermisino