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Human experience, capitale semantico, consapevolezza: c’è l’uomo al centro della Shaping Revolution di Iab Forum 2019

Si è conclusa ieri la 17esima edizione dello Iab Forum. Una giornata ricca di spunti e di emozioni, guidata da personaggi che hanno davvero lasciato il segno.

Ha aperto i lavori Roberta Cocco, Assessore alla Trasformazione Digitale e ai Servizi Civici Milano: “non possiamo parlare di trasformazione digitale se non cerchiamo di coinvolgere le persone. Condividere una cultura digitale significa includere e coinvolgere. Noi a Milano lo stiamo facendo”. E proprio l’inclusione è alla base della prossima edizione della Digital Week dal titolo ‘Città aumentata’. “Vogliamo arrivare in tutti i quartieri, coinvolgendo un pubblico il più ampio possibile – ha concluso Roberta Cocco – e per riuscirci abbiamo bisogno di partner che abbiano voglia di mettersi in gioco insieme a noi”.

È stata poi la volta di John Wilkins, Presidente dell’agenzia Karmarama e membro del Creative Council di Accenture Interactive che ha affrontato il tema dell’utilizzo dei dati ai fini della iper-personalizzaizone dei messaggi pubblicitari, evidenziando il rischio che sempre più spesso corrono i brand nel valicare il confine tra vicinanza e invasività. Per Wilkins “le aziende oggi comunicano in modo troppo personale; è per questo che la fiducia nei marchi continua a diminuire. C’è un gap tra come il cliente vuole essere trattato e come le aziende lo trattano. Se ci pensiamo il consumatore non è cambiato, vuole sempre le stesse cose: empatia, coinvolgimento, essere riconosciuto e trattato come essere umano. Le aziende passano tutto il tempo a pensare a come vendere i loro prodotti, ma le persone non sono dei bancomat pronti a spendere in ogni momento. Il consumatore – in altre parole – vuole essere coinvolto in un’esperienza di consumo più umana. Per fare questo – continua Wilkins – ogni brand deve avere una ragione di esistere che va al di là del prodotto: le aziende innovative sono quelle che hanno uno scopo ‘alto’ che le guida”.
Uno degli errori più gravi che il marketing di un’azienda deve evitare è quello di tenere saparati il concetto di fiducia e gli insuccessi del brand, sostiene Wilkins. “Oggi si parla tanto di frictionless interaction ma non è vero che il consumatore vuole questo quando interagisce con un brand: un mondo senza attriti porta all’apocalisse del marchio, perché l’attrito è dove risiedono le emozioni e quindi le aziende devono costruire attriti appropriati per passare dalla customer experience alla human experience”.

È poi arrivato uno dei momenti clou della mattinata, l’incontro tra Luciano Floridi, Professore Ordinario di Filosofia ed Etica dell’informazione all’Università di Oxford e Ferruccio De Bortoli, giornalista e Presidente dell’Advisory Board di Iab Italia. Una chiacchierata, la loro, che ha toccato temi importanti, dal viaggio dell’uomo verso il futuro, al capitale semantico, all’etica digitale.
“Stiamo da sonnamboli entrando nel futuro”, ha esordito il professor Floridi. “La cultura greca diceva che per entrare nel futuro bisogna camminare all’indietro… il fatto è che noi lo stiamo facendo a una velocità esagerata e forse dovremmo ogni tanto dare una “sbirciatina” verso dove stiamo andando per essere più sicuri”.
Stimolato dalle domande di Ferruccio De Bortoli Floridi ha spiegato il concetto di capitale semantico: “Il capitale semantico è ciò che serve a dare significato a tanti singoli punti e un senso compiuto a tutta la nostra storia. L’intelligenza artificiale non ha senso né significato e per questo non potrà mai essere come noi. L’intelligenza artificiale, a dispetto del suo nome non è intelligente ma è autonoma e avrà quindi bisogno di essere ‘curata’ dall’uomo che si avvia a diventare un moderno “pastore digitale”.
In questa era della pastorizia digitale occorreranno meno specialisti e più interpreti del cambiamento e le discipline umanistiche avranno un ruolo sempre più importante. “Nell’universalità del sapere passare dalla filosofia all’informatica dovrebbe essere un continuum”, conclude Floridi, auspicando un futuro in cui le discipline si insegneranno – e si impareranno – senza barriere.

Impossibile non citare, infine la presenza sul palco di un uomo come Federico Faggin, fisico, scienziato, inventore del primo microprocessore al mondo ma anche del primo schermo touch screen. Nel 2011 crea con sua moglie Elvia, la Federico and Elvia Faggin Foundation, la prima fondazione per lo studio sulla coscienza.
“La consapevolezza – ha spiegato lo scienziato – non può essere prodotta dalla materia, non fa parte dei campi quantistici di cui tutto è fatto: è questa la caratteristica fondamentale che ci tiene umani”.