Interviste

H7-25: vogliamo essere il top of mind per 3D e VFX

Non si tratta di ambizione, ma di consapevolezza. Perché 3D e VFX funzionano se fanno la differenza. Una questione di esperienza, capacità, talento e pure passione. In un mercato dove tutti fanno tutto vince chi sa uscire dallo standard grazie alla qualità

Ne sono convinti Giulio Leoni, Executive Producer, Andrea Gasparo, VFX Supervisor e Director, e Federico Ghirardini, VFX Supervisor e Director, H7-25. Ricordando che Gasparo e Ghirardini assieme formano il collettivo registico KCTOO.

Finalmente vi siete decisi a comunicare! Anche perché di cultura di produzioni 3D ed effetti speciali ce n’è bisogno, specie in un mercato dove sembra che tutti siano in grado di fare tutto. Ma andiamo con ordine. Partiamo dal vostro nome H7–25, sappiamo si riferisce al nome dell’alieno de ”Uno sceriffo extraterrestre…” film con Bud Spencer del  1979, ma perché lo avete scelto, ha qualche connessione con quello che siete?

“Quando cercavamo un nome per lo Studio, abbiamo buttato lì tante idee, ma quando Andrea ha proposto H7-25, a tutti e 3 sono brillati gli occhi. C’è naturalmente un richiamo al cinema che ci ha affascinato da bambini, ma anche alla capacità italiana di fare cose memorabili con quello che si ha a disposizione. Ci piaceva l’idea di incuriosire chi non conosce il piccolo alieno ed esaltare invece chi ne ha memoria.
Simboleggia però anche l’essere piccoli, ma potenti. E con risorse all’avanguardia.
In questo H7-25 ci rappresenta al meglio”.

Nascevate sei anni fa, ma forti dell’esperienza di una vita. A titolo emblematico cito alcuni dei lavori che portano la vostra firma, Il topino Parmareggio, il cane di Segugio, il cerbiatto di Valmora. E qui vale la pena di sottolineare quanto i lavori ben fatti suppliscono a budget non sempre faraonici, infatti i risultati sono stati straordinari pur senza forte pressione media. Il che mi porta dritto alla seconda domanda, cosa significa saper fare bene, ossia fare la differenza, con il vostro lavoro, in termini di 3D ma anche di effetti speciali?

“Innanzitutto fammi dire che in tutti questi casi, come anche in Crai, c’era alle spalle una grande direzione creativa da parte delle agenzie.
Saper far bene significa capire a fondo le esigenze del cliente, esaminarle alla luce della fattibilità in base alla propria esperienza e consigliare una soluzione efficace e solida. Non possono mancare però divertimento e ambizione”.

 

Che praticamente ci porta dritto alla sintesi racchiusa nel vostro posizionamento, cosa rappresenta e che spazio e ruolo occupa H7-25 nel mercato?

“H7-25 Studio è una realtà consolidata di comprovata esperienza e qualità, in un contesto forse non convenzionale per dimensione, headquarter e pipeline, ma proprio per questo molto appetibile per clienti alla ricerca di ricevere grande production value a fronte del loro investimento”.

Non solo advertising, collaborando con agenzie, cdp, e alcuni clienti diretti, come è Ferrero, ma anche contenuti diversi. Ad esempio il vostro The tortoise and the hare’ sul cambiamento climatico, che è ancora in tour ai vari Festival internazionali. Perché questa esigenza e che sinergie crea non solo nei confronti dei clienti, ma anche al vostro interno?

“Innanzitutto, progetti interni come questo sono grandi momenti di coesione e di crescita del team. Promuovono la creatività tra un lavoro su committenza e un altro. Permettono soprattutto di sperimentare aggiornamenti e innovazioni tecniche, funzionando come veri e propri stress per la pipeline produttiva”.

Vi caratterizzate per il vostro 3D fotorealistico, ci spiegate cosa si intende e perché per voi è plus?

“Anche se il nostro è un realismo ‘ideale’, come spesso si richiede in pubblicità, nasce da quelli che sono alcuni dei campi di business da cui siamo partiti, food, automotive e animali 3D. In questi campi devi cercare di rendere la CGI ‘Invisibile’. Questo poi consente di poterti confrontare con il mondo dei VFX dove si ricerca sempre ‘l’illusione’. E una volta che sei capace di gestire la complessità, puoi farla diventare dettaglio e craft nei personaggi e nelle creature che crei”.

 

Quali sono oggi i vostri obiettivi in termini qualitativi e quantitativi?

“Puntiamo a essere riconosciuti come creatori di prodotti sempre più di alta qualità ma al contempo competitivi sul mercato, restituendo ai clienti grande plusvalore in quello che viene per loro realizzato”.

I vostri rapporti in genere sono di lunga durata, vedi Parmareggio con cui collaborate dal 2007, è questa la via per il successo, la relazione? Perché siete meno propensi a credere nel mordi e fuggi?
“Si parte sempre da un one shot… ma ci piace pensare che poi clienti ed agenzie si trovino bene a lavorare con noi e sappiano di aver trovato un partner affidabile e disponibile.
Casi come quelli sopra citati dimostrano che questo tipo di sinergia permette ai brand di conquistare un’identità precisa e visibile in un mondo sempre più sfuggevole. Le lunghe collaborazioni, inoltre, consentono di modellare il prodotto con precisione sulla pelle del cliente, capendo al volo esigenze e prevedendo eventuali problematiche, con grande risparmio di tempo, soldi ed energie”.

Quanto c’è bisogno di fare cultura, insomma, quanto è importante capire ed entrare nei dettagli di quello che è un 3D di qualità e di quello che no?

“Fare cultura è fondamentale. Capire davvero cosa sia un 3D di qualità, e cosa no, accende una scintilla in tutte le figure coinvolte nel progetto. Una smania, una curiosità viva. Ed è grazie a questa alchimia che ogni progetto diventa occasione per stupirsi e per stupire.”