“Nemmeno un incendio può bruciare le erbacce. Rinasceranno con la brezza di primavera”. Sono le parole di una canzone heavy metal cinese, che aprono Generazione romantica (Caught By The Tides), il nuovo film di Jia Zhangke, presentato all’ultimo Festival di Cannes e in uscita al cinema in Italia dal 17 aprile distribuito da Tucker Film. Generazione romantica è una storia d’amore che dura vent’anni, ed è girata davvero nel corso di vent’anni, dal 2001 al 2022, con gli attori che invecchiano naturalmente nella vita come in scena. È un film senza parole, o meglio, senza che ci siano parole tra i due protagonisti, mentre tutto il resto del mondo – i personaggi come i notiziari e gli spot in tv – hanno la loro voce. Mentre un’altra voce è quella delle canzoni, canzoni di ogni tipo e genere, che entrano in scena come una sorta di Coro greco e sottolineano gli stati d’animo dei protagonisti. Generazione romantica, musical senza esserlo, è un film di non facile fruizione, ma è molto interessante per il processo creativo con cui è nato e per come ci racconta uno spaccato della Cina che era e di quella che è oggi .
Siamo a Datong, Cina del nord, nel 2001
È in una sorta di teatro, un ex palazzo operaio del popolo riconvertito in teatro, che si incontrano i due protagonisti, interpretati da Zhao Tao e Li Zhubin. Si ameranno, si feriranno, si perderanno di vista. Lei seguirà lui in un’altra zona della Cina, dove lui si è trasferito per affari. Ma senza mai incontrarlo, se non alla fine, per dirgli che la storia è finita. Li ritroveremo nel 2022, in pieno periodo Covid, invecchiati, sfiancati e con le mascherine sul volto. Ci sarà ancora spazio, e tempo, per il loro amore?
Un montaggio durato 3 anni
Riprende del materiale che Jia Zhangke aveva girato molti anni fa. Il regista lo combina con un girato recente e, come si dice spesso, scrive letteralmente il film al montaggio, dando vita a una storia e sfruttando l’invecchiamento naturale degli attori protagonisti. “Il lavoro di montaggio è durato tre anni” ci ha spiegato il regista oggi a Roma, dove è stato presentato il film. “Ho pensato che potevo utilizzare spezzoni di vecchi film inediti che non avevo ancora utilizzato. Ho lavorato su un girato vastissimo e questo ha reso il montaggio molto complesso. È stato difficile combinare i vari formati. I materiali erano registrati in 16 mm, in 35 mm e in digitale. Abbiamo dovuto convertire i materiali e poi iniziare il montaggio”.
Viaggio dentro i sentimenti
Ma è anche un viaggio nella Cina di ieri e di oggi. Come in Still Life, che vinse il Leone d’Oro a Venezia, Jia Zhangke viaggia tra le zone periferiche della Cina e nelle sue archeologie industriali. Ci porta nei luoghi abbandonati, fatiscenti, dismessi. Come sembrano essere le persone che ci vivono. La Cina tra il 2001 e il 2006 stava cambiando, si stava preparando per le Olimpiadi di Pechino. Stava arrivando la ricchezza, ma nelle persone comuni ancora non si vedeva. C’era però vitalità, passione voglia di fare. C’è nostalgia per quei tempi? “Il film comincia nel 2001: si parla di tanti cambiamenti” spiega il regista. “La diga delle Tre Gole, le persone che cambiavano città per trovare fortuna. Questo vagabondare le persone lo associano alla nostalgia. Non volevo concentrarmi su questo ma pensare all’uomo. Nella società nel 2001 le persone erano piene di vitalità, di voglia di fare, di voglia di cambiamento. Dal 2020, dal Covid, le persone hanno perso questa passione. La nostalgia è il primo sentimento a cui pensiamo riguardando il passato e le cose perse. Ma il film non parla solo di questo”.
Con un salto temporale si arriva al 2022
Siamo in piena pandemia, con le mascherine, con i volti che non si possono vedere, se non negli occhi. L’economia si è fermata. Il lavoro è fare video per Tik Tok, ci si parla attraverso le videochiamate. O si parla con i robot con l’Intelligenza Artificiale che cerca di capire come ci sentiamo dalle nostre espressioni. E che cita Madre Teresa di Calcutta. “La pandemia mi ha permesso di lavorare su questo film per tre anni” spiega il regista. “Non potevamo viaggiare e girare film in location. Ma mi ha fatto pensare che fosse la fine di un’epoca e di una cultura. Avvicino questo momento alla Seconda Guerra Mondiale, che è stata la fine di un sistema e l’inizio di una nuova era. Durante il Covid eravamo tutti fermi, tranne la tecnologia che continuava a progredire. Volevo raccontare la vitalità che vivevamo nel 2001 e il confinamento che vivevamo al giorno d’oggi. Poi abbiamo ripreso a viaggiare, ma questi muri ci sono ancora. Allora mi chiedo: come continueremo nel futuro?”
Una Cina che non c’è più
Perché Generazione romantica ci racconta una Cina che oggi non c’è più, oggi che abbiamo in mente solo la Cina odierna, e quella di un tempo non la ricordiamo nemmeno più. O forse non l’abbiamo mai neanche conosciuta. C’era povertà, desolazione, ma c’era un’anima. Era un paese in continua demolizione e costruzione. Una costruzione che continua ancora oggi, quando c’è più benessere, che però tocca i nostri protagonisti, fuori dai grandi centri, fino a un certo punto. “Ai giorni d’oggi siamo di fronte a diversi immaginari” riflette il regista cinese. “Di fronte a tutte queste scelte come bisogna rispondere? Come essere costante e mantenere i propri valori? Ci sono ancora persone in Cina che hanno quella vitalità che c’era nel 2001 e non si è ancora spenta del tutto”.
Le donne e l’emancipazione
Sono costrette a tirare le pietre ai ragazzi che le molestano girando intorno a loro in moto. Sono costrette a girare con un taser per non essere derubate da uomini senza scrupoli. Ma anche prese per il collo dal proprio compagno se scelgono di non andare con lui. Il tempo cambierà le cose. Nel 2022 la nostra protagonista, pur matura, è ancora affascinante e nel pieno delle forze. Lui è malconcio, stanco, zoppica e si aiuta con un bastone. “Nella società l’uomo ha un ruolo diverso rispetto alla donna: dipende dal posto che riveste nella società, dal successo economico e quindi dal potere” spiega Zhangke. “La donna nella società rimane in penombra. E questo fa sì che la donna riesca a rimanere fedele ai suoi valori. Nonostante le onde (quelle che danno il titolo originale al film, ndr) che ci sono in ogni epoca, la donna rimane ferma, non viene sopraffatta. Non posso dire che in Cina le donne oggi abbiano raggiunto l’emancipazione. Ci stiamo provando. Ci sono molte registe donne che stanno girando dei film sulla loro ricerca della libertà. Il film di Paola Cortellesi ha avuto un enorme successo in Cina in questi giorni”.
L’uomo malandato che non riesce a legarsi le scarpe
E allora lo farà lei, alla fine del film, con un gesto molto tenero. Che sembra preso da Storia di un matrimonio di Noah Baumbach, lo struggente film con Scarlett Johansson e Adam Driver. “La scena dell’allacciare le scarpe era presente in un altro mio film, I figli del fiume giallo, ed è a sua volta tratta da un film di Hong Kong degli anni Ottanta” precisa il regista. Che risponde anche a chi, in quel rapporto tra la terra e le industrie, ci vede molto di Deserto rosso di Antonioni. “Antonioni, Rossellini e De Sica non sono presenti solo in questo film ma hanno influenzato tutta la mia produzione” ci svela il regista. “Tutto quello che ho imparato l’ho imparato da loro”.
Come abbiamo detto in apertura, Jia Zanghke mette le parole nel suo film, ma non le riserva al dialogo tra i due protagonisti. Che di parlano con gli sms dei telefoni. O con le scritte su schermo nero dei film muti. Attorno a loro, le canzoni e gli scenari sono entrambi dei paesaggi-stato d’animo dei loro sentimenti, e quelli delle altre persone che compaiono nel film.
di Maurizio Ermisino