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Gangs Of Milano, la serie torna su Sky. Hartmann: “La Lombardia non finanzia. Abbiamo dovuto girare a Torino”

Blocco 181

Ritorna il Blocco, con le sue storie criminali. Ed è qualcosa che non ti aspetti. E per tanti motivi. La serie che avevamo conosciuto due anni fa come Blocco 181 torna su Sky e NOW con un nuovo titolo, Gangs Of Milano – Le nuove storie del Blocco (prodotta da Sky Studios, TapelessFilm e Red Joint), dal 21 marzo. Ed è un caso più unico che raro di rebranding di una serie tv, mondo che vive di fidelizzazione e continuità, a partire solitamente dai titoli. Blocco 181, però, era un nome poco noto e poco evocativo, soprattutto all’estero. Gangs Of Milano, invece, posiziona la serie nettamente nell’universo dei romanzi criminali italiani, che finora, a livello seriale, sono vissuti soprattutto a Napoli e a Roma, oltre alla storica Sicilia. E con il nome ‘gangs’ la posiziona in modo definito anche a livello di genere – inequivocabilmente il crime – e sul mercato internazionale, dove si spera la serie possa approdare (le carte in regola le ha tutte), accanto ad altri prodotti di successo, come Gangs Of London, distribuita in Italia proprio da Sky. Gangs Of Milano è diverso dagli altri romanzi criminali italiani: ha una sua personalità, meno definita e più sfuggente, in continua ridefinizione. È più astratto, e allo stesso tempo più estetico. Ed è qui il suo fascino.

Una seconda stagione inaspettata

Ma Gangs Of Milano – Le nuove storie del Blocco, è la serie che non ti aspetti anche per come è costruita e per quello che racconta. Ci sono i tre personaggi che abbiamo amato nella prima stagione, ma li ritroviamo da qualche altra parte della loro vita. Gangs Of Milano non prende il via da dove finiva Blocco 181, ma dopo che il tempo è passato e ha cambiato le cose. E Bea, Mahdi e Ludo sono cambiati. “L’idea era proseguire con gli eventi della serie precedente” ci svela il regista Ciro Visco. “Ma Nils Hartmann (Executive Vice President Sky Studios per l’Italia, ndr) ci ha dato una suggestione: se dovessimo trovare questi personaggi uno o due anni dopo, come sarebbero? Qualcosa di completamente diverso”. Così si è iniziato a raccontare una storia in divenire. “Si è trattato di prendere i personaggi che già avevamo, e metterli un ambiente in cui sono costretti. Mahdi è a capo del Blocco, Bea in una comunità di sole donne, ma con intenti criminali, e Ludo alle prese con problemi personali. Siamo partiti dall’idea che i personaggi fossero delle isole. Serviva un elemento di rottura. Ed ecco l’inserimento di nuove leve”. Sono dei personaggi di origine nordafricana, a loro modo sorprendenti, su cui torneremo fra poco.

Il clima che si respira

È cambiato anche il tono della serie: più cupo, claustrofobico, grigio. Nella prima stagione il crimine sembrava un gioco, un Jules et Jim della criminalità, ora è tutto più serio. “La serie è stata scritta un anno e mezzo fa” ci spiega Paolo Vari, tra i registi della prima stagione e qui presente in fase di scrittura.  “Non è legata agli ultimi eventi di cronaca, ma prende spunto dal clima che si respirava in questa città. Gangs Of Milano si è indurita rispetto a Blocco 181 perché la realtà intorno al blocco si è indurita”.  “Ho vissuto a Milano per 15 anni, ho visto tutto, dai centri sociali ai locali più in” spiega Salmo, noto rapper che è supervisore musicale e attore. “In 15 anni è cambiata molto. Credo che Gangs Of Milano sia una fotografia molto reale della Milano di oggi”.

La Milano da bere è anche violenza

Come si cambia, allora. Bea non è più la ragazza sexy e sfrontata della prima stagione. Si è calata in un nuovo ruolo, leader donna in un mondo di uomini, e ne sente il peso. “Bea vive in un mondo maschile” riflette Laura Osma, l’attrice colombiana che la interpreta. “Capisce come giocare in questo mondo. È anche una donna, e le donne siano molto profonde. Muoversi tra profondità e responsabilità in un mondo così pesante, avere una famiglia che pensa che non possa fare quello che fa è quello che fanno spesso molte donne”. Il peso della leadership cade anche su Mahdi. “È in una situazione che non ha voluto” spiega Andrea Dodero. “Non ha lo spirito della leadership, non vuole la gestione del blocco, ma solo scappare, alla ricerca della felicità, di un proprio percorso. Qui siamo schiavi, vittime di quello che ci accade”. È schiavo del suo dolore anche Ludo, che si muove in una Milano “bene” che odia. “Gli sceneggiatori sono stati bravi a raccontare la Milano da bere così com’è, anche con la violenza” racconta Alessandro Piavani. “Avevamo lasciato Ludo in un modo e lo ritroviamo in una maniera completamente diversa. Per un attore è ottimo trovare dei colori che ancora non c’erano. Ludo fa pare della Milano da bere, ma qui la usa per una vendetta personale”.

Chiaroscuri degni di Caravaggio

Gangs Of Milano mescola sacro e profano. La chiesa in cui confessarsi, e lo spaccio di droga in cui gettarsi subito dopo. Simboli religiosi e ombre di morte, in un continuo gioco di chiaroscuri degno di un quadro di Caravaggio. E una dolente e tragica immagine di una Pietà che compare all’improvviso, in un momento chiave del film. Le immagini di lotta tra le fazioni sono riprese dall’alto, come in Gangs Of New York di Scorsese. Si respira quel senso di disagio e pericolo che si sente oggi in città. Ma la Milano che è in scena è un luogo di fantasia, reale eppure distopico, una versione eccessiva e iperrealista della città. Gangs Of Milano è romanzo criminale e di formazione, muscolare e passionale, a tinte forti come una graphic novel, o come il graffito che colora un muro su fondo grigio. È un West Side Story sotto cocaina.

Andare via dal proprio Paese 

Nel gioco delle fazioni entra nuova realtà, la Kasba, collettivo giovane e caotico come la musica che produce, fra trap, drill e techno. Qui troviamo Zak, interpretato dall’esordiente Fahd Triki. Noè Nouh Batita, al suo esordio anche lui, interpreta invece Nael, legato a Zak come a un fratello. “Arrivo dalla periferia di Milano” ci racconta. “Sono cresciuto in un contesto particolare. Da noi c’è gente stufa di mangiare pasta in bianco ed è costretta a rubare il sugo, cinquantenni che entrano ed escono di galera. Da piccoli la mamma ci metteva i sacchetti alle caviglie perché per terra era pieno di siringhe”. “Vengo dalla provincia di Modena, sono di origini tunisine” aggiunge Fahd. “La cosa che può fare andare in tilt è andare via dal proprio Paese per determinate difficoltà e ritrovarle qua. Le difficoltà sono ovunque, non importata da dove vieni. L’importante è come le vivi”. Questa è la realtà che esce dalla finzione e arriva dritta da noi. E ci colpisce duro.

Salmo: “La recitazione è la kryptonite per un rapper”

Gangs Of Milano è anche, da sempre, la serie di Salmo, supervisore e produttore musicale, produttore creativo e attore. E che attore. “La recitazione è la distruzione dell’ego. E per un rapper l’ego è tutto. La recitazione è la kryptonite per un rapper” spiega. “La storia è andata di pari passo con la mia vita: come il mio personaggio, Snake, anche io mi sono isolato dal mondo”. Salmo ha fatto un grande lavoro sulla musica. “Abbiamo fatto un mix tra elettronica e generi affini al rap”. “Il personaggio diventa qualcos’altro e volevamo vestirlo in maniera elegante a livello musicale, con un po’ di blues. Ho suonato molto, ad esempio la batteria. I pezzi li abbiamo suonati e poi invecchiati, come se fossero hit degli anni Settanta. Salmo, nei panni Snake, è il protagonista del sesto episodio della serie, Bèn Dàn, una storia verticale dedicata interamente al suo personaggio, insieme ad Alessandro Borghi. Un’altra novità per una serie tv.

Una nuova stagione figlia delle cose che accadono

Gangs Of Milano sembra una serie fatta apposta per essere esportata all’estero. “È una storia sugli archetipi, e in quanto tali questi sono universali” spiega Ciro Visco. “Ogni grande storia ha la volontà di poter andare ovunque, e di parlare a chiunque”. Nel suo continuo divenire, Gangs Of Milano sembra anche fatta apposta per continuare. “Immergendoci nel tessuto sociale siamo riusciti ad anticipare alcune cose della società” spiega Nils Hartmann. “Speriamo di anticiparne altre nella terza stagione. Mi piace pensare che la serie non sia una continuazione cronologica ma ci sia un altro salto, di ritrovare i personaggi in una situazione che non ci aspettiamo”, Vorremmo che la nuova stagione sia figlia di cose che vediamo in giro” spiega Paolo Vari. “Ci piacerebbe aprire gli occhi e raccontare quello che risulterà più evidente tra un po’ di tempo”.

Nils Hartmann: mancano i finanziamenti

Tra i chiaroscuri di Gangs Of Milano c’è anche un’ombra, “Una parte di Milano l’abbiamo dovuta girare a Torino” è l’appello di Hartmann. “La Lombardia Film Commission è molto sottile: non ci sono finanziamenti, ma finanziare e supportare il cinema è fondamentale. È fondamentale che questa città ci dia la possibilità di girare a Milano e non a Torino o in Puglia. Che vanno benissimo. Ma deve esserci il grande cinema a Milano”.

di Maurizio Ermisino