Interviste

Francesco Emiliani: diamo valore al 10% del nostro lavoro che ancora esiste

E la colpa non è certo tutta dell’AI, ma di un cambiamento progressivo, che però rischia di buttare via bambino e acqua sporca. Insomma, nessuno ha la bacchetta magica per sapere cosa diventerà questa industry, ma una cosa è certa, bisogna lottare per preservarne il sapere

Non a caso, Francesco Emiliani, STUDIO FRANCESCO EMILIANI, cita un recente post LinkedIn del suo mito John Hegarty in cui nocciolo è il rapporto tra vecchia e nuova generazione di creativi: ‘For years, the creative industries have worshipped youth. Fresh faces. New blood. But has the tide turned? With AI reshaping how we work, experience now has the edge. A seasoned creative brings decades of thinking formed long before the algorithm arrived. If copyright becomes a battleground, that experience becomes even more valuable. Because a creative with 50 years behind them has something AI cannot replicate. Original, unaided thought. That kind of hinterland is hard to build today. And harder still for young creatives to match. Maybe now, agencies will look beyond energy and start seeking depth.The tables have turned’.

Un tema culturale

Interroghiamoci sul ruolo dell’educazione. I creativi di ieri hanno avuto la fortuna di essere stati educati, anche a usare il cervello, a ragionare. Prima della creatività c’era la strategia. Oggi dalle scuole sforniamo giovani, ma il mercato è pronto ad accoglierli? E loro, in un’era così, riusciranno a personalizzare, che è prerogativa di chi ha alle spalle un background di conoscenza? Cosa succede a coloro che si formeranno con L’AI? “Forse la provocazione è che noi vicini o oltre i 60 dovremmo diventare gli stagisti, nel senso di essere di aiuto”.

Occorre fare sistema

Urge da parte di tutte le Associazioni un momento di profonda riflessione su come stia andando il mercato, su cosa voglia dire oggi valutare, monitorare, campagne e investimenti. “L’altro giorno facevo un esercizio con dei miei studenti: apriamo un giornale e vediamo quali sono le campagne interessanti, ma purtroppo sfogliavamo e le campagne non c’erano… Il problema è che si continuano a dire sempre le stesse cose ma senza mai fare nulla per provare a cambiare saremo assolutamente e dannatamente fottuti. Eppure nel nostro mondo siamo molto bravi, ci sono agenzie eccellenti. Ma allora di chi è la colpa se non si riesce a fare? Delle agenzie, dei reparti creativi, dei clienti? Io credo che sia colpa di un sistema che non è cambiato di una virgola”.

La creatività

Ovvio che conta sempre, ma oggi deve fare i conti con una realtà in cui a detenerla sono anche altri, a partire dai creator. Come si convincono le aziende a pagare un reparto quando singole persone fanno creatività? La differenza sta nel pensiero profondo, nella competenza, nella cultura. Le agenzie devono essere autorevoli, a volte anche autoritarie, nel senso di quasi aggressive da questo punto di vista.