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Festa o festival? Roma 2025 tra grandi anteprime, star internazionali e cinema italiano

La Festa del Cinema di Roma torna dal 15 al 26 ottobre 2025 con oltre 150 titoli tra film e serie, star internazionali come Jennifer Lawrence e il cast del Dracula di Luc Besson, e i nuovi lavori di Virzì, Archibugi e Chloé Zhao
Matilda De Angelis, Zoe Sidel, Caleb Landry Jones in Dracula di Luc Besson - © hhoto Shanna Besson © 2025

“La Festa è una festa”. Lo dice, a metà della conferenza stampa di lancio che si è tenuta oggi all’Auditorium Parco della Musica, Paola Malanga, la Direttrice Artistica della Festa del Cinema di Roma. Lo dice con nonchalance, quasi in modo dimesso e con un po’ di dispiacere. E ci viene subito in mente una domanda: è una festa o un festival? Una domanda che va avanti da anni, e ci torneremo a breve. Prima le notizie: si va in scena dal 15 al 26 ottobre. Apre il nuovo film di Riccardo Milani, La vita va così, con Virginia Raffaele, Diego Abatantuono e Geppi Cucciari, chiude Carlo Verdone con la stagione finale della serie Vita da Carlo. Tra le star presenti, ci saranno Jennifer Lawrence, con il suo ultimo film, Die My Love, e il cast dell’attesissimo Dracula di Luc Besson, Caleb Landry Jones, Christoph Waltz, Zoë Bleu e Matilda De Angelis. Tra i film più attesi c’è Io sono Rosa Ricci, il prequel di Mare fuori e tra le serie ci sono Sandokan (Rai 1) e Mrs. Playmen (Netflix), la storia di una donna alla guida della rivista famosa negli anni Settanta. E poi, in arrivo da Cannes, Nouvelle Vague, il film di Richard Linklater, uno dei più grandi registi americani della sua generazione, dedicato a Godard e Truffaut: da non perdere. Ci saranno i premi speciali a Jafar Panahi premiato da Giuseppe Tornatore, e Lord David Puttnam, uno grande produttore, e gli omaggi a Pier Paolo Pasolini, Claudio Caligari, Franco Pinna e Carlo Rambaldi. I main sponsor sono Acea, BNL e Poste Italiane.

Ma cos’è oggi la Festa del Cinema di Roma?

La domanda è giusto porsela. Nata nel 2006 per volere di Walter Veltroni, come festa dedicata al pubblico (anche se con un concorso), diventata poi un festival che alla competizione ha provato a dare più importanza per spostarsi di nuovo verso una kermesse vetrina non competitiva, sullo stile di Toronto, in questi anni, sotto la direzione Malanga, è tornato ad essere sempre più “festival”. La prova è la presentazione di oggi: una grande attenzione per i film in concorso, descritti uno ad uno con dovizia di particolari, e i film più popolari elencati alla fine, un po’ di fretta, quasi svogliatamente. Tanto che, tra i giornalisti, c’è chi si è chiesto se, giunta alla ventesima edizione, la Festa di Roma avrà una linea editoriale più definita.  “Che questa festa abbia avuto molte anime e che sia ancora molto viva è un ottimo segno” ha risposto Paola Malanga. “È normale che ogni direttore abbia una propria visione, una propria linea editoriale attraverso la selezione dei film. Alla ventesima edizione mi trovo io a rispondere, per il futuro si vedrà. Quest’anno le novità sono una maggiore attenzione all’industria al documentario”. Sono due, infatti, i premi dedicati a questi ambiti. “La grandezza della Festa di Roma è quella di mettersi continuamente in discussione” interviene Salvo Nastasi, Presidente della Fondazione Cinema per Roma. “Il fatto che cambiamo spesso linea, ci allarghiamo, cambiamo i nostri orizzonti, fa parte di noi. Il fatto che la Festa di Roma sia diversa dagli altri non è un difetto, è carattere. Non faremo proclami sulla situazione del mondo. Per noi parlano i film. il pubblico è maturo, è pronto a vedere tutto”. La nostra opinione è che la vera forza di Roma sia il rapporto con il pubblico, la natura di festa e la formula migliore sarebbe la vetrina, la rassegna non competitiva, sul modello di Toronto. Ma, per ora, va bene così.

I nuovi film di Paolo Virzì, Francesca Archibugi, Chloé Zhao

Alla Festa dello scorso anno sono state superate le 110mila presenze. “E, come Fondazione Cinema per Roma, vogliamo segnalare le 130mila presenze nelle arene estive, un risultato unico nel mondo dal punto di vista dei numeri” ha precisato Nastasi, con riferimento all’iniziativa – completamente gratuita – di questa estate. La Festa del Cinema si ripresenta ai nastri di partenza con oltre 150 titoli. E anche se la direzione ha lasciato in secondo piano i titoli della sezione Grand Public (13 titoli stranieri e altrettanti italiani) vogliamo partire da qui, dai nomi con più appeal.  Allora ecco Couture, di Alice Winocour, con Angelina Jolie, ambientato durante la settimana della moda di Parigi, e Hamnet, il nuovo film di Chloé Zhao, premio Oscar per Nomadland, dedicato a William Shakespeare alla vera storia di Amleto. Ci saranno Homo Argentum di Mariano Cohn e Gastón Duprat, caso dell’anno in Argentina, e Hedda, di Nia DaCosta, con Tessa Thompson, nuova versione di Hedda Gabler di Ibsen. C’è anche l’interessante Moss & Freud di James Lucas, dedicato al famoso ritratto che Lucien Freud, nipote di Sigmund Freud, fece a Kate Moss. Tra gli italiani vedremo Il Falsario, di Stefano Lodovichi, la storia di Toni Chichiarelli, famoso falsario romano, Per te, il nuovo film di Alessandro Aronadio, con Edoardo Leo e Teresa Saponangelo, Fuori la verità, di Davide Minnella, storia di una famiglia che si trova in un immaginario format televisivo, con un cast di attori molto amati: Claudio Amendola, Claudia Gerini e Claudia Pandolfi. È molto atteso il nuovo film di Paolo Virzì, Cinque secondi, con Valerio Mastandrea, come il nuovo film di Francesca Archibugi, Illusione, con Michele Riondino e Jasmine Trinca, sull’omicidio di una sedicenne. Alla festa della rivoluzione è il nuovo film di Arnaldo Catinari su D’Annunzio, Anna di Monica Guerritore vede l’attrice dirigere e interpretare Anna Magnani. Elena del Ghetto, con una straordinaria Micaela Ramazzotti, è la storia di una donna considerata matta a cui nessuno crede quando viene a sapere del rastrellamento del Ghetto del 16 ottobre del 43.

Le serie tv e la musica

Oltre a Sandokan e Mrs. Playmen a Roma vedremo Prima di noi, una saga familiare di Daniele Luchetti e Valia Santella, e La preside, di Luca Miniero con Luisa Ranieri nella parte di una donna che accetta di diventare preside di una scuola a Caivano, vicino Napoli. C’è un nuovo personaggio che viene dai libri di Carofiglio: è Guerrieri: La regola dell’equilibrio, con protagonista Alessandro Gassmann. Tra le serie straniere ci sono Anatomia de un istante, che racconta il momento in cui la Spagna nel 1981 ha rischiato di tornare nel buio della dittatura, e The Deal, una serie che racconta i negoziati sul nucleare del 2015 a Ginevra tra Stati Uniti ed Iran. C’è tanta musica, con i film dedicati a Jeff Buckley e Rino Gaetano, Allevi, Lucio Corsi, Brunori Sas, Mauro Pagani, Willy Peyote.

Il concorso: gli italiani

In concorso ci sono 18 titoli, di cui 4 italiani. Sono 40 secondi di Vincenzo Alfieri, che ricostruisce le drammatiche 24 ore che precedono l’omicidio di Willy Monteiro Duarte, un film che promette di essere sorprendente, Gli occhi degli altri Andrea De Sica, sul delitto Casati Stampa, negli anni Settanta con Filippo Timi e Jasmine Trinca, il documentario Roberto Rossellini: Più di una vita, di Ilaria De Laurentiis Andrea Paolo Massara, Raffaele Brunetti, e Sciatunostro di Alessandro Picarella, storia di una amicizia tra due ragazzini a Linosa, nel cuore del mediterraneo.

Il concorso: gli altri film

Tra gli altri film in concorso spicca L’Accident de piano di Quentin Dupieux con Adèle Exarchopoulos, che interpreta una star del web. Wild Nights, Tamed Beasts, di Wang Tong, è un neo noir cinese, che parla di solitudine degli anziani e smarrimento di giovani, mentre Esta Isla, di Lorraine Jones Molina e Cristian Carretero, è un altro noir in arrivo da Porto Rico. Good Boy di Jan Komasa è una fiaba nera e thriller psicologico, con Stephen Graham, la storia di un ragazzo che, dopo una notte di eccessi, si trova sequestrato in una villa di periferia da una famiglia rispettabile, Kota, di György Pálfi, è la storia di una gallina che vuole disperatamente vivere e salvare la propria famiglia. Left-handed Girl di Shih-Ching Tsou, è un esordio divertente del nuovo cinema taiwanese, mentre Mad Bills To Pay di Joel Alfonso Vargas è un film americano su un giovane dominicano che vende cocktail in spiaggia e sogna di fare un vero business, fino a che la fidanzata non gli rivela di essere incinta. Miss Carbòn di Agustina Macrì è ambientato in Patagonia, dove le donne non erano ammesse alle miniere perché accusate di portare sfortuna: è la storia di una donna nata uomo e riuscita a superare ogni barriera, interpretata da Lux Pascal, la sorella di Pedro Pascal. Nino di Pauline Loquès ci porta a Parigi, dove un uomo scopre di avere un cancro e che il lunedì successivo inizierà le terapie: il film è la storia degli ultimi tre giorni prima di iniziare.  Our Hero, Balthazar di Oscar Boyson è la storia un ragazzo per conquistare una ragazza riesce a intercettare un troll che pensa di organizzare una strage di massa. Re-Creation vede alla regia un regista pluricandidato agli Oscar come Jim Sheridan, insieme David Merriman, che immagina il processo per la morte di una donna che non si è mai celebrato, per il contrasto tra due giurati: è La parola ai giurati aggiornato ai giorni nostri, tra memoria e percezione. In Six jours ce printemps-là di Joachim Lafosse una mamma pensa di fare una vacanza ai figli approfittando della villa dei suoceri in Costa Azzurra: ma hanno la pelle nera e non è semplice vivere da clandestini. The Things You Kill di Alireza Khatam arriva forte della candidatura da parte del Canada come rappresentante alla corsa agli Oscar per il film straniero. È la storia di Ali, che torna in Turchia dopo aver vissuto negli Stati Uniti e deve affrontare una serie di problemi: un lutto, un padre autoritario, un matrimonio. Winter Of The Crow è diretto da Kasia Adamik, la figlia di Agnieszka Holland, ed è la storia di una psicologa che arriva a Varsavia e viene sottoposta alla legge marziale nel 1981: è un classico thriller ambientato durante la Guerra Fredda.

Il premio Poste Italiane per l’opera prima

È un premio trasversale. Oltre ai film in concorso, arriveranno dalle altre sezioni Breve Storia d’amore, esordio della sceneggiatrice Ludovica Rampoldi, storia di un tradimento che scatena una serie di situazioni impreviste, con Valeria Golino, Pilar Fogliati, Andrea Carpenzano e Adriano Giannini. California Schemin di James McAvoy è storia di due improbabil ragazzi scozzesi che cercano di sfondare nell’hip-hop e si fingono californiani. Glenrothan di Brian Cox è la storia di una famiglia di produttori di whisky scozzesi mentre La Petite Cuisine de Mehdi di Amine Adjina quella di una famiglia algerina in cui un ragazzo si finge un figlio modello agli occhi della madre. Queens Of The Dead è l’opera prima di Tina Romero, la figlia di George Romero, e anche lei parla di morti viventi. Tienimi presente è l’opera prima di Alberto Palmiero.

E Alice nella Citta?

Con la sezione autonoma e parallela, al centro di qualche screzio nella passata edizione, sembra tornata la pace. “Dopo un inverno di trattativa abbiamo firmato una convenzione nuova” spiega Salvo Nastasi. “Abbiamo risolto brillantemente una serie di questioni, relative a loro che sono bravi e si sono allargati e alla Festa che ha cambiato pelle. Abbiamo trovato biglietterie separate, una scontistica particolare e un sistema di accrediti che permetterà alle persone di vedere tutti i film”.

di Maurizio Ermisino