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Elon Musk e il DOGE alla caccia di risparmi federali per miliardi di dollari

La scure si è abbattuta inizialmente sulle politiche DEI (diversità, equità e inclusione) e sulle politiche di aiuto internazionale dell'USAID. Ma gli obiettivi sono più vasti e arrivano a risparmiare due trilioni di dollari nel 2026.
Elon Musk
Elon Musk - DOGE

Elon Musk è il nuovo DOGE (Department of Government Efficiency) del Presidente degli Stati Uniti Donald Trump. Un titolo pomposo e altisonante, a prima vista. Ma Elon Musk non è l’amministratore del DOGE, neanche un dipendente del dipartimento che sta supervisionando i massicci tagli alla forza lavoro e alle agenzie federali, come risulta da un ricorso depositato tribunale settimana scorso dalla stessa Casa Bianca, da un diverso dipartimento naturalmente.

Le opposizioni si fanno sentire, anche dentro la Casa Bianca

Il ricorso è stato firmato da Joshua Fisher, direttore dell’Office of Administration della White House, e depositata presso la Corte Federale di Washington. Si sostiene nel ricorso che Musk sia uno ‘Special Government Employee’ (SGE) e in tale veste è solo un consulente senior del presidente, e come tale “non ha alcuna autorità effettiva o formale per prendere decisioni governative in prima persona”, ha dichiarato Fisher.

Questo è solo uno dei ricorsi presentati dagli Stati democratici per bloccare le iniziative di Trump di ‘efficientamento’ del Governo, o come si sostiene fuori dalle righe dagli oppositori, ‘per smontare pezzo a pezzo’ il meccanismo di bilanciamento dei poteri del presidente. I primi risultati non sono stati quelli sperati dai Democratici, perché martedì un giudice federale ha rifiutato di bloccare immediatamente l’accesso di Elon Musk e del DOGE ai sistemi di dati governativi o alla partecipazione ai licenziamenti dei lavoratori.

Il giudice Tanya Chutkan ha ritenuto che ci fossero ‘dubbi legittimi’ sull’autorità del miliardario, ma ha detto che non c’erano prove sufficienti di un grave danno legale per giustificare un ordine restrittivo temporaneo I procuratori generali degli Stati ricorrenti avevano sostenuto che Musk stava esercitando un potere che, secondo la Costituzione, può essere detenuto solo da persone elette o confermate dal Senato.

Le risposte di Trump e del DOGE

L’amministrazione Trump ha invece sostenuto che i licenziamenti sono ordinati dai capi delle agenzie e ha affermato che Musk non gestisce in prima persona le operazioni quotidiane di DOGE, nonostante l’appoggio pubblico che riceve dall’Amministrazione. Il DOGE, in effetti, sebbene abbia sulla carta poca autorità istituzionale, in pratica ha già iniziato il più drastico sventramento della burocrazia federale a memoria d’uomo, sulla falsariga di quanto stabilito del Presidente Trump.

La causa degli Stati democratici mirava a impedire a DOGE di accedere all’Ufficio federale per la gestione del personale e ai Dipartimenti dell’Istruzione, del Lavoro, della Salute e dei Servizi Umani, dell’Energia, dei Trasporti e del Commercio. In altre cause, sempre riguardanti DOGE, altri due giudici di Washington hanno rifiutato di bloccare immediatamente il suo accesso ai sistemi delle agenzie federali, mentre un giudice federale di New York ha bloccato in via d’urgenza l’accesso di Doge ai dati del Dipartimento del Tesoro. Si profila quindi una scontro istituzionale tra la magistrature – ma ricordiamo che oltre Atlantico i procuratori sono eletti e quindi di solito rappresentano l’identità pubblica dei diversi Stati – e l’amministrazione Trump, che spinge affinché DOGE prosegua il suo lavoro.

Un nuovo nome per il ‘vecchio’ Digital Service

Ma il DOGE, nella pletora di ordini esecutivi firmati da Trump nel suo primo giorno in carica, non è altro che il nuovo nome del ‘vecchio’ Digital Service, creato dal Presidente Barack Obama nel 2014 per modernizzare l’approccio del governo alla tecnologia. Quando ha annunciato la creazione del dipartimento a novembre, Trump ha detto che avrebbe “fornito consigli e indicazioni dall’esterno del governo”.

Comunque il DOGE, guidato da Musk, ha rapidamente scavato in profondità nelle agenzie federali e ha intrapreso azioni drastiche per tagliare le spese. Tra queste, il tentativo di liberarsi di migliaia di lavoratori federali, di chiudere l’USAID e di accedere agli enormi sistemi di pagamento del Dipartimento del Tesoro: quest’ultimo tentativo bloccato, come abbiamo visto. Con la consueta sobrietà di linguaggio (sic) Musk ha scritto in un post su X che “dobbiamo impedire al Governo di spendere come un marinaio ubriaco, in attività di frodi e sprechi, o l’America andrà in bancarotta. Questo significa che molti truffatori perderanno la loro rendita di posizione e si lamenteranno ad alta voce. Peccato. Fatevene una ragione”.

I primi risultati per restituire un assegno ai contribuenti USA

In questo impegno, Musk ha dichiarato di voler porre fine alla “tirannia della burocrazia”, quella che descrive come un quarto ramo del governo che lavora contro l’agenda di Trump. I primi risultati, più consistenti, sono stati la guerra alle politiche ‘woke’, che Musk ha dichiarato di aver “fatto risparmiare ai contribuenti oltre un miliardo di dollari in assurdi contratti DEI (diversità, equità e inclusione)”, e lo scagliarsi contro l’USAID, la principale organizzazione americana per gli aiuti all’estero che finanzia progetti in decine di Paesi, che lui definisce “sprechi” e che ha provveduto a bloccare.

Allo stesso tempo il DOGE ha elaborato un’offerta di buonuscita a due milioni di dipendenti pubblici per cercare di ridurre le dimensioni della forza lavoro federale, mentre sta tentando di prendere il controllo e possibilmente chiudere il Consumer Financial Protection Bureau (CFPB). Questo organismo è stato istituito per proteggere i consumatori dopo la crisi finanziaria del 2007-2008, ma è accusato dai repubblicani e da Trump di aver esondato dai propri limiti.

Musk ha poi rivolto la sua attenzione anche alla General Services Administration, o GSA, che gestisce gli edifici del governo federale. Un’email inviata la scorsa settimana dalla sede centrale di Washington ha dato istruzioni ai responsabili regionali di iniziare a rescindere i contratti di locazione di circa 7.500 uffici federali in tutto il Paese.

Gli oppositori politici e alcuni dei watchdog del istituzioni federali accusano DOGE di agire senza trasparenza e di diffondere informazioni errate sulla spesa pubblica, accusando Musk di aver oltrepassato la sua autorità di funzionario non eletto. I critici sottolineano i potenziali conflitti di interesse di Musk, visti i contratti miliardari che le sue aziende hanno con il governo degli Stati Uniti. Trump e Musk, da parte loro, negano che possano sorgere problemi. Anzi il Presidente Trump ha dichiarato mercoledì che la sua amministrazione sta prendendo in considerazione un piano per gratificare i contribuenti americani con il 20% dei risparmi creati dal Department of Government Efficiency, mostrando interesse per un potenziale piano dopo che Musk aveva parlato dell’idea di dare ai contribuenti assegni di rimborso da 5.000 dollari, i cosiddetti ‘dividendi del DOGE’

I potenziali risparmi futuri, entro il 2026?

Questo piano è naturalmente in anticipo sui tempi, tanto più che non è ancora stato calcolato a quanto ammonterebbero questi ‘risparmi’. Sebbene Trump abbia dichiarato mercoledì della scorsa settimana, more solito, che “i numeri sono incredibili”, collocando la cifra nell’ordine delle centinaia di miliardi di dollari, in realtà DOGE afferma che l’agenzia ha risparmiato circa 55 miliardi di dollari attraverso “l’individuazione/eliminazione di frodi, l’annullamento di contratti/locazioni, la rinegoziazione di contratti/locazioni, la vendita di beni, l’annullamento di sovvenzioni, la riduzione della forza lavoro, i cambiamenti programmatici e i risparmi normativi”. Molto lontano da quanto detto dal Presidente e molto lontano, soprattutto, dal traguardo fissato da Musk, due trilioni di dollari, poi ridimensionato da successive affermazioni in un trilione soltanto.

Buon lavoro in ogni caso: c’è ancora tanto da fare, Elon, e il DOGE terminerà di esistere nel 2026!

di Massimo Bolchi