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Elio, il nuovo film Pixar, è fatto ‘a mano’, unico modo perché i film reggano il test del tempo

“Nessun conflitto dà veri vincitori”. “Negoziare per la pace e fare l’accordo del secolo”. “Non voglio diventare una macchina da guerra”. Sono parole tratte dalla cronaca dei quotidiani? No, da un film per bambini. Stiamo parlando di Elio, il nuovo Pixar in sala da oggi 18 giugno

Stesso periodo di Inside Out 2, che lo scorso anno è stato il campione d’incassi. Elio – che esce anche in versione 3D – è un film molto bello, e anche incredibilmente attuale. Al centro della storia, insieme a un bambino che sogna di andare nello spazio e ci riesce, c’è un cattivo, Lord Grigon, che è proprio come uno dei “signori della guerra” che oggi agitano il nostro mondo, un leader che parla solo di armamenti e conquiste. “Preferiamo negoziare con grandissime urla” dice al piccolo Elio, con parole che dette nel film fanno sorridere ma che, se ci riflettiamo, suonano tremendamente attuali e sinistre.

È una bella storia quella di Elio Solìs

Parla di un ragazzino particolare, uno di quelli che non socializza con gli altri bambini, ed è vittima di bullismo. Orfano di entrambi i genitori, vive con la zia Olga Solìs (che ha la voce Zoe Saldaña in originale, quella di Alessandra Mastronardi nella versione italiana), un ufficiale dell’esercito. Elio sembra perso in un mondo tutto suo: sogna di andare nello spazio e cerca di comunicare con gli alieni. Fino a che, un bel giorno, gli alieni arrivano davvero e lo portano con sé. Arrivato nel Comuniverso, viene creduto il capo della Terra e nominato ambasciatore. Avrà un bel da fare. Soprattutto quando incontra Lord Grigon (doppiato in italiano da Adriano Giannini).

Nella Terra c’è ancora molto da salvare

Ed è proprio questo Lord Grigon, un essere corazzato ed armato fino ai denti, che ci fa pensare ai masters of war di oggi. E a che cosa accadrebbe se, a un certo punto, togliessimo loro la corazza, le armi, l’alone del potere. In lavorazione da 5 anni, Elio esce in un momento critico per il mondo. “Dobbiamo sentirci molto grati che il film esca in questo momento” riflette la regista Madeline Sharafian. “All’inizio Elio è molto pessimista riguardo alla Terra: è la sensazione che stiamo provando tutti noi. Ma noi non vogliamo che la gente rinunci alla Terra: c’è ancora molto da salvare”. “Credo che i film siano motore di empatia” aggiunge l’altra regista, Domee Shi. “Possiamo diffondere messaggi positivi, sentimenti di speranza verso i bambini e gli adulti. Mi auguro che Elio possa essere fonte di intrattenimento e di conforto. Tutti quanti noi oggi ci sentiamo scollegati dal resto e parlare di un collegamento con gli esseri umani è fondamentale”.

Quella nostalgia romantica per la fantascienza di un tempo

Per tutta la durata del film si dipanano riferimenti e citazioni. Pensiamo a Contact, a Incontri ravvicinati del terzo tipo, a E.T. Elio, in realtà, inizia dove finivano gli altri, che raccontavano l’incontro con gli alieni sul nostro pianeta. Elio ci porta di là, verso i pianeti che, da sempre, immaginiamo e sogniamo di raggiungere. La proverbiale fantasia Pixar si sforza di dare una forma alla vita oltre il nostro pianeta. E immagina gli extraterrestri come creature dei nostri abissi: lamantini, molluschi, mante e cavallucci marini. Le riunioni degli abitanti della galassia riprendono quelle del Senato di Star Wars. E, in fondo, il nostro Elio è un po’ un Flash Gordon in versione bambino. “Siamo grandi fan della fantascienza” spiega Madeline Sharafian. “E.T. è stata una grande ispirazione. Ma volevamo anche evocare il thriller fantascientifico. Io vedo Alien una volta all’anno, amo La cosa di John Carpenter e Incontri ravvicinati del terzo tipo: c’è qualcosa di affascinante in questo uomo che, aspettando gli alieni, precipita nella follia. Il clone è un riferimento ad Alien. Abbiamo cercato di catturare la nostalgia romantica dei film di fantascienza di un tempo”.

Un padre può riuscire a togliersi l’armatura

La guerra, la pace, la fantascienza. Ma Elio è anche una storia di figli che si sentono fuori posto, non apprezzati, di troppo, e di padri, o altri genitori putativi, che li amano ma non sanno dimostrarlo. “Volevamo indagare perché Elio vuole lasciare così tanto la Terra, qual è il dolore, la paura che non vuole affrontare. E abbiamo pensato alla solitudine” ci rivela Domee Shi. “La mascolinità è simboleggiata da questa specie di armatura” continua, in riferimento a Lord Grigon, signore della guerra con una corazza che nasconde il suo vero aspetto e, forse, la sua essenza. “È l’esempio di quello che una figura paterna forte può fare: strapparsi l’armatura e rivelare la sua parte interiore, che è più morbida”. La regista, di origini orientali, evidentemente ne sa qualcosa di certe figure maschili che cercano di tirare su un muro non fare uscire le proprie emozioni. Elio, alla fine, ci insegna che dobbiamo dare attenzione ai nostri figli, a non darli per scontati, ascoltarli, accompagnarli.

Intelligenza Artificiale? Le storie devono essere raccontate dagli esseri umani

Ci sono, come in ogni film della Pixar, anche molti momenti di divertimento. Alcuni di questi sono legati alle domande che Elio fa al Manuale Universale dell’Utente (che ha la voce di Neri Marcorè). E che sembrano certe richieste che facciamo a Chat GPT. E allora viene naturale chiedere se e come la Pixar faccia ricorso all’Intelligenza Artificiale. “Credo che alla Pixar le storie umane vadano raccontate dagli esseri umani” risponde Domee Shi. “Perché raccontano proprio cosa vuol dire essere umani. Elio è lavorato veramente ‘a mano’, ed è per questo che i nostri film possono reggere il test del tempo. La Pixar è l’unico studio al mondo in cui tutto viene realizzato all’interno. Siamo tutti nello stesso edificio e questo cameratismo rende ogni film così vivo”.

di Maurizio Ermisino