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Festival di Cannes 2015. Calici alzati per l’Italia che c’è: Y&R sceglie Barilla, Horus, Coop, Arcigay, UNHCR e Galatine. E se leggete come la pensa sulle questioni calde del suo comparto, non poteva essere altrimenti

Vicky Gitto, Chairman – Chief Creative Officer Young & Rubicam Group Italia

Creatività oggi fa rima con sharing, integrazione, big idea, goodness, utilità sociale, condivisione…Alla luce anche della scelta della case history che ci presentate, su quali elementi avrebbe dovuto riflettere la giuria di questa edizione del festival di Cannes per decretarne i Leoni?

 “Le riflessioni da fare dipendono dalle categorie in cui si giudicano i lavori. Ogni lavoro ha valore in base al modo in cui viene contestualizzato nel mercato di riferimento. La rilevanza, miscelata con la freschezza dell’idea e la qualità esecutiva, fanno la differenza. Come Gruppo abbiamo iscritto alcuni progetti in diverse categorie e uno sugli altri che presentiamo quest’anno, include molte delle voci da voi citate. Nello specifico mi riferisco a Horus ‘Views for the Blind’; si tratta di un progetto a supporto di una causa sociale basato sul crowdfunding, L’idea è stata trasformare le views di Youtube in donazioni per concludere lo sviluppo di una tecnologia che risolve molti problemi dei non vedenti”. (unica shortlist italiana negli Innovation, ndr.).

Le vostre competenze spaziano in campi diversi della comunicazione. Siete insomma a pieno titolo un’agenzia integrata. Com’è avvenuto il processo per arrivare a questo risultato? E ritenete di averlo già pienamente raggiunto oppure il percorso prevede ancora altre tappe? E ancora, in questo scenario, quale ruolo in particolare recita la nascita di Vml?

 “Il processo di integrazione è avvenuto prima di tutto a livello logistico e poi operativo. Nel giugno 2009 abbiamo riunito le diverse società del gruppo in un unico building, suddividendo i reparti per competenze e non per società. In questo modo abbiamo amplificato lo sharing quotidiano tra professionisti con diverse expertise. Il modello si è rilevato vincente sia per numero e importanza di acquisizioni fatte in questi anni, sia per la tipologia di servizi che abbiamo potuto offrire ai nostri clienti nell’affrontare la complessità di questo momento economico. Vml, società digital del gruppo, ha avuto dall’inizio un ruolo fondamentale nel potenziamento della nostra offerta e ultimamente abbiamo apportato dei fine tunings alla struttura, rafforzando l’area social e data con l’arrivo di nuovi team. Grazie all’integrazione di planning strategico, ricerche e creatività, abbiamo poi sviluppato un know how esclusivo per i brand italiani che hanno bisogno di ampliare i propri mercati in Europa o a livello globale”.

Dal vostro osservatorio, l’identità originaria della singola agenzia influisce sul risultato del processo di integrazione? Insomma, il fatto di essere nate come agenzie di advertising, social, rp, eventi o media, cambia le sorti del risultato finale?

“Probabilmente nascere integrati è più semplice che diventarlo. Si condividono subito intenti e modalità operative, ci si deve però creare un know how che richiede tempo e grandi investimenti, il che spesso non è possibile per chi è appena nato. La nostra mission come gruppo è ‘best alone, better together’ e un grande lavoro di gruppo ci ha permesso di esprimerla al meglio. Ogni nostro cliente può decidere di interfacciarsi con un interlocutore che coordina tutti gli altri in base ai touchpoint che desidera attivare, oppure scegliere singolarmente l’interlocutore più adeguato all’esigenza del momento, con una grande ottimizzazione di risorse, tempo ed energie. Rimane sempre un’apertura all’evoluzione e all’integrazione di nuove expertise, perché in un mercato in continuo cambiamento, la cristallizzazione su modelli già sperimentati è un rischio in cui non si può incorrere”.

CASE HISTORY

BARILLA ‘CHECK IT YOURSELF’

HORUS TECHNOLOGY ‘VIEWS FOR THE BLIND’

COOP ITALIA ‘FALLO PROTETTO’

ARCIGAY PALERMO ‘FATHERS’

UNHCR ‘#SHAREREALNEWS’

GALATINE ‘CANDY FULL OF MILK’

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