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Un’altra vittima delle fusioni, verso l’addio a DDB?

Omnicom Group ha replicato ai rumors internazionali secondo cui potrebbe ritirare il marchio dell’agenzia DDB in seguito all’acquisizione di Interpublic Group, operazione che dovrebbe chiudersi entro fine novembre.

La holding di comunicazione non ha né confermato né smentito le indiscrezioni, sottolineando di essere ancora in una fase di valutazione delle proprie agenzie in vista del completamento dell’accordo.

“Per quanto riguarda i nostri marchi, stiamo seguendo un processo rigoroso e ponderato per garantire le migliori soluzioni future, sia per noi che per i nostri clienti. Questo principio guida ogni nostra decisione nei piani futuri. Una volta che questi saranno definiti e pronti per essere condivisi, la nostra priorità sarà comunicarli ai clienti e ai dipendenti. Successivamente, le informazioni saranno rese disponibili al pubblico. Attendiamo con interesse il completamento della transazione e il proseguimento delle attività come società unita”, è stata la risposta ufficiale.

Secondo alcune fonti, Omnicom potrebbe decidere di concentrare le sue attività creative attorno a tre network globali – BBDO, TBWA e McCann. Se queste ipotesi si confermassero, DDB smetterebbe di esistere come marchio globale indipendente.

DDB, acronimo di Doyle Dane Bernbach, era stata fondata nel 1949 a New York dai pubblicitari James Edwin Doyle, Maxwell Dane e William Bernbach. L’agenzia, parte di Omnicom dal 1986, è diventata celebre per aver rivoluzionato la pubblicità moderna con il suo approccio creativo, soprattutto grazie al lavoro svolto per marchi come Volkswagen.

Le campagne ‘Think Small’ e ‘Lemon’ per la casa automobilistica tedesca, entrambe di inizio anni ’60, hanno infatti segnato la pubblicità moderna. La prima celebrava il Maggiolino per la sua dimensione compatta, semplice e funzionale, contrapponendolo ai grandi e ingombranti modelli americani dell’epoca. Il termine ‘Lemon’ venne invece utilizzato per indicare un’auto difettosa in un test di controllo qualità, ma il testo spiegava che Volkswagen scartava perfino i difetti minimi, comunicando qualità e affidabilità.