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CTV Barometer: il pubblico della TV in streaming è sempre più multigenerazionale

Secondo l'ultima ricerca globale di FreeWheel e GWI il divario generazionale si riduce con il 46% degli intervistati appartenenti alla Gen Z che ora guarda i canali streaming gratuiti
TV multigenerazionale

FreeWheel, società di Comcast e piattaforma tecnologica globale per il settore della pubblicità video premium, ha reso noti oggi i risultati di un nuovo studio sui consumatori dal titolo CTV Barometer, condotto in collaborazione con GWI – società tecnologica specializzata sugli insight dei consumatori.

La ricerca mostra che la TV in streaming sta rapidamente diventando il modo principale di consumare contenuti video premium, indipendentemente dall’età. Dei 630 milioni di streamer negli 11 Paesi analizzati, il 74% fruisce di contenuti in streaming attraverso la TV connessa (CTV), pari a un’ora e 47 minuti di streaming al giorno. Quasi la metà dei consumatori globali intervistati, di età compresa tra i 16 e i 64 anni, ha dichiarato di guardare le piattaforme di streaming TV almeno una volta al mese e un terzo (30%) lo fa una volta alla settimana, principalmente tramite una smart TV.

Lo studio, che ha esplorato le preferenze e le abitudini di consumo del video premium a livello globale, ha messo in luce nuove tendenze di tipo generazionale e geografico, offrendo al contempo approfondimenti per i proprietari di contenuti e inserzionisti sull’impatto dello streaming ad-supported sul panorama del video premium e sulle scelte di intrattenimento dei consumatori.

Le abitudini degli spettatori più giovani

Approfondendo la ricerca già esistente, che descrive le abitudini di consumo della Gen Z come flessibili e multipiattaforma, lo studio sottolinea il crescente impatto dello schermo televisivo sulle abitudini degli spettatori più giovani: oltre la metà degli intervistati della Gen Z (54%) ha dichiarato di strutturare le proprie serate attorno al televisore. Ciò è vero per tutti i gruppi di età intervistati, il che indica che le abitudini di visione sono più uniformi di quanto spesso si pensi e, soprattutto, modellate da esperienze condivise: il 60% degli spettatori globali intervistati ha dichiarato di guardare regolarmente i contenuti con il partner o la famiglia.

Riguardo ai tipi di contenuti, i consumatori non sono attratti solo dalle ultime uscite o da film e serie di successo. I dati mostrano che alla maggioranza degli spettatori, tra cui il 64% della generazione Z, piace guardare o rivedere spettacoli e serie classiche in TV. Questo dato sottolinea l’importanza per i brand di integrare questo tipo di contenuti nei loro piani mediatici se vogliono raggiungere con successo il loro pubblico di riferimento.

“I giovani spettatori non solo si stanno avvicinando alle generazioni più anziane nel consumo di TV in streaming, ma lo fanno in modo mirato, mostrando una preferenza per la visione nelle ore serali, un momento privilegiato per il coinvolgimento e la socializzazione”, ha commentato in una nota Emmanuel Josserand, Senior Director, Brand, Agency, e Industry Relations di FreeWheel. “La ricerca, che dissipa i timori sulla perdita del pubblico Gen Z, mostra il potere degli inventari televisivi in streaming nel riunire generazioni di spettatori e il valore che questo comporta sia per gli inserzionisti che per le emittenti”.

Cambia l’atteggiamento verso la pubblicità

Lo studio ha inoltre rilevato che anche l’atteggiamento verso la pubblicità è cambiato: per il 68% degli spettatori Gen Z globali gli annunci sui contenuti video premium sono più attraenti se adattati alle loro esigenze e ai loro interessi, contro il 39% del gruppo 55-64; mentre il 47% è più propenso a condividere i dati per ricevere esperienze pubblicitarie personalizzate rispetto alle altre controparti (23%). C’è un maggiore allineamento tra le fasce d’età sulla frequenza degli annunci, con la maggioranza a favore di un’esposizione equilibrata agli annunci prima e durante il contenuto.

“Lo studio sottolinea come gli spettatori della Gen Z, pur essendo nativi digitali, si stiano adattando al cambiamento dell’ecosistema televisivo. Riconoscere e comprendere questa elasticità nelle abitudini e nelle preferenze è fondamentale per gli inserzionisti se vogliono realizzare l’opportunità offerta dai canali di streaming con supporto pubblicitario”, conclude Emmanuel Josserand.