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ADCI Awards, Pellicci: giurati, dietro questo film percepite una scelta consapevole?

E’ questa la domanda che guiderà i pensieri nelle valutazioni della giuria Industry Craft / Film Craft, presieduta da Tommaso Pellicci, perché l’innovazione non è per forza tecnologica, a volte è solo capacità di raccontare il reale con occhi nuovi

In attesa del verdetto, nella serata di premiazione che si terrà il prossimo 6 novembre al Mi.Co di Milano, all’interno di Intersections, siamo andati a intervistare i presidenti di giuria delle diverse categorie, nominati da Luca Cortesini, Chief Creative Officer di DDB Group Italy, Presidente di questa 40° edizione degli ADCI Awards.

In un momento in cui la tecnologia rende possibile quasi tutto, quale pensi debba essere oggi il vero ‘criterio di eccellenza’ per distinguere un lavoro di Film Craft che merita un premio?

“Credo che oggi l’eccellenza non stia tanto nel ‘quanto possiamo fare’, ma nel ‘perché lo facciamo’. La tecnologia ha democratizzato gli strumenti, ma non la sensibilità. Un lavoro di film craft davvero premiabile è quello in cui la tecnica non è esibizione fine a sè stessa, ma linguaggio: serve la storia, l’idea unita alla volontà di amplificare l’emozione senza sovrastarla. Quando la forma e il senso coincidono, allora siamo davanti a qualcosa di raro e meritevole. La capacità di decidere un linguaggio e perseguirlo con la capacità di adattamento che solo i professionisti sanno individuare resta il valore qualsiasi strumento o tecnologia si utilizzi”.

Qual è il progetto, la sfida o l’obiettivo che, fino a oggi, ti ha dato la maggiore soddisfazione professionale e che più ti rappresenta?

“Più che un singolo progetto, direi il percorso: riuscire a costruire una produzione che unisca rigore e libertà creativa. Ho avuto la fortuna di lavorare con registi, agenzie e brand capaci di rischiare, di mettere la storia, le emozioni e il senso di appartenenza al centro e non il formato. Da professionisti mi aspetto che i formati siano parte del know how e per tanto gestibili con la naturalezza che consente di essere creativi senza venire imprigionati in regole che a volte sono lì per essere infrante. Ogni volta che riesci a portare a casa un film in cui tutti — cliente, agenzia, regista, troupe — si riconoscono nel risultato finale, quella è la vera vittoria. È lì che il mestiere diventa arte condivisa, tutto questo arriva anche allo spettatore”.

La cura artigianale del dettaglio può sembrare un lusso nell’era delle produzioni veloci: come pensi che i giurati debbano valutare il rapporto tra qualità e urgenza, tra esigenze di budget e valore, ma anche innovazione, pure in tema registico, di trattamento, di immagine e linguaggio, nel giudicare un lavoro?

“La velocità è una condizione, non una scusa. La differenza la fa l’intenzione e la capacità di lavorare con consapevolezza alla fattibilità: anche un progetto con poche risorse può essere curato, se nasce da uno sguardo autentico. Dove non si arriva con il budget o con il tempo si può arrivare con le idee, in questo caso la capacità di vedere le soluzioni e la resilienza sono ingredienti fondamentali, le tecnologie possono essere a supporto e per questo è importante che una casa di produzione possa dedicare tempo e risorse alla ricerca e sviluppo. Ciò può richiedere flessibilità, solo con un cliente che lavora con l’agenzia e la casa di produzione tenendo conto delle variabili in essere si possono rendere grandi progetti anche con limiti di tempo e risorse. Il vero valore sta nel rigore e nel non mollare mai, non nel lusso del tempo. Ci vuole fiducia nei professionisti per non cadere sulla fattibilità. Come giurati, dovremmo chiederci se dietro un lavoro si percepisce una scelta consapevole: quella di cercare un linguaggio personale, di rispettare il mestiere e non solo le scadenze. L’innovazione non è per forza tecnologica, a volte è solo la capacità di raccontare il reale con occhi nuovi.

Chi è Tommaso Pellicci 

Nato a Genova, dove ha studiato e vissuto fino ai 20 anni, durante linfanzia ha trascorso un lungo periodo negli Stati Uniti insieme ai genitori.Dopo diversi anni di esperienza presso alcune delle più note case di produzione nazionali e internazionali, nel 2006 ha fondato Karen, dove ricopre tuttora il ruolo di CEO ed Executive Producer. Nel corso degli anni, insieme al team di Karen, ha ricevuto numerosi riconoscimenti in Italia e allestero, tra cui Cannes, Clio, Epica, New York Film Festival, Cresta, Motor Show Film Festival, ADCI e molti altri. E’ stato membro del Consiglio Direttivo CPA, lAssociazione Italiana dei Produttori Pubblicitari. Dedica costantemente tempo e risorse alla ricerca e sviluppo. Con un occhio di riguardo allobiettivo di rendere le produzioni sempre più sicure, eque e sostenibili.