L’inclusione porta innovazione, l’anello di congiunzione è la creatività?
“L’inclusione è l’atto di cercare di comprendere i bisogni delle persone che ci circondano. Viviamo in un mondo globalizzato, quindi ci sono moltissime opportunità di creare prodotti e servizi che possano cambiare la vita delle persone. La creatività è invece il COME: come prendiamo quei bisogni e li trasformiamo in qualcosa capace di dare forza o di generare gioia nelle persone, perché possano vedere che le loro esigenze sono state considerate. Questo è particolarmente importante per chi ha disabilità, Spesso entrano in gioco paura, stigma o semplicemente mancanza di consapevolezza, elementi che portano a non includere i bisogni di queste persone nei processi di progettazione. L’inclusione, invece, può contribuire a creare prodotti e servizi accessibili che possano entusiasmare chiunque, indipendentemente da chi sia o da come funzioni il suo corpo”.
AI: tra sfide e opportunità, qual è la tua prospettiva?
“Nel mio mondo, quello delle disabilità, credo che abbiamo le maggiori opportunità con l’IA. Immagina di essere cieco e avere un partner che ti legge i cartelli per strada, permettendoti di esplorare il mondo in autonomia. Oppure, di poter scattare un selfie, con la fotocamera che ti guida in tempo reale per migliorare l’inquadratura. O ancora, di essere sordo e di avere uno strumento capace di tradurre le parole degli altri in testo o persino, in futuro, in lingua dei segni. In Google, tutto questo è già realtà grazie alla potenza di un’IA progettata con attenzione e a un approccio creativo all’interazione con l’utente. La sfida, però, è che troppo spesso le persone con disabilità non vengono coinvolte nei processi di progettazione delle app basate su IA, né sono adeguatamente rappresentate nei dataset utilizzati per addestrare i modelli. Non è un problema di una singola azienda: è una questione che l’intero settore deve affrontare”.
Quali programmi di accessibilità su cui stai lavorando rappresentano le sfide più grandi?
“È proprio la sfida a guidarci. Quello che mi entusiasma di più è l’ampiezza delle opportunità che nascono dall’intersezione tra IA e accessibilità e che possono avere un impatto profondo sulla vita delle persone con disabilità. Guardando a nuove forme di dispositivi, come i nuovi smart glasses presentati al nostro Google I/O, le nuove funzioni di assistenza in Gemini, o i nuovi modelli come l’Agentic AI, possiamo iniziare a intravedere i benefici di interfacce utente completamente nuove, solo audio, solo visive, e quindi possiamo ripensare da zero il nostro modo di interagire con il mondo”.
di monica lazzarotto
Chi è Christopher Patnoe
è il Responsabile Accessibility e Disability Google EMEA. Guida l’impegno di Google riguardo all’accessibilità di prodotti, politiche e partnership in tutta l’area, con un’attenzione particolare ai mercati emergenti. Ha quasi 30 anni di esperienza nel settore tecnologico, avendo lavorato in aziende come Apple, Sony Ericsson e Disney, dove ha sviluppato hardware, software, giochi e servizi. È il fondatore dei Google Accessibility Discovery Centres, fondatore e presidente del W3C Immersive Captions Community Group ed è membro del consiglio direttivo di SCOPE. Christopher ha conseguito una laurea in Musica presso la UC Berkeley.