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Costa/WPP: le gare creative per una campagna fine a se stessa non ci interessano. E’ una scelta politica. L’industry così muore (+0,5 a fine anno? Chimera). Contano le revenue. Con il Campus ci riorganizziamo per il mercato italiano. L’acquisizione di AQuest va in questa direzione. Guardando all’e-commerce

Massimo Costa, WPP Country Manager per Italia

Non ha dubbi il Country Manager WPP Massimo Costa, intervenuto ieri a Milano alla conferenza stampa che ha presentato l’ultima acquisizione del gruppo: AQuest, realtà italiana di ideazione ed esecuzione in-house, di progetti innovativi di comunicazione, focalizzata nell’alto di gamma (Bulgari, Microsoft, Barovier & Toso, Fornasetti, Citco, ecc) e che ha conquistato il podio Awwwwards per la più premiata internazionalmente nel nostro Paese, classificandosi pure quarta nel mondo, dopo nomi come Hello Monday e Resn. Puntando su digital funnel e alto di gamma.

Ed è quanto ha convinto WPP. Ma partiamo dal mercato italiano sempre meno interessante dal punto di vista degli investimenti in advertising delle multinazionali. Saranno comunicate a breve le stime GroupM, ma Massimo Costa, anticipandone la direzione, ha smentito i dati che oggi circolano, a partire dai valori Upa, ieri annunciati, ipotizzando una perdita nell’ordine del 2%, peraltro comprendendo il peso dei due colossi, Facebook e Google. Il che lascia immaginare come la soglia potrebbe scivolare oltre, arrivando a un -7%.

Il tema forte diventa quindi la redditività di un business che deve creare valore per se stesso e per i propri clienti. No, dunque, a gare su singole campagne dove la competizione è al ribasso e la valutazione lasciata in mano agli uffici acquisti. Sì, invece, a rapporti di partnership (ne sono esempio Lavazza, Lottomatica, Campari, Conad), win win, che premino quindi il raggiungimento di obiettivi fissati, mettendo a sistema competenze molteplici.

“Essere parte di un Gruppo internazionale ed essere in esso rilevanti da italiani non è facile. Salvo puntare sulle nostre eccellenze. Il Campus (si prevede di inaugurarlo nel prossimo autunno) disegna la nuova organizzazione sulle necessità del mercato italiano. Siamo interessati a contratti di Gruppo, mettendo a sistema tutte le nostre competenze, in ottica di ri-professionalizzazione della comunicazione, dicendo no a operazione one shot. Con l’acquisizione di AQuest puntiamo a essere hub per l’alto di gamma, anche business to business, a fianco di aziende eccellenti del nostro made in Italy da supportare nella conquista dell’estero, grazie a uno storytelling digitale e internazionale”, commenta Costa, confermando che il Gruppo è ancora in scouting per quanto riguarda un’ulteriore acquisizione in ambito e-commerce.

Alla luce dell’uscita dal vostro portafoglio di brand come Mulino Bianco, o Vodafone, quale il giudizio su quest’anno per WPP?

“Siamo un grande gruppo. Un cliente entra e uno esce. Il 2019 sarà un anno stabile. Ma il punto è la qualità. La profittabilità parla della salute di un’industry. E il problema delle revenue in Italia è dell’advertising. Noi lavoriamo pro obiettivi del cliente. Non per singole campagne”.