“Come si chiama la serie sui narcotrafficanti che vengono colpiti da sonno improvviso? I narcos-lettici!”. “Come si chiama la serie sui vampiri ambientata alle Hawaii? Nun po’ stà al sole!”. Sono alcune delle battute di Sconfort Zone, la nuova serie di Maccio Capatonda, su Prime Video dal 20 marzo. Queste battute però vengono dette in modo molto particolare: a lanciarle è Valerio Desirò, spalla perfetta per Maccio, nei panni di un infermiere che sbaglia sempre a dire l’ultima frase, quella che dovrebbe far ridere. È uno dei tanti giochi di questa serie metanarrativa, che racconta Maccio nei panni di sè stesso, alle prese con una grande crisi creativa: deve scrivere la sua prossima serie, per cui ha già un contratto, ma non sa da dove iniziare. L’incontro con un guru della psicoterapia lo mette di fronte a una serie di prove sempre più difficili La prima è mettersi nei panni di un malato terminale… “È una serie al 52% autobiografica, e al 48% no” ci ha spiegato lo stesso Capatonda, oggi a Roma. “È la prima volta che ho cercato di fare qualcosa in cui mi mettessi a nudo. Finora avevo molti vestiti, molte maschere. Ho detto: mi faccio vedere per come sono al pubblico. Ho fatto un’analisi sulla mia vita, sul perché faccio questo lavoro. È una serie molto psicanalitica. È scritta insieme a Alessandro Bosi, Mary Stella Brugiati e Valerio Desirò. Dovendo scrivere una serie in cui perdevo l’ispirazione, in alcuni momenti, per essere fedele al personaggio, non avevo l’ispirazione”.
La crisi creativa è una prospettiva sconfortante
Nel cast al fianco di Maccio Capatonda anche Francesca Inaudi, Giorgio Montanini, Camilla Filippi, Luca Confortini, Edoardo Ferrario, Gianluca Fru e Valerio Lundini. La serie è prodotta da Banijay Italia in collaborazione con Prime Video, diretta da Alessio Dogana e Marcello Macchia. Maccio Capatonda qui fa una cosa che stanno facendo in molti, una serie in cui mettere in scena se stessi (vedi Vita da Carlo, o le special guest in Call My Agent). Anche la crisi di ispirazione è già stata raccontata, da Fellini a Moretti. Ma Maccio lo fa a modo suo, irriverente, dissacrante, reale e surreale allo stesso tempo. È una serie che ci invita a uscire dalla nostra comfort zone. E a non dare per scontato quello che abbiamo nella vita. “Questa serie nasce dall’idea di esplorare nuovi generi, mischiare i linguaggi, metterci il dramma e la comicità e mettermi a nudo a livello recitativo, raccontare una serie più strutturata più realistica. La crisi creativa è una prospettiva sconfortante che però mi perseguita. Una volta l’ho avuta. E anche adesso, mentre scrivevo la serie. Tutto l’intreccio narrativo è finzione, sono tutte prove finte. Che si riferiscono però a mie paure reali. Cose che sento di non aver mai affrontato nella vita”.
Tutto nasce da Ritorno al futuro
Sconfort Zone ci dirà anche qualcosa di più su Maccio Capatonda, e sul perché nella vita abbia scelto di fare questo lavoro. È qualcosa che ha a che fare, tra le altre cose, con Ritorno al futuro. “Quella di Ritorno al futuro è una storia vera” ci svela l’autore. “Da una serata con Giorgio Viaro (Direttore di Best Movie e moderatore della conferenza stampa, ndr) è venuta fuori la storia dei miei genitori. Ritorno al Futuro è stato il film che mi ha dato il là per fare questo lavoro. Di videocassette ne avevo solo una, che ho visto 200 volte. L’idea delle 10 vhs in camera mia che vediamo nella serie è stata perché non avevamo i diritti per mettere il poster che avevo nella mia camera”. La passione era così forte che a 14 anni Maccio aveva fatto una versione doppiata da sé di Ritorno al futuro e sapeva il film a memoria.
Orizzontale e verticale
La serie segue una trama verticale, ognuno dei sei episodi è una prova da affrontare, e una trama orizzontale, quella del rapporto di Maccio con il fantomatico guru, ma anche con le persone importanti della sua vita. “È interessante anche lo sviluppo orizzontale del personaggio, uno sprofondare sempre più negli abissi della mente” commenta il regista Alessio Dogana. Sempre più un approccio di sconforto e di dolore. Ironizza con chi vorrebbe che rifacesse sempre i suoi personaggi “storici” – da Mariottide a Padre Maronno – ma riesce a portarli comunque a livello di citazione in quello che è un gioco completamente nuovo.
Nasco prima come pubblicitario che come comico
In Sconfort Zone c’è anche il Maccio che fa il pubblicitario. In scena appare il nome della sua vera cdp, la Micidial, anche se, ci svela l’attore, gli studi non sono quelli reali, che sono molto più piccoli. E anche gli spot, ovviamente per gioco – si immagina che per una settimana, come vuole la terapia, appalti ogni decisione della sua vita al nuovo amico Valerio – che sono proprio il contrario di quelli che realizza nella vita reale. Qui sono incongruenti e al minimo della creatività: lui, che è vegetariano, accetta di pubblicizzare un panino che si chiama il Maccio Capocollo… Nella realtà sono sempre sorprendenti, spiazzanti, e coerenti con il suo stile. “Io nasco prima come pubblicitario che come comico” ci spiega Maccio. “Ho studiato pubblicità e ho lavorato in una cdp pubblicitaria. Ho fatto il mio primo branded content nel 2004. Mi piace molto l’ambiente creativo della pubblicità. Con Danilo e Alessio facciamo regia pubblicitaria da un po’: loro sono una coppia consolidata, Carlani e Dogana, e Micidial è una cdp pubblicitaria, una factory a tutti gli effetti. Facciamo spesso branded content. La pubblicità la prendo sempre partendo dalla comicità: faccio dei video comici pagati dalla pubblicità e non il contrario. La uso come finanziatore dei miei video. Un po’ quello che fanno i The Jackal”.
Non è la Rai e Ilaria Galassi
C’è la verità e la finzione, allora, in questo nuovo racconto di Marcello Macchia. Tra le cose vere c’è la passione per Non è la Rai, lo storico programma di Gianni Boncompagni, che vedeva da ragazzo, e in particolare per una delle ragazze, Ilaria Galassi, che appare in un episodio. “Ci sono ancora le foto di Ilaria Galassi nella mia stanza” ci racconta l’autore. “Le avevo scritto davvero varie letterine a cui non ha mai risposto, e questa cosa gliel’ho detta. L’avevo conosciuta già in un ‘occasione, ma quando è venuta sul set è stata praticamente la prima volta che ci vedevamo”.
Valerio Desirò è una rivelazione
Ci ha fatto piacere rivederla come ci ha fatto vedere un’attrice speciale come Francesca Inaudi. E come ci ha fatto piacere scoprire Valerio Desirò, una vera rivelazione: con Maccio forma una coppia comica perfetta. “Sono amico di Marcello nella vita” spiega l’attore. “Scrivere la serie e recitarla è stata facile. Ho fatto me stesso, mi chiamo Valerio, ovviamente non faccio l’infermiere in un hospice. È stato facile: raccontavamo quello che vivevamo. E a noi è successo di tutto mentre scrivevamo, e il copione è diventato Lars Von Trier, non si rideva mai. Abbiamo raccontato un periodo tosto. I giochi di parole sono miei. Sono un po’ così. Porto delle idee ma non ho mai il guizzo finale”. Guardando Sconfort Zone capirete qualcosa in più di un personaggio come Maccio Capatonda, di cui in realtà finora abbiamo saputo poco. Ma forse capirete qualcosa in più di voi. Magari che i momenti chiave della vostra vita sono tutti legati a ricordi televisivi. D’altra parte, come dice Maccio, “la vita è una serie di serie”.
di Maurizio Ermisino