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C’è un accordo per TikTok, ma è ‘appeso’ alla telefonata tra Trump e Xi Jinping

Un giorno prima della scadenza dell'ultimo 'penultimatum' di Trump, è stato raggiunto a Madrid l'accordo per la cessione di TikTok USA. Ma non tutto è chiaro: mancano i nomi delle società americane coinvolte e i negoziatori USA e cinesi divergono su alcune posizioni di non secondaria rilevanza
TikTok

La Cina e gli USA dichiarano di aver raggiunto un accordo sulla controversa questione di TikTok USA: la notizia sembra una di quelle che possono scuotere i mercati: per l’importanza del social cinese, che conta 170 milioni di utenti negli Stati Uniti, e perché segnerebbe – se confermato – un riavvicinamento tra la due più grandi economie del mondo, dopo il balletto dei dazi e le questioni sulle terre rare che hanno occupato le cronache dei mesi scorsi.

Secondo quanto riportato dai portavoce cinesi e americani, le due parti avrebbero raggiunto un accordo quadro per la proprietà di TikTok, con un’intesa che sarà confermata in una chiamata diretta tra i presidenti Donald Trump e Xi Jinping.

L’accordo segna un raro sviluppo positivo nella guerra commerciale che si era scatenata a causa di un legge statunitense, approvata sotto la precedente presidenza di Joe Biden e di cui il successore, Donald Trump, aveva più volte rinviata l’entrata in vigore. La legge in teoria era molto chiara: TikTok avrebbe dovuto cedere le sue attività negli USA a una o più società americane, pena essere bandita dal territorio a stelle e strisce. Ma la implementazione era stata rinviata da Trump in più occasioni: il 20 gennaio con un ordine esecutivo per ritardare di 75 giorni l’applicazione del divieto di TikTok; il 4 aprile, con una nuova estensione di altri 75 giorni per via di un accordo sfumato; 18 giugno 2025:, con una terza proroga di 90 giorni. Oggi, un giorno prima della scadenza di quest’ultima, ecco l’accordo. Vincolato al risultato di una futura telefonata di Trump, che potrebbe pertanto concedere un’altra proroga di 90 giorni per finalizzare i dettagli. L’accordo, comunque, necessita di essere chiarito in non pochi punti.

La posizione USA secondo le dichiarazioni dei negoziatori

Il segretario al Tesoro statunitense, Scott Bessent, ha dichiarato che l’accordo trasferirà la proprietà dell’app a un gruppo controllato da americani. Due incognite: controllato non significa ‘di proprietà’, e, al momento, non sono ancora state rivelate le società americane coinvolte, con un ventaglio che spazia da Andreessen Horowitz a Oracle, l’attuale affidataria del cloud del social cinese per gli utenti americani. Lo stesso Bessent ha aggiunto che, sebbene l’accordo non sia rivelabile nei dettagli, preserverà gli ‘aspetti culturali di TikTok’ a cui i negoziatori cinesi tengono molto, ma che la priorità per gli Stati Uniti è la sicurezza nazionale. Un concetto ribadito dal rappresentante per il Commercio statunitense Jamieson Greer ha sottolineato che l’accordo è ‘equo’ per i cinesi ma rispetta pienamente le preoccupazioni di sicurezza nazionale degli Stati Uniti.

Non è stato chiarito se la società madre ByteDance trasferirà il controllo della tecnologia sottostante dell’app, il celebre algorimo che la Cina aveva specificato non sarebbe mai stato rivelato a nessun potenziale acquirente.

La ‘versione’ cinese dell’accordo

Da parte cinese (gli incontri si sono tenuti a Madrid e hanno riguardato anche altri argomenti), il Vice Direttore dell’Amministrazione Cinese del Cyberspazio, Wang Jingtao, ha affermato che l’accordo prevede il rilascio di licenze per i diritti di proprietà intellettuale, inclusi gli algoritmi. Wang ha specificato infatti che l’accordo includerebbe il “licensing dell’algoritmo e di altri diritti di proprietà intellettuale” e che ByteDance “affiderà la gestione dei dati degli utenti statunitensi e della sicurezza dei contenuti ad altri soggetti”. Come si vede una situazione non molto diversa da quella attuale, e che era stata giudicata “inaccettabile” dal Congresso USA una anno fa. Inoltre Li Chenggang, il principale negoziatore commerciale cinese, ha dichiarato che le due parti hanno raggiunto solo un “basic framework consensus” per risolvere le questioni relative a TikTok, ma ha definito le preoccupazioni degli Stati Uniti sulla sicurezza come “bullismo unilaterale” e ha affermato che gli Stati Uniti non possono chiedere alla Cina di tenere in considerazione le proprie preoccupazioni e allo stesso tempo ostacolare le aziende cinesi. Secondo esponenti cinesi, comunque, l’accordo non sarebbe stato concluso a scapito dei principi o degli interessi del paese.

Alla fine il giudizio spetterà al presidente Trump?

La legge statunitense sul divieto di TikTok conferisce al presidente degli Stati Uniti il potere di determinare se ByteDance si sia completamente disimpegnata dall’app. Pertanto, il presidente Donald Trump ha il potere di approvare l’accordo, qualsiasi sia la sua forma

Ma Trump ha motivazioni personali e politiche per non voler vietare l’app. Il passato indica che Trump ha più volte evitato di imporre il divieto, non volendo alienare i milioni di utenti americani di TikTok. Inoltre, ha anche riconosciuto che l’app lo ha aiutato a vincere le elezioni, senza contare che il suo account personale ha milioni di follower.

Questo potere attribuitogli dalla legge gli consentirebbe di approvare un accordo che potrebbe non essere in piena conformità con quanto richiesto dalla lettera e dallo spirito della norma. Anche se alcuni analisti sostengono che l’algoritmo dovrebbe essere interamente gestito dall’entità statunitense per rispettare la legge di dismissione, il fatto che Trump abbia il potere di approvare l’accordo rende possibile (se non probabile) l’accettazione di un’intesa che includa accordi di licenza con ByteDance e la presenza dell’entità cinese tra gli azionisti della nuova società USA.

di Massimo Bolchi