L’abbiamo raggiunto al volo, Bruno Bertelli, Ceo Publicis Italy & Global Chief Creative Officer Publicis WW di Publicis Italia (PUBLICIS), appena ricevuta la notizia del 13esimo Leone vinto, il Silver con il film di Heineken The Unmissable, che si aggiunge a Leroy Merlin ‘Lessons for good’ (Silver Outdoor), Coca-Cola ‘The Sign’ (Bronze Outdoor), Diesel x Mustafa (Bronze Outdoor – Silver Social), Diesel Be a Follower (Gold Social – Silver Brand Experience & Activation), Diesel Be a Follower Side Biz (2 Silver Social), Diesel Ha(u)te Couture (1 Silver + 1 Bronze Social – 1 Silver + 1 Bronze Brand Experience & Activation). Per un totale di 1 Oro, 8 Argenti e 4 Bronzi.
E ancora una volta ci viene da dire per fortuna che Publicis c’è, salvo poi sentire il dovere di rincarare la dose, perché mai come quest’anno questa agenzia ha brillato. Anzi, è stata l’unica a brillare tra le italiane. Infatti, se l’anno scorso per Publicis erano stati sempre 13 i Leoni, il nostro Paese ne collezionava in totale 21, condividendo tra sigle l’onore del podio. Ma non è solo il monopolio dei metalli a rendere speciale questo Cannes per l’agenzia. Altrettanto, esserci riuscita con 4 diversi Brand e sei differenti progetti, oltre che in categorie che premiano l’investimento in creatività e in innovazione.
“Abbiamo continuato a crederci. Abbiamo talenti da tutto il mondo. Siamo internazionali. Puntiamo su creatività e innovazione. Ecco come si riesce a battere colossi come Adidas e Nike su terreni quali social media e influencer”.
Sai, dopo l’annuncio della nomina di Vittorio Bonori a Ceo del vostro Gruppo sul mercato si è sussurrato fosse in qualche modo un segnale della volontà di rendere egemone il dato. Ovviamente stiamo banalizzando, ma hai capito il senso dell’insinuazione giusto?
“Tutt’altro. Non che non abbia capito il senso, ovviamente, ma la direzione. Da noi il dato è presupposto di creatività. Ragioniamo la creatività a partire dagli insight. E i dati sono a monte del processo. Abbiamo realizzato l’integrazione tra comunicazione e media”.
E il resto. Perché quest’anno l’Italia non si è vista?
“Anche i progetti più validi che sono entrati nelle shortlist sono progetti piccoli”.
Com’è essere i soli?
“Ci piacerebbe di più essere i primi. Sarebbe meglio lavorare in un mercato che crede e investe nella creatività. Egoisticamente anche perché così troverei talenti nostrani cui attingere, anzichè fare scouting nel mondo”.
Torniamo a voi, soddisfatto, soddisfatto?
“Sì. Questi 13 leoni uguagliano numericamente il risultato dello scorso anno. Ma qualitativamente parlano di 4 differenti brand e sei differenti progetti. Un’unica delusione. Il progetto Renault CAPTUR Tokyo. Credo meritasse. Anche perché era stato insignito da Facebook come tra i primi cinque innovativi al mondo”.
Chiudiamo con un giudizio su questa edizione. Ci leggi qualche nuovo trend?
“Onestamente no. Mi aspettavo di più dai Data. Dell’innovazione. Per il resto continua la scia di quanto già negli ultimi anni. L’impegno sociale, la sostenibilità, l’experience”.
Un lavoro che ti ha particolarmente colpito nei Data, visto che li citavi come seme d’innovazione?
“No Ned To Fly Around the World in Germany di Ogilvy Frankfurt per le Germain Rail”.