“È sempre bello mostrare la ricchezza a chi non può permettersela. Fa sognare”. È in questa battuta che troviamo uno dei significati di Buen Camino, il nuovo film con Checco Zalone, diretto da Gennaro Nunziante, in uscita il 25 dicembre distribuito da Medusa, che è stato presentato oggi a Roma, al Cinema Barberini. Checco Zalone (nei suoi film i personaggi si chiamano sempre così) è un uomo ricchissimo che non ha mai lavorato un giorno in vita sua. “Tutto quello che posseggo è frutto di sessant’anni di duro lavoro. Di mio padre”. Sono le parole che Checco concede a una esterrefatta giornalista economica americana, orgoglioso del suo essere nullafacente e sprezzante di ogni cosa che non sia il suo mondo. Checco ha una figlia, Cristal (“come lo champagne”), non ancora diciottenne, che ha lasciato tutto per intraprendere il Cammino di Santiago… “Siamo partiti da chi è il personaggio di Checco in questo film” ci ha spiegato subito Gennaro Nunziante, regista e co-sceneggiatore del film. “Non è più un certo tipo di italiano, ma un ricco. E abbiamo pensato che il Cammino di Santiago potrebbe essere qualcosa di stridente con la sua vita. Il Cammino di Santiago per un ricco è qualcosa di impensabile. E infatti lo fa in Ferrari…” Buen Camino è una produzione Indiana Production con Medusa Film, in collaborazione con MZL e in collaborazione con Netflix.
Spero che Cameron dica: chi è questo Checco Zalone?
Checco Zalone, con il suo nuovo film, esce il 25 dicembre, a Natale. Ed è giusto così: è il Salvatore designato del cinema italiano, colui che come pochi altri ha riportato gli italiani in sala. Checco è atteso da tutti: dagli esercenti, che sperano di vedere i cinema pieni, e anche dagli altri produttori e da tutto il mondo del cinema. È normale che in conferenza stampa gli venga chiesto anche se sente la pressione. “Grazie a questa domanda non più…” scherza, facendo intendere il contrario. “Inutile essere ipocriti, ci aspettiamo di incassare, di fare soldi. Ma i produttori dicono che gli incassi di questo film possono fare bene a tutto il comparto. Io spero che questo James ‘Camerun’, come si chiama, si svegli il 26 mattina e dica ‘chi è questo Checco Zalone?’”. Buen Camino segna il ritorno del sodalizio tra Checco e Gennaro Nunziante, regista dei suoi primi 4 film, interrotto con Tolo Tolo. “Non abbiamo mai litigato in verità” spiega il comico. “Capita che si prendano altre strade. Per fortuna Bari è piccola e ci siamo incontrati a Corso Sonnino. Ricominciare a lavorare insieme? Ricominciare a lavorare, prima di tutto. Io sono un po’ indolente. Io questa cosa la vivo malissimo. Dover incontrare tutti voi è quello che mi fa fare un film ogni cinque anni” scherza con i giornalisti.
Le battute su Gaza e su Schindler’s List
Per non sbagliare il tiro Checco Zalone firma un film “per tutti”, con pochissime volgarità e la solita comicità politicamente scorretta, ma la tiene più a freno di altre volte. Stavolta, a differenza dell’ultimo Tolo Tolo, nobile negli intenti ma non completamente riuscito, lascia fuori la politica, anche se qualche stoccata la lancia. Quando parla di Tarek, regista teatrale e nuovo compagno dell’ex moglie, lo definisce “l’unico palestinese che occupa un territorio, Gaza. Gaza mia” qualcosa lo vuole dire. L’altra battuta, già uscita nei trailer, e criticata, è quella che recita, a proposito di un ostello che trova sul cammino “mi ricorda un film… Schindler’s List”. Che cosa significano queste battute? “A queste domande risponde lui” lascia la palla a Nunziante il comico. “I romanzi di formazione partono da un presupposto” riflette il regista. “Se vede Il cattivo tenente dopo i primi dieci minuti esce dalla sala. Ma bisogna andare ai finali. La differenza è tutta lì. La commedia italiana è tutta nel finale. L’italiano resta quello? Sì. E allora siamo come in un film americano. Cambia? Allora ha un senso. Tutte quelle battute sono quelle di un uomo ignorante, sono permesse dal suo status. Ma poi c’è una rigenerazione. La battuta più brutta è in Quo Vado, quando c’è un incontro ‘Per non dimenticare’ e Checco esclama ‘E chi se lo scorda’. Ma nasce tutto dal fatto che il personaggio non sa”. L’idea che ci siamo fatti noi è questa: quella su Schindler’s List (attenzione, la gag è portata avanti dopo la prima battuta) non ha intenti politici e nessun attacco alla comunità ebraica, ma è l’idea che un ricco, viziato e qualunquista ha dei posti scomodi. Serve a definire il personaggio. La battuta su Gaza, invece è diversa. Serve a dire: il film non è su questo tema, ma so cosa sta succedendo.
La critica alla riccanza
Ancora una volta, però, Luca Medici (è questo il nome dell’artista, Checco Zalone è il nome del suo personaggio) riesce a leggere qualcosa della nostra società. C’è in giro, da una decina anni o forse più, da quando i social sono entrati in auge (ma anche le serie tv hanno le loro colpe), un senso della “riccanza” (che è diverso da ricchezza) e del suo sfoggio convinto e orgoglioso, che di fatto ci ha fatto conoscere una nuova categoria sociale, dei ricchi privi di gusto e di cultura. Ma non solo: c’è, nell’aria, e nella bolla social, anche un certo gusto e una cera orgogliosa rivendicazione dell’avere fatto i soldi senza lavorare, o quasi. Checco Zalone racchiude tutto questo, ma ne ha per tutti: dagli chef stellati agli intellettuali criptici e pretenziosi.
Tra Candido e Peter Sellers
Il gioco di Checco Zalone ha sempre avuto come modello è il Candido di Voltaire, che vede con occhi diversi la situazione e la smaschera, e il Peter Sellers di Hollywood Party, cioè l’uomo sbagliato nel posto sbagliato. Di solito, però, il punto di partenza era diverso. Checco non è più l’uomo comune che si trova in luoghi più complicati di lui (il pugliese a Milano era stato lo spunto di Cado dalle nubi), ma stavolta è un uomo che parte dall’alto, che è ricco, che ha tutto, e deve scendere, cominciare a togliere.
Beatriz Arjona, più brava di Penelope Cruz
Checco Zalone sceglie accanto a sé due attrici poco note e brave. La figlia Cristal è Letizia Arnò, diciotto anni appena compiuti e un sorriso che apre un mondo. La compagna di viaggio spagnola Alma è la spagnola Beatriz Arjona, che ci ha svelato un retroscena. “Lo dico” confessa l’attrice. “Dovevano prendere Penelope Cruz. Ma non l’hanno presa perché io sono migliore. Scherzo. Abbiamo fatto un gioco: ho detto loro ‘se non ti piace come lo faccio posso andare via e prendete Penelope Cruz’”.
Piacerà a destra e sinistra
Quello che contraddistingue il cinema di Checco Zalone è l’attenzione alla battuta Almeno per tutta la prima parte del film, non ci sono solo le gag comiche attorno alle quali è costruito il film, ma c’’è la ricerca della risata in ogni spazio, anche in momenti di raccordo tra un quadro e l’altro, nei momenti di respiro. La “cattiveria” della prima parte poi sfuma nei buoni sentimenti, ma questo fa sì che il ritmo e il divertimento si smorzino un po’. È insomma il solito Checco Zalone, che fa ridere, pensare, ma ha un po’ il freno a mano tirato su un politicamente scorretto che in lui non è mai stato fine a se stesso (come un Angelo Duro, ad esempio), ma sempre funzionale a una critica. È un Checco Zalone che piacerà a tutti, a destra e a sinistra.
I giovani? Vivono la comicità in maniera immediata
La commedia è quella che dopo la pandemia ha sofferto di più in sala. E, nel frattempo, i giovani hanno iniziato a ridere sui social, con altri tempi. “I ragazzini sono abituati a fruire la comicità in maniera immediata” spiega. “Tenere dei ragazzini fermi per un’ora e mezza al cinema mi spaventa. Ma vedremo cosa diranno del film. Mi seguono su TikTok, Instagram, ma spezzettano tutto. Vuol dire che, anche spezzettato, funziono. Mi conoscono bambini di 4, 5 anni che non credo abbiano visto il mio film: i genitori evidentemente fanno vedere le battute. Sono curioso di capire come si porranno di fronte a un racconto che ha un inizio e una fine”. Chiudiamo con la polemica lanciata da Pietro Valsecchi di Taodue, il suo primo produttore, che lo aveva definito molto attaccato al denaro. “Gli voglio bene”. Checco Zalone la chiude così.
di Maurizio Ermisino