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Festa del Cinema di Roma, un tradimento per l’esordio alla regia di Ludovica Rampoldi

'Breve storia d’amore' racconta in modo originale il tradimento e le relazioni sentimentali, tra commedia, romance e thriller psicologico. Protagonisti Pilar Fogliati, Valeria Golino e Adriano Giannini

“Il tradimento ha un valore positivo. Quella che chiamiamo fedeltà è paura di incontrare se stessi”. È Valeria Golino, nei panni di una psicanalista, a pronunciare queste parole in Breve storia d’amore, esordio alla regia di Ludovica Rampoldi, presentato oggi alla Festa del Cinema di Roma, nella sezione Grand Public, e nelle sale il 27 novembre con 01 Distribution. Ludovica Rampoldi è una delle più brillanti sceneggiatrici della nuova generazione, ed è nota per aver scritto, insieme ad Alessandro Fabbri e Stefano Sardo, ottimi film come La doppia ora e grandi serie come 1992, 1993, 1994. Anche da regista dimostra una gran classe: Breve storia d’amore è una storia sentimentale di quelle che non ti aspetti, un film che sfugge alle definizioni. E stamattina, alla proiezione per la stampa, è stato accolto da un applauso convinto (una cosa che accade di rado a questo tipo di proiezione)

Un incontro inaspettato

L’inizio di Breve storia d’amore potrebbe sembrarvi quello di tante altre storie. Una sera, in un bar, Lea (Pilar Fogliati), incontra Rocco (Adriano Giannini). Lei, triste, è reduce da tre gin tonic. Lui, tumefatto, è reduce da uno strano incontro che mescola scacchi e boxe. Si parlano, fanno un pezzo di strada insieme, si salutano. Si rivedranno. Ognuno, a casa: ha qualcuno ad aspettarlo. Per Rocco è Cecilia (Valeria Golino), per Lea è Andrea (Andrea Carpenzano), attore, e anche una figlia molto piccola. La storia avrà risvolti sorprendenti e inaspettati.

Cosa si prova a sapere di essere traditi?

Come si può reagire? Ci si sente in colpa, dall’altro lato, a tradire? E poi è giusto chiamarlo tradimento o è un equivoco vittimista? Ludovica Rampoldi prova a rispondere, in modo molto personale, a queste domande.   “Ho scritto questo soggetto tanti anni fa, nei miei vent’anni” ci ha raccontato oggi alla conferenza di stampa all’Auditorium di Roma. “Quando ho ripreso in mano questa sceneggiatura, mi sono rivolta a molti registi e registe che mi hanno detto: il film lo devi fare tu. C’era qualcosa in quel copione che sentivo inautentico, insincero e moralista. Venivo dalla visione che avevo a vent’anni, in cui uno ha delle convinzioni molto nette su giusto e sbagliato. E poi il copione mi sembrava generico. Nel momento in cui ho deciso di farlo io ho fatto un passo in avanti centrandolo su di me e sulle risposte che cerco di darmi”.

L’ennesimo, inutile, libro sull’amore

Lea è una giornalista e una scrittrice, ed è così che era stato recensito il suo primo libro. Breve storia d’amore invece non è l’ennesimo film sull’amore. È un film che sembra poco italiano, tanto che potrebbe uscire dalla cinematografia francese, o da un certo cinema indipendente anglosassone. È un film intrigante, insinuante, sospeso. Con sorprese e colpi di genio. Come la storia di quelle formiche che Rocco, sismologo, tiene a casa dopo un esperimento e un giorno si liberano, restando in casa e cominciando a girare a vuoto, formando una spirale.  “L’immagine delle formiche mi attraeva” riflette l’autrice. “È come se ci fosse un’intromissione in quel posto che crediamo sicuro, la nostra casa, che mi sembra interessante. Ho studiato le formiche ed è vero che fanno una spirale della morte: ognuna segue quella davanti perché crede che abbia trovato la strada. E così finiscono per andare a morire. È una metafora: se non si interrompe questo girare a vuoto si va incontro alla morte”.

Un film che sorprende

Quando si crede di averlo inquadrato cambia direzione. La chiave vincente del film ce la racconta Adriano Giannini, convincente nel ruolo di Rocco. “Penso che questo film sia molto interessante per un motivo” spiega. “Ludovica è riuscita a trattare questo tema – le relazioni, il tradimento e il percorso personale – usando tre generi diversi. Un po’ di commedia, un po’ di romance, e una sorta di thriller psicologico. Credo che sia molto difficile in un film giocare con questi generi così diversi, mantenendo una credibilità dei personaggi e permettendo al pubblico di rimanere dentro la storia”. Commedia romantica, commedia, thriller (dell’anima) e, aggiungiamolo, un tocco di film drammatico e autoriale. Il film, a tratti, gioca anche con un senso d’astrazione che lo rende lontano dal realismo di tanti film di casa nostra, e con una composizione artistica dei corpi sulla scena che fa pensare a certe fotografie d’arte.

La protagonista Lea

È Pilar Fogliati, ormai star del nostro cinema e volto che ci accompagnerà nei principali film dei prossimi anni. “Lea scopre di questo tradimento” ci racconta. “Potrebbe avere una reazione. A un certo punto vede questa come un’occasione per fare una ricerca, andare in profondità per capire il tradimento. Cosa si prova ad essere come quelli che tradiscono? A un certo punto dice che, in ogni coppia che vede, si chiede che cosa provino veramente. E così decide di giocare con la seduzione. Si è creata un’immagine di come sono le persone che tradiscono – seducenti, misteriose – e decide di provare ad essere come loro. Anche se non lo è. In fondo è una romantica”. Non è un caso che, in una scena, la vediamo di fronte allo specchio, al proprio riflesso. Come se osservasse l’altra sé che ha costruito.

Il personaggio di Valeria Golino

“Questa doppia essenza o funzionalità di Cecilia è interessante” ha spiegato. “È la rivale, l’antagonista di Lea. Ma allo stesso tempo ne è la mentore. È la persona che le dirà le cose che le serviranno. Tra di loro si crea un vero rapporto di seduzione intellettuale, di sensualità. È un rapporto concettuale. Le dice cosa pensa di quello che lea sta passando. Ha un modo di pensare molto più libero della donna più giovane. Vive come crede sia giusto vivere, non ha sensi di colpa. È un’antagonista che porta anche qualcosa che fa da detonatore al personaggio di Lea”.

Produrre un’opera prima

Breve storia d’amore è una produzione Indigo Film, HT Film con Rai Cinema, è prodotto da Nicola Giuliano, Viola Prestieri, Francesca Cima, Carlotta Calori. Nicola Giuliano di Indigo Film (e marito di Ludovica Rampoldi) ci ha spiegato che cosa significa produrre un’opera prima. “È  la cosa più bella che c’è” afferma. “Trovare una nuova voce, un nuovo sguardo, nuove possibilità di racconto è la scommessa più entusiasmante. Il confronto con l’autore, per le opere prime, di solito è sulle prime sceneggiature. Qui avevamo un’autrice che ne aveva già scritte molte”. “Il grande lavoro di un produttore è proprio sulle opere prime” continua. “Chi esordisce ha meno certezze, e serve quello scambio dialettico che è una delle parti essenziali di quello che facciamo. Non è mai imporre la propria visione a chi racconta: chi accompagna l’autore lo fa per assecondarne la visione e balenare qualche dubbio. La possibilità di dare voce a nuovi talenti è sempre più difficile. Non perché non si facciano opere prime, ma perché si fanno in condizioni spesso proibitive a livello di risorse. Non è stato questo il caso. La forza della sceneggiatura e la sua capacità di attrarre attori di questo carico e partner come Rai Cinema e 01 ci hanno dato la possibilità di fare un film di cui siamo soddisfatti. La cosa più bella che un autore può dirmi è: ho fatto il film che volevo”.

di Maurizio Ermisino

Presentazione stampa, da sx: Valeria Golino, Adriano Giannini, Ludovica Rampoldi, Pilar Fogliati, Andrea Carpenzano