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Dall’inquinamento alla speranza, Blue Print porta su Prime Video il messaggio degli Earth Protectors

Girato tra Italia e Messico, il documentario mostra dati sull’inquinamento, il riscaldamento e la plastica, ma trasmette anche speranza. La serie, in onda dal 10 dicembre, punta a sensibilizzare il pubblico sull’emergenza climatica e sull’importanza della tutela degli ecosistemi

La nostra specie, quella umana, vive una dualità. Siamo distruttivi, ma siamo anche creativi. La nostra era geologica è nominata antropocene, nel senso che siamo una forza geologica: stiamo modificando il pianeta. Ma in quanto forza geologica, possiamo essere una forza positiva. È quello che abbiamo imparato guardando Blue Print, il terzo di 5 episodi della serie Choose Earth, prodotta da One Planet One Future Foundation, che è stata presentata sabato scorso alla Festa del Cinema di Roma, nella sezione Freestyle. Creata dall’artista ambientale, fotografa e regista franco-americana Anne de Carbuccia, si tratta di un racconto dedicato a chi lo vedrà nel 2050.Una testimonianza di come eravamo che guarda al futuro: “girata senza l’ausilio dell’intelligenza artificiale tra il 2014 e il 2024 per cercare di mostrare cosa sapevamo, cosa temevamo e soprattutto cosa speravamo di realizzare”. Il racconto porta dati, immagini, e un messaggio forte attraverso le storie degli Earth Protectors, donne e uomini, da tutto il mondo, impegnati a difendere gli ecosistemi e a costruire un futuro sostenibile. Dedicato al tema degli oceani, Blue Print esplora il ruolo vitale di questo ecosistema per la sopravvivenza della Terra e denuncia le gravi minacce che lo mettono a rischio. Girato tra Italia e Messico, Blue Print intreccia le testimonianze di scienziati, attivisti e comunità locali, tra cui il ricercatore Roberto Ambrosini, la biologa marina Mariasole Bianco, la comunità Jóvenes por Xcalak e l’attivista messicana Liliana Rodriguez Cortes, rappresentante dell’International Ocean Institute alle Nazioni Unite. La serie sarà disponibile su Amazon Prime Video dal 10 dicembre.

La denuncia, ma anche la speranza

La tecnologia è come un coltello. Puoi usarlo per tagliare una torta o per far del male a qualcuno. Ma qual è l’impatto della tecnologia sull’ambiente? Pensiamo all’AI. Per la medicina, grazie ad essa, oggi è il momento migliore dalla scoperta degli antibiotici. L’AI aiuta l’umanità, ma i data center che servono per alimentare questa tecnologia consumano moltissima energia. È a pagare è il pianeta. Serbe insomma trovare un equilibrio. E va capito che siamo noi a dover indirizzare le nostre scelte nella direzione che vogliamo. “Soprattutto quando si parla di ambiente, di pianeta, la figura dell’essere umano ha sempre un’accezione negativa, quella dell’uomo che impatta” ci ha spiegato la biologa marina Mariasole Bianco. “E invece questa possibilità di scelta ci mette anche al centro dell’azione positiva che possiamo creare. Siamo la specie che più è riuscita a destabilizzare il pianeta, ma avendo avuto questo potere, se agiamo in maniera collettiva, possiamo giocare un ruolo fondamentale per veicolarne la soluzione. Quello che emerge da quest’opera è la dimensione dell’azione possibile. C’è la denuncia, c’è il dato, ma c’è anche la speranza. Che non è fai questo o quest’altro, ma ci sono persone normali che stanno già facendo la differenza”. “Questa è la risposta da scienziata” interviene Anne de Carbuccia. “Come artista direi che l’Intelligenza Artificiale è arrivata adesso perché ci serve. Perché ne abbiamo bisogno. Perché una crisi ambientale come questa, da quando l’uomo cammina su due piedi, non c’è mai stata. E io credo che da qualche parte il fatto che siamo riusciti ad arrivare all’AI è l’opportunità di avere soluzioni sempre più rapide, sempre più veloci. La domanda è: cosa ne faremo”?

La grande bellezza degli oceani

Quello che ci piace di Choose Earth è che non è il solito documentario allarmistico. Nella serie vengono proposti dati, vengono mostrati i problemi, come i rifiuti che invadono gli oceani. Ma, prima di tutto, viene mostrata la grande bellezza: l’infinito blu degli oceani, le specie marine viste sott’acqua o nell’Acquario di Genova. Mostrarci la bellezza di qualcosa è il modo migliore per farci capire che dobbiamo preservarlo. “Sono contento che si percepisca” ci risponde Anne de Carbuccia. “Per me era importante. Tu proteggi quello che ami. E tu ami quello che conosci. Parlare attraverso la bellezza vuol dire coinvolgere: sono corsa, amo l’oceano e sono dentro l’oceano sto bene. Filmo e monto questi film con il cuore. E spero che le persone lo sentano. E nel momento in cui le persone lo sentono saranno più interessate a capire quello che stiamo dicendo”.

I problemi del mare

Ci sono anche i dati. Quelli che ci parlano, ad esempio, del riscaldamento del mare e dell’innalzamento degli oceani: l’aumento della temperatura degli oceani si può rilevare anche a 2mila metri di profondità. Quelli che ci dicono che l’inquinamento del mare ha delle ripercussioni sulla fertilità delle specie marine e che la pesca intensiva potrebbe portare al crollo totale della pesca commerciale entro alcuni decenni. E poi ci sono le plastiche: il 95% di esse che arriva nell’oceano affonda dopo 5 mesi e raggiunge anche la parte più profonda del mare. E la produzione di plastica non è destinata a diminuire: aumenterà del 40% nei prossimi decenni. La plastica non si smaltisce: tutta la plastica che è mai stata prodotta esiste ancora.

La divulgazione

Mariasole Bianco, nel terzo episodio di Choose Earth, dice che, a un certo punto, deve spogliarsi dei vestiti da biologa per portare le informazioni a un livello che tutti possano capire, per arrivare alla gente.  “È la divulgazione” ci spiega. “È fatta di varie componenti. C’è una grande lavoro di traduzione. Un grande lavoro di sintesi. E un grande lavoro di selezione delle informazioni. Ma la cosa che rende la divulgazione efficace, direi per il 65%, è la passione che tu hai per quello che stai dicendo. L’amore di Anne permette di far viaggiare il messaggio attraverso canali che non sono razionali. È l’empatia. Come quando a scuola avevi il professore di statistica che era così appassionato di quella materia che alla fine ti piaceva”.

L’importanza di essere Prime Video

Choose Earth è una produzione One Planet One Future Foundation e sarà distribuita in streaming da un colosso come Amazon Prime Video. E così potrà avere una grande diffusione. “Io ho una fondazione americana, e un’associazione culturale italiana, e vendo le mie opere” ci spiega Anne de Carbuccia. “Una gran parte dei ricavi va direttamente alla fondazione. E questo mi permette di essere indipendente. La fondazione One Planet One Future ha prodotto questo documentario, e siamo riusciti a produrlo perché avevo già molto materiale da un lungometraggio precedente. Amazon Prime Video è stata una grandissima fortuna: abbiamo mantenuto i diritti per tutti i nostri progetti educativi, così come fondazione possiamo continuare a proiettare questo materiale per tutti gli eventi educativi gratuitamente. Ma il bello è che Amazon ci ha dato un mondo: possiamo divulgare questa serie in tanti Paesi che è una cosa molto importante”.

di Maurizio Ermisino