Ed è interessante il Bruno Bertelli, Global Chief Creative Officer di Publicis Worldwide, pensiero, perché punta dritto al nodo della questione. La comunicazione deve creare grandi brand. Quindi, soprattutto oggi che a Cannes stanno tornando i clienti, il messaggio non deve essere pro creatività fine a se stessa, esercizio virtuoso di talentuosi per brand ininfluenti, e neppure vanno paragonate al resto le campagne sociali, dove vincere è più facile. La comunicazione, quella vera, ha bisogno di budget, di sodalzi di lungo termine tra agenzia e marca, di strategia, di visione. Si deve sentire nei bilanci delle marche. Una campagna va premiata per gli effetti che ha avuto sul brand, per cosa ha prodotto pro brand, per come lo ha fatto diventare. Ed è questo che un Festival come Cannes dovrebbe trasmettere.
Il tutto soprassedendo Bertelli con un ipotetico “vedremo. Comunque, ben venga se servirà a mettere in discussione il sistema” alla nostra richiesta di commento circa la recente decisione del big boss Publicis Sadoun di tagliare per tutte le agenzie del network qualsiasi iscrizione a premi, sino ai prossimi Clio del luglio 2018.
Era ovviamente giusto parlarne, ma il focus oggi deve restare la vittoria di Bertelli e del suo Gruppo a questo Cannes. Vittoria quest’anno ancora più soddisfacente e ampia, sia per i diversi progetti premiati, sia per i diversi brand, tenendo pure presente che fungendo per alcune marche la sede italiana da hub, ci sono lavori iscritti da altre regioni, seppur ‘made in Italy’.
In ogni caso, menzioniamo: l’Oro e l’Argento nei Film a Jackie/Heineken; il Bronzo nei Creative Data per No More Excuses/Heineken, iscritta dagli Uk; nell’Outdoor: Bronzi a The Dream Cradle/Renault, iscritta da Parigi; a Guardian Fans/Heineken e a The Final Hashtag/Heineken; infine, il Bronzo Pr a Local Heroes/Comune di Fucecchio.
“L’originalità di Jackie è l’aver messo in discussione il prodotto. La campagna su cui avrei scommesso? Worlds Apart, sempre per Heineken”.