Nel caso dell’AI, poi, il tema diventa di portata colossale, etico e sociale. Perché, se sotto molti punti di vista l’efficienza che garantisce è linfa per qualsiasi conto economico, sposando un nuovo modello che faccia non solo della ricchezza ma della prosperità (nel senso di benessere collettivo e ampio: mentale, culturale, relazionale, economico) un valore, la prospettiva cambia. Certo la discussione si fa complessa e dovrebbe essere spacchettata nei meandri dei ma, dei se e dei settori di applicazione. Restando però fedeli a quanto più propriamente ci compete, ossia la comunicazione (che non dimentichiamo, forgia il sociale, basta pensare ai plus, ma anche ai grossi problemi creati da smartphone e social, specie nelle nuove generazioni che si stanno educando e formando con essi) e continuando a credere nella capacità di discernimento delle persone, che ci auguriamo porterà a ridimensionale la sbornia da tecnologia, ci interroghiamo anche su quanto questa rivoluzione che promette democraticità (abbassando sempre più le barriere d’accesso alle professioni, così come la possibilità per chiunque di rendere reali progetti prima impensabili, se non con risorse faraoniche), non sia anche polvere sugli occhi, determinando la creazione di un mercato sempre più oligopolista, dove in pochi dettano legge e in molti, con l’idea di godere di maggiore libertà, finiranno per essere strumentalizzati.
Cosa succede ai diversi attori della comunicazione? Partiamo dalle Cdp
Abbandonando le elucubrazioni, che potrebbero teoricamente continuare all’infinito, torniamo però a palla all’intendo di quella che vuole diventare una sorta di inchiesta sul pensiero dei diversi stackeholder della comunicazione. Partiamo dalle cdp, intervistando Cesare Fracca, Founder & Executive Producer HAIBUN GROUP, che di recente ha lanciato il suo Ai Studio, per cavalcare l’innovazione, pur ammettendo, come ascolterete, di non essere così convinto che possa portare solo benefici. In ogni caso lunga vita alle cdp, intese come soggetti capaci di coordinare clienti, agenzie, autori, creator e qualsiasi altro soggetto ruoti attorno al progetto. Ovviamente augurandosi che l’AI non diventi mai il 100% delle produzioni, ma in integrazione con il set. Anche perchè potremmo già da oggi ipotizzare un divenire in cui l’utilizzo del live action diventa sinonimo di ‘lusso’, da contrapporre alla commodity.