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Arriva ‘L’arte della gioia’ della Golino. Sky baluardo, per opere d’autore che vogliono turbare

In un mondo come quello della serialità di oggi, in cui ogni player parla di “contenuti” – anche James Bond è destinato a diventare uno di questi – e discute di generi e formati – dramedy, comedy, 30 minuti, 40 minuti – Sky viaggia in direzione ostinata e contraria, come direbbe Fabrizio De André. Il posizionamento, raccontato già mesi fa da Nils Hartmann, recita “è tutto grande cinema”. E così, dopo Dostoevskij dei Fratelli D’Innocenzo, Hanno ucciso l’Uomo Ragno: la leggendaria storia degli 883 di Sydney Sibilia, M – Il figlio del secolo di Joe Wright, arriva L’arte della gioia, per la regia di Valeria Golino. Sono tutte opere d’Autore. Sono tutti progetti che esulano dalla distinzione tra cinema e serie, che contaminano più generi in una sola opera, che possiamo definire dei lunghi film di sei o otto ore. “L’arte della gioia ha delle caratteristiche che la rendono profondamente cinematografica” ha spiegato infatti Antonella d’Errico, Executive Vice President Content Sky Italia nella conferenza stampa di lancio di oggi a Roma. “È un dato distintivo della serialità di Sky. Sia per il modo in cui è girata che per il libro da cui proviene – una storia di disobbedienza e tanto altro – sia per la regia di Valeria, dopo Cannes, il suo percorso naturale è stato nelle sale, dove ha incassato 700 mila euro in due settimane. “Penso che sia una di quelle rare opere che non tradiscono il libro” continua. “Guardi un episodio e hai voglia di vedere immediatamente l’altro, perché è irresistibile. Si rivolge alle donne, ma non solo, perché è una storia importante per tutti”. Ed è vero. L’arte della gioia è tante cose in una sola: è un’opera che è un classico, ma che è allo stesso tempo modernissima. È dolorosa eppure gioiosa, repressa e sensuale, rigorosa e libera. Merito della grande storia, della regia di Valeria Golino, e del magnetismo della sua protagonista, Tecla Insolia.

L’arte della gioia: Cannes, le sale e su Sky e NOW

Presentata in anteprima mondiale allo scorso Festival di Cannes e arrivata in sala in due parti la scorsa estate, il 28 febbraio arriva in esclusiva su Sky e in streaming solo su NOW L’arte Della Gioia, la serie Sky Original diretta da Valeria Golino liberamente adattata dall’omonimo romanzo di culto di Goliarda Sapienza (edito da Einaudi), rifiutato per quasi trent’anni dalle case editrici italiane, finalmente scoperto in Germania e pubblicato in Francia dieci anni dopo la morte della sua autrice. Prodotta da Sky Studios e da Viola Prestieri per HT Film, la serie racconta la drammatica e avventurosa storia di Modesta, una ragazza orfana della Sicilia rurale di inizio Novecento che scopre la sessualità e il desiderio di una vita migliore di quella che ha sempre avuto, che la porterà a lottare per la sua emancipazione e la sua felicità, sbaragliando le leggi dei padroni che hanno già scritto il suo posto nel mondo.

Bruni Tedeschi: “La serie non esce in Francia, un paese moralista”

Proprio la Francia, che ha pubblicato il romanzo e che a Cannes è stata il teatro della prima mondiale de L’arte della gioia, oggi rappresenta un caso. Ce lo racconta Valeria Bruni Tedeschi, tra le protagoniste della serie, che in Francia ci vive. “In Italia il libro non è stato pubblicato subito, c’è stata una censura. È uscito in Francia, e grazie alla libertà editoriale è uscito in Italia. Il film in Italia è accolto in modo meraviglioso e in Francia, che è un paese molto moralista, in modo profondamente pericoloso, non riesce ad essere venduto”. Aggiunge Valeria Golino: “la Francia, che doveva essere il nostro interlocutore più organico, è uno dei pochi paesi d’Europa in cui non è venduto, per la scabrosità della forma rispetto al prime time televisivo”.

In Italia siamo più liberi perché non c’è ancora regolamentazione

Va a finire che in Italia siamo diventati più liberi che in Francia? “In reltà siamo rimasti un po’ indietro, ma ciò fa sì che tutto possa ancora succedere perché non ancora regolamentato. Al giorno d’oggi anche dissentire è diventato difficile. Sky è l’ultimo baluardo delle piattaforme, non si è mai posta problemi sui contenuti, semmai sulla forma, non ho dovuto edulcorare nulla”.

Valeria Golino: “Modesta uccide tutte le istituzioni”

La grande forza de L’arte della gioia è la sua protagonista. Una giovane donna ferina, combattiva, sfrontata, e allo stesso tempo piena di grazia e di fame di vita. “Modesta uccide tutte le istituzioni” spiega Valeria Golino. “La famiglia, nel vero senso della parola. Poi la Chiesa, il dogma religioso. E quello che all’epoca era il potere, l‘aristocrazia. Non uccide solo persone, ma tutti i simboli”. “La cosa che qui era imprescindibile e che intercetta il contemporaneo è l’amoralità di Modesta” aggiunge Valia Santella, una delle sceneggiatrici, che prosegue: “a Valeria Golino piacciono personaggi che non si portano dietro il moralismo. Non perché vanno contro la morale, ma perché si costruiscono la morale”.

Tecla Insolia, è nata una stella: “Porto l’incoscienza dei miei 18 anni”

ella gioia L accorgercente della e, che in lmbiano i media e le frontia piacere. credo ormaaesi nel proporre un altro tipoTecla Insolia veste i panni della giovanissima Modesta, protagonista spregiudicata, sensuale e coraggiosa. All’interno di una messinscena curatissima, pulita, quasi geometrica, la Modesta di Tecla Insolia è la variabile impazzita che muta l’ordine prestabilito, che scompagina il tavolo da gioco. Un personaggio che attira la luce su di sé, con due occhi enormi, scuri, magnetici, un volto da cerbiatto ma anche da volpe. “Quello che ho portato di me a 18 anni è stata l’incoscienza” ci ha raccontato. “Ma eravamo in un ambiente totalmente stimolante, in una bolla temporale dove poteva accadere di tutto e noi eravamo liberi di fare tutto, ma avevamo lo sguardo di Valeria che evitava ogni volgarità, che era tutti i personaggi. “Di Modesta ho probabilmente in comune il fatto di conoscere il proprio corpo come strumento di piacere. Credo di essere figlia di consapevolezze raggiunte oggi: l’educazione che ho avuto è quella della conoscenza del proprio corpo. Mi ritrovo nella sua necessità di essere riconosciuta”.

Jasmine Trinca: “Il sesso non è mai compiaciuto, ma è con piacere”

Valeria Bruni Tedeschi interpreta la principessa Gaia Brandiforti. “Il mio personaggio è complesso come gli altri: cattiva, tenera, sola. È vecchia, è giovane” ci spiega. “Era scritto così e non ho fatto che immergermi in questo mare, con Valeria che mi guardava. Un’altra grande presenza nel film Jasmine Trinca nei panni di Leonora, madre superiora del convento in cui Modesta viene accolta ancora bambina. “La sua è una conoscenza che passa dall’esperienza, dall’attraversare la vita” racconta a proposito del suo personaggio. “Non è un caso che madre Leonora, in uno scambio litigioso con Modesta le dica ‘tu non appartieni a questo posto, a questa scatola dove ci mettono’. Leonora è stata messa in quel posto. Ma consegna la libertà a questa ragazza e le dice ‘torna nel mondo’. Con questa fame maleducata, solo così può tornare a una forma di conoscenza. E se non sarà stata conoscenza sarà stata gioia”. “Mi piace come Valeria Golino racconta il desiderio femminile, come racconta il corpo” continua. “Non è solo un corpo che subisce, ma che si afferma. “In Valeria il sesso non è mai compiaciuto, ma è ‘con piacere’”.

Stefano Sardo: “Il compito dell’arte è turbare lo spettatore”

L’arte della gioia è stato scritto da Valeria Golino insieme agli sceneggiatori Francesca Marciano, Valia Santella, Luca Infascelli e Stefano Sardo. È proprio Sardo a fare un discorso molto interessante sul moralismo. “È bruttissimo vivere in un’epoca in cui ci si preoccupa di turbare qualcuno” riflette. “Il compito dell’arte è turbare lo spettatore, metterlo a disagio. Quello che degli adulti si possano sentire a disagio è qualcosa di molto strano. Oggi abbiamo paura di quello che possiamo o non possiamo raccontare, è il contrario dell’arte. Quello che questa storia ha di forte è l’idea che chi è libero va avanti. Nell’assenza di giudizi, Modesta fa cose atroci ma non perde mai la sua bellezza. Chiunque vive liberamente le sue pulsioni cresce. Chi le reprime, con violenza verso sè stesso o verso gli altri, a livello evolutivo soccombe. Se cominciamo a pensare che le nostre pulsioni siano educate è la fine del raccontare. In era di AI gli imbarazzi umani sono le uniche cose che ci rimangono”.

di Maurizio Ermisino