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Nosferatu, presentato a Roma l’atteso remake del film di Murnau. Ma non regge il confronto con i classici e manca la ragione d’essere

di Maurizio Ermisino

Un cinema Barberini oscuro e dark per l’occasione ha ospitato venerdì sera, a Roma, l’anteprima di uno dei film più attesi di queste feste e del prossimo anno, visto che è in uscita al cinema il 1 gennaio 2025. Si tratta di Nosferatu, personale rivisitazione di un grande classico dell’horror diretta da Robert Eggers, regista assurto ad autore di culto dopo tre film (The Witch, The Lighthouse, The Northman) ma anche molto divisivo. Anche questo Nosferatu non mancherà di creare divisioni tra critica e pubblico. Ma di questo vi racconteremo tra poco. Il cinema Barberini, come detto, è stato arredato per l’occasione: luci basse, illuminazione a lume di candela, e un backdrop per influencer con nome e logo del film. In sala, su ogni posto una piccola “bara” di cartone, anch’essa brandizzata, contenente i popcorn.

Willem Dafoe: “È un film originale e personale”

Ma l’accoglienza migliore possibile a stampa, content creator e invitati, l’ha data un perfetto padrone di casa. È Willem Dafoe, attore ricercatissimo da tutti i grandi autori e ormai romano di adozione. Con i suoi modi suadenti e gentili (a dispetto dei molti personaggi inquietanti interpretati sullo schermo) ha salutato i partecipanti all’anteprima (tra cui, ci ha raccontato, c’era la madre), e ha introdotto il film. “Robert Eggers, secondo me, è un regista eccezionale” ci ha raccontato. “Il nostro film è chiaramente ispirato a Nosferatu di Murnau, del 1922. È un film che Eggers ha visto quando aveva solo nove anni. Ed è diventato un’ossessione per lui. Questo film non è un remake. È un film originale e personale. Buona visione”.

Il Nosferatu di Murnau e il Dracula di Bram Stoker

Robert Eggers è sicuramente un regista che sa girare, e anche molto bene. La storia la conoscete.  Siamo in Germania nel 1838: Thomas Hutter e la moglie Ellen vivono nella città di Wisborg. Hutter lavora per Knock, un agente immobiliare che lo manda sulle montagne della Transilvania, nei Carpazi, per finalizzare la vendita di una tenuta con il Conte Orlok. Hutter, dopo essere stato ricevuto da Orlok, scopre il segno delle zanne sul suo collo e capisce che il Conte è in realtà un vampiro. E che il suo obiettivo è la moglie Ellen. La storia, in realtà, è quella del Dracula di Bram Stoker, a cui allora si ispirò Murnau, ma senza detenerne i diritti.

Un film fuori dal tempo

Robert Eggers prende questa storia e la fa sua. Inizia con delle scene in bianco e nero, figlie dell’Espressionismo tedesco degli anni Venti del secolo scorso. Poi torna ad un’immagine a colori, ma con dei toni desaturati: dominano il grigio, il celeste, un verde livido. In altre scene, illuminate da luce naturale, o girate come per sembrare che lo siano, hanno una patina dorata. Si ha la sensazione, durante tutto il film, di stare in una dimensione a parte, fuori da ogni tempo. Non è certo un lo stile di un film degli anni Venti, ma non è nemmeno un film di oggi. È un film che sta da qualche parte tra il 1922 e il 2024, forse a metà, in una terra indefinita. Questo è sicuramente un fatto positivo: è un film fuori dal tempo e dalle mode, un film con una sua personalità. E ha l’ambizione di puntare in altro, confrontandosi con i grandi.

Non regge il confronto con i classici

E questo è anche il grande problema del film. Che, pur spettacolare e intenso, non regge il confronto né con il Nosferatu di Murnau, né con quelli di Werner Herzog. E nemmeno con quello che è forse il più bel film di vampiri di tutti i tempi, il Dracula di Bram Stoker di Francis Ford Coppola. Anche il fatto di conoscere molto bene la storia, e averla vista più volte, non aiuta quando parliamo di un film dell’orrore. Il Nosferatu di Eggers, a proposito, non è un film spaventoso. È piuttosto un film raccapricciante e brutale. Non ha nulla della stilizzazione del film originale, capolavoro dell’Espressionismo tedesco. E non ha neanche il romanticismo del Dracula di Coppola

Un esercizio di stile

Il punto è che il film di Eggers manca proprio di una ragione d’essere, di un perché, di un motivo per cui è stato girato. È una messinscena personale, corretta, efficace, ma rimane un esercizio di stile. Il regista, in realtà, non apporta una chiave nuova, un senso nuovo, un’idea forte al film. Agli appassionati del regista potrà piacere, ed è comunque un buon prodotto di intrattenimento. Uno di quei film da vedere al cinema. Il cast è di alto livello e in gran forma: Nicholas Hoult, Lily-Rose Depp, Aaron Taylor-Johnson, Willem Dafoe e Bill Skarsgård nel ruolo del Conte Orlok, un Nosferatu selvaggio e pericoloso come una belva.