Sembra un po’ la storia di Davide contro Golia questa edizione degli Oscar 2025. È questo che sembra dirci la vittoria schiacciante di Anora, il film di Sean Baker, che porta a casa 5 statuette, tra cui quelle per il miglior film, la miglior regia e la migliore attrice protagonista. Ma va in questo senso anche la vittoria di Flow, il film lettone che ha vinto il premio per il miglior film d’animazione sconfiggendo corazzate come la Disney/Pixar e la Dreamworks, abbonate a questo tipo di premi. È la vittoria del cinema indipendente: non a caso Sean Baker, il protagonista di questa notte degli Oscar, ha ringraziato un certo Quentin Tarantino, colui che quel tipo di cinema lo ha lanciato e lo ha sempre sostenuto e incoraggiato (e che, con il film che ha cambiato tutto, il suo capolavoro Pulp Fiction, l’Oscar più importante non lo ha vinto). È la vittoria del cinema che arriva da altre parti del mondo, non solo l’America, come dicevamo per quel film che arriva da un Paese del Nord Europa. Ma gli Oscar sono stati Davide contro Golia anche per la vittoria, importantissima, del film No Other Land come miglior documentario. È la realtà che, per una volta, ha fatto irruzione nel mondo dei lustrini di Hollywood: è la luce che, doverosamente, viene fatta su Gaza. “La distruzione di Gaza deve finire, gli ostaggi israeliani devono essere liberati. Chiediamo al mondo di prendere misure serie per fermare l’ingiustizia e la pulizia etnica del popolo palestinese”. Sono le parole pronunciate da Basel Adra, Yuval Abraham, Rachel Szor ed Hamdan Ballal, un collettivo israelo-palestinese che ha girato e prodotto il film e ha detto finalmente le cose come stanno, prendendo le parti di entrambi i contendenti. È stato uno dei momenti più forti della storia degli Oscar, vicino solo forse a quel “Bush, shame on you” che Michael Moore gridò dal palco nel 2003, in occasione dell’inizio della guerra in Iraq.
Gli “sconfitti” di questa tornata di Academy Awards del 2025 sono in molti. Sicuramente Emilia Pérez di Jacques Audiard, arrivato forte di 13 nomination, ma poi pian piano sceso nei pronostici e nella considerazione per tutte le polemiche che lo hanno accompagnato: prima quelle su Audiard e gli stereotipi con cui avrebbe raffigurato i messicani, poi per i vecchi tweet di Karla Sofia Gascon, l’attrice protagonista. Il film vince “solo” 2 Oscar, quello di Zoe Saldaña come miglior attrice non protagonista e quello di El Mal come miglior canzone. Sconfitta anche Demi Moore per The Substance, la favorita come miglior attrice protagonista (superata, come detto, dalla Mikey Madison di Anora): ai Golden Globe aveva ringraziato per non essere considerata solo un’attrice da “popcorn movie”, l’Academy, purtroppo, l’ha considerata ancora così. A The Substance solo un premio “minore”, per il trucco. Ma poteva un film che mette alla berlina gli schemi dello show business vincere a Hollywood? Sconfitto o no The Brutalist? Si tratta di vedere il bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto: 3 oscar su 10 nomination sono tanti o pochi? Per molti era il favorito come miglior film si porta a casa le statuette per Adrien Brody come miglior attore protagonista, fotografia e colonna sonora.
Anora vince 5 Oscar
Andiamo allora nel dettaglio, Anora, torna a casa dalla notte degli Oscar con 5 premi: miglior film, regia per Sean Baker, migliore attrice per Mikey Madison, miglior sceneggiatura originale e miglior montaggio. Tutti premi “pesantissimi” che fanno diventare la notte degli Oscar un vero trionfo, come era stato a Cannes, dove Anora era tornato con la Palma d’Oro. Una commedia sorprendente su una sex worker (Sean Baker ha dedicato il film anche a chi fa questo lavoro) che si innamora di un miliardario russo, un film indipendente, è stata una ventata di novità nel mondo di Hollywood. Peccato che – parliamo dell’Italia – la stessa Universal sembra non aver creduto nel film: distribuito due volte, in pochissime sale e per poco tempo. In tanti amanti del cinema ci segnalano che in alcune città d’Italia il film non è mai arrivato e non è ancora in distribuzione su alcuna piattaforma: insomma, l’Oscar del 2025 è un film quasi “invisibile”.
Flow e Io sono qui: Oscar alla Lettonia e al Brasile
Una delle storie più belle di questa edizione degli Oscar è il premio come miglior film d’animazione andato a Flow – Un mondo da salvare di Gints Zilbalodis, che ha sconfitto i grandi studi americani. In gara c’erano Inside Out 2, The Wild Robot e Wallace & Gromit: Vengeance Most Fowl, cioè Disney/Pixar, Dreamworks e Aardman. È il primo Oscar in assoluto per la Lettonia. Ed è la dimostrazione che un’altra animazione è possibile: senza dialoghi, senza personaggi “divertenti”, e con un tratto grafico più accennato, pittorico, senza il fotorealismo spinto dei prodotti mainstream. Flow era candidato anche come miglior film internazionale, categoria nella quale ha vinto Io sono ancora qui, di Walter Salles, film brasiliano di grande impegno civile e politico: un film che in molti, anche quando Emilia Perez sembrava il grande favorito della categoria, pronosticavano come possibile vincitore della statuetta.
I migliori attori
Da sempre tra i premi più attesi ci sono quelli per gli attori. Adrien Brody in qualche modo salva The Brutalist: è suo il premio più importante attribuito a questo film, e l’attore americano vince il suo secondo Oscar, 22 anni dopo quello per Il Pianista di Roman Polanski, vinto nel 2003 a 29 anni (era stato l’attore più giovane a vincere questo premio). Certo, Sebastian Stan, nei panni di un giovane Donald Trump in The Apprentice, non avrebbe potuto mai vincere visto il clima in America oggi. L’attrice protagonista, come detto, è Mikey Madison, che sfrutta l’effetto rincorsa di Anora e batte sul filo di lana Demi Moore. La miglior attrice non protagonista è Zoe Saldaña, una delle poche sopravvissute al tracollo di Emilia Perez: sarà perché è un’attrice già molto inserita a Hollywood e protagonista di alcune saghe importanti, da Avatar a I Guardiani della Galassia? Il miglior attore non protagonista è Kieran Culkin, ex bambino prodigio (è il fratello dell’altra star giovanile, Macaulay Culkin) per A Real Pain. A proposito di premi, Zoe Saldaña si è imposta sulla nostra Isabella Rossellini: la sua interpretazione in Conclave è magnetica, ma davvero molto breve, solo pochi minuti. Conclave ha vinto però l’Oscar per la Miglior sceneggiatura non originale, un premio molto importante.
Dune e Wicked: i premi tecnici
I protagonisti degli Oscar tecnici sono stati Dune – Parte Due, e Wicked, un kolossal di fantascienza e un musical. Dune ha vinto per il miglior sonoro e per gli effetti visivi. Wicked Wicked è stato premiato per la miglior scenografia e per i migliori costumi. Da ricordare il Premio alla memoria Irving G. Thalberg andato a Michael G. Wilson e Barbara Broccoli, proprio nei giorni in cui hanno annunciato l’abbandono del controllo creativo della saga di 007 in favore degli Amazon MGM Studios. Il mondo di James Bond è stato omaggiato con un numero musicale, e il defunto Gene Hackman da un commosso Morgan Freeman. Non sono stati adeguatamente celebrati, invece, David Lynch, Donald Sutherland e Alain Delon.
di Maurizio Ermisino
Tutti i premi
Miglior film
Anora di Sean Baker
Miglior regista
Sean Baker per Anora
Miglior attore
Adrien Brody per The Brutalist
Miglior attrice
Mikey Madison per Anora
Miglior attore non protagonista
Kieran Culkin per A Real Pain
Miglior attrice non protagonista
Zoe Saldana per Emilia Pérez
Miglior sceneggiatura originale
Sean Baker per Anora
Miglior sceneggiatura non originale
Peter Straughan per Conclave
Miglior film internazionale
Io sono ancora qui di Walter Salles
Miglior film d’animazione
Flow – Un mondo da salvare di Gints Zilbalodis
Miglior fotografia
Lol Crawley per The Brutalist
Miglior scenografia
Nathan Crowley (scenografia) e Lee Sandales (arredamento) per Wicked
Migliori costumi
Paul Tazewell per Wicked
Miglior trucco e acconciatura
Pierre-Oliver Persin, Stéphanie Guillon e Marilyne Scarselli per The Substance
Migliori effetti visivi
Paul Lambert, Stephen James, Rhys Salcombe e Gerd Nefzer per Dune – Parte due
Miglior montaggio
Sean Baker per Anora
Miglior sonoro
Gareth John, Richard King, Ron Bartlett e Doug Hemphill per Dune – Parte due
Miglior colonna sonora originale
Daniel Blumberg per The Brutalist
Miglior canzone originale
El mal (testo: Clément Ducol, Camille, Jacques Audiard – musica: Clément Ducol, Camille) per Emilia Pérez
Miglior documentario
No Other Land di Basel Adra, Yuval Abraham, Rachel Szor ed Hamdan Ballal
Miglior cortometraggio documentario
The Only Girl in the Orchestra – La storia di Orin O’Brien di Molly O’Brien
Miglior cortometraggio
I’m not a robot di Victoria Warmerdam
Miglior cortometraggio d’animazione
Dar sāye sarv, di Hossein Molayemi e Shirin Sohani
Premi speciali
Oscar onorario
Quincy Jones
Juliet Taylor
Premio umanitario Jean Hersholt
Richard Curtis
Premio alla memoria Irving G. Thalberg
Michael G. Wilson e Barbara Broccoli