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D’Annunzio tra sogno e realtà, la nuova spy-story italiana di Arnaldo Catinari

Alla Festa della Rivoluzione, presentato alla Festa del Cinema di Roma, racconta la presa di Fiume da parte di Gabriele D’Annunzio nel 1919. Nel cast Maurizio Lombardi, Valentina Romani, Nicolas Maupas, Darko Peric e Riccardo Scamarcio
Valentina Romani

“Tutto ha il suo momento, e ogni evento ha il suo tempo sotto il cielo. C’è un tempo per nascere e un tempo per morire, un tempo per uccidere e un tempo per curare”. È Gabriele D’Annunzio, che ha il volto di Maurizio Lombardi, a declamare queste parole – tratte dalla Bibbia, dal libro dell’Ecclesiaste – subito dopo la presa di Fiume. Stiamo parlando del film Alla Festa della Rivoluzione di Arnaldo Catinari, uno dei nostri grandi direttori della fotografia, da qualche anno passato alla regia. Il film è stato presentato oggi alla Festa del Cinema di Roma, nella sezione Grand Public.  Nel cast ci sono Valentina Romani, Nicolas Maupas, Maurizio Lombardi, Darko Peric (l’Helsinki de La casa di carta) e Riccardo Scamarcio. Il film è liberamente ispirato all’opera letteraria Alla Festa della Rivoluzione di Claudia Salaris ed è prodotto da Fulvio e Federica Lucisano, una produzione Italian International Film con Rai Cinema. Siamo nel 1919. Nell’incandescente clima politico che precede il fascismo, Beatrice, una determinata spia al servizio della Russia, è a Fiume il giorno in cui il vate ed eroe di guerra Gabriele D’Annunzio dà il via alla sua rivoluzione visionaria. Ma proprio durante la festa d’insediamento si trova coinvolta in un attentato alla vita del Poeta-Guerriero. Scoprire quali sono i nemici della rivoluzione è di prioritaria importanza: per Beatrice che è lì per proteggere D’Annunzio, per Pietro, il capo dei servizi segreti italiani combattuto tra dovere e ideali, e per Giulio, un medico, disertore della Grande Guerra, vicino agli ambienti anarchici.

D’Annunzio e l’utopia

Alla Festa della Rivoluzione è un film che prende la Storia italiana degli anni a cavallo tra le due Guerre Mondiali e ne fa un’opera di fantasia, aggiungendo elementi di finzione, un period drama che è soprattutto una spy-story e un action movie. Un po’ una sorta di Bastardi senza gloria all’italiana: un tipo di film che a casa nostra non facciamo mai (ci avevamo provato un paio d’anni fa con Rapiniamo il duce, in chiave più ironica) e già per questo l’operazione è ardita. “È la storia di un poeta che prende una città, Fiume, e ne fa il suo stato ideale” spiega Catinari. “È una spy story, una storia d’amore con un’anima vera, la reale storia di D’Annunzio e del suo tentativo di costruire un’utopia. Siamo alla fine della Prima Guerra Mondiale, un periodo buio per l’Italia, e lui prova ad accende un fiammifero: uno Stato dove tutto è permesso, l’arte è al potere, l’omosessualità è accettata. L’unico riferimento simile in Europa era la Repubblica di Weimar. E anche lì sappiamo come è andata a finire. D’Annunzio viene raffigurato come un protofascista, ma probabilmente non è quello che è stato descritto”.

Tra il buio e la luce

Da grande direttore della fotografia Catinari ovviamente dà una luce perfetta alla storia. È quella luce tra i toni seppia e quelli dorati che, allo stesso tempo, dona al film una cornice d’epoca, un’aura immediatamente “dannunziana” e una seduzione visiva notevole. Gira le scene di sesso come nel cinema degli anni Ottanta. E, una volta nelle segrete, gioca con le luci in arriva dal piano superiore per girare il confronto tra D’Annunzio e il giovane Giulio mettendoli sotto due ideali spotlight teatrali. “È la scena che più incarna la nostra visione di D’Annunzio” ci spiega Silvio Muccino, che è uno degli sceneggiatori del film. “Fotograficamente, dal punto di vista del dialogo della regia, mostra, attraverso il buio e la luce, il sogno e la distruzione del sogno di D’Annunzio. Durante la guerra perde la vista, conosce l’oscurità e sogna la luce. E così conosciamo l’ambizione e la scesa a patti con la realtà. D’Annunzio suggerisce la marcia su Roma passa dall’immaginare il Rinascimento a misurarsi con la realtà. Quando dice ‘bisogna saper agire per il popolo nonostante il popolo’ è il momento in cui il sogno passa alla violenza. E ritorna una seconda notte”.

Ricreare Fiume tra Udine e Trieste

Arnaldo Catinari allora prende la Storia dell’epoca e la trasporta nel cinema postmoderno con varie citazioni, dall’orgia di Eyes Wide Shut all’iniezione di adrenalina di Pulp Fiction. Il suo è un film di luoghi, con Fiume ricostruita in modo molto efficace tra Trieste e Udine. “Abbiamo avuto una disponibilità massima della Friuli-Venezia Giulia Film Commission” ci ha spiegato il regista. “Abbiamo ricostruito il palazzo del Governatorato di Fiume nel palazzo del Comune di Udine e lo abbiamo avuto a disposizione tutto. Anche lo studio di D’Annunzio lo abbiamo girato lì. Non è male concentrare in un’unica location tutte le scene. Tra Udine e Trieste abbiamo fatto un film epico con dei valori produttivi molto alti”.

Maurizio Lombardi, stupore e divertimento

E poi Alla festa della rivoluzione è un film d’attori. Nicola Maupas è il perfetto eroe bello e bravo, che potrebbe stare in un film americano. “Giulio è un disertore, è un medico, dalla sua ha la vocazione di prendersi cura delle persone” ci ha detto l’attore. “Come Beatrice diventa un personaggio lacerato. Le referenze storiche erano poche, si parlava di Brigata Friuli e delle battaglie dell’Isonzo. I costumi per me sono estremamente importanti, un ponte attraverso il quale capire un’epoca. Il mio personaggio ha tanti strati, anche idealmente parte con un’armatura, ma alla fine si libera di questi strati”.  Maurizio Lombardi, uno dei nostri migliori attori, è un D’Annunzio perfetto: il cranio rasato, il pizzo e i baffi bianchi cesellati ad arte, gli occhi suadenti e penetranti, quelli di una volpe, colgono nel segno. “Ho provato stupore e divertimento nell’impersonare un uomo che è tutt’altro di quello che ci raccontano” ci ha confessato.

Valentina Romani, eroina action sorprendente

Ma la sorpresa è Valentina Romani, attrice che abbiamo scoperto con Nanni Moretti e poi con Francesco Bruni, che qui è al suo primo ruolo adulto e anche il primo da eroina d’azione. Gli occhi color giada bistrati di nero, il fisico nervoso, la credibilità che dà al suo personaggio ne fanno l’anima del film. “È stato affascinante interpretare un personaggio dall’identità liquida” ci ha raccontato. “Beatrice è come l’acqua: arriva dappertutto. È un personaggio moderno e multistrato, ha un’evoluzione incredibile: è mossa da una grande fame di vendetta, è rotta, ha delle crepe, ma, attraverso l’incontro con Giulio riesce a riempirle con consapevolezza e trova i sentimenti, quelli che ti tengono in vita quando tutto intorno a te sta cambiando. È stato interessante misurarmi con una sorta di jujitsu”.

Riccardo Scamarcio, un altro ruolo in ‘nero’

Riccardo Scamarcio è Pietro, un personaggio “nero”, come altri che ha già interpretato e sono nelle sue corde. “Ho deciso di fare questo mestiere per avere una pistola, sparare e morire in scena. C’è qualcosa di infantile in questo” ci ha spiegato. “È un personaggio immaginario che ha le sue radici in degli uomini di quegli anni. È di origini popolari, e n questo senso incarna l’inizio del fenomeno fascista, una rivalsa popolare che prende la deriva che conosciamo. È un cattivo: il divertimento è riuscire a rendere credibile un personaggio negativo senza giudicarlo e portare in scena il suo punto di vista”.

Chi era davvero D’Annunzio?

Al di là della riuscita del film, si esce curiosi per aver visto D’Annunzio sotto una luce diversa. È interessante quello che dice Maurizio Lombardi in proposito. “L’arrivo del Rinascimento coincide con la scoperta di dei testi di Costantinopoli tradotti e portati in Italia” ha raccontato. “Così si è usciti dall’oscurantismo del Medioevo. È la scoperta dell’Antica Grecia. Quello che D’Annunzio fa è la scoperta di un’altra Antica Grecia, che verte sul popolo per ritrovarsi. Oggi stiamo vivendo un Medioevo luminoso, c’è una sorta di oscurantismo. E spero che Fiume ritorni a dare una bussola. In quel mondo c’è quello che leggevamo nei libri: la fantasia al potere, l’eguaglianza tra i generi. Era tanto vincente come idea che Giolitti decise di bombardarla”.

di Maurizio Ermisino

Alla presentazione stampa, da sx: Maurizio Lombardi; Arnaldo Catinari, Valentina Romani, Nicolas Maupas