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Aldo Biasi: il pericolo è avere distrutto regole senza averne create nuove migliori. Con il risultato che, anche in comunicazione, la confusione impazza. E fa guardare troppo stretto e tattico. Ma così non c’è crescita

Di che cosa parliamo? Punto di partenza è stata la campagna realizzata per il pd, analizzata a partire dal suo concetto di base, di cui espressione prima sono stati i manifesti, sfociati poi negli spot. Con il comune denominatore strategico a farsi garante della capacità di volare alti, oltre la tentazione di  obiettivi puramente promozionali. Che nel breve possono apparire efficiente risposta al pragmatismo cui è chiamata la nostra era di crisi, ma che nel lungo finiscono per allontanare da scopi di condivisione e di espansione, che solo le visioni sanno generare, chiedendo aderenza a universi valoriali in cui riconoscersi.

Per questo, come ascolterete, questa chiacchierata con Aldo Biasi, va molto oltre i confini concettuali della sopra menzionata campagna politica. C’è in ballo, infatti, l’analisi di quanto sta succedendo alla comunicazione contemporanea. E siccome (quante volte l’abbiamo sentito ripetere) la pubblicità è specchio dei tempi, inutile dirvi che la questione finisce per pesare ben oltre.

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