“Avere un desiderio realizzato può essere più destabilizzante di un’attesa lunga”. È uno dei tanti aforismi, che sembrano usciti dalle pagine di Oscar Wilde o da una sceneggiatura di Woody Allen, che costellano After The Hunt: Dopo la caccia, il nuovo film di Luca Guadagnino, ormai il nostro autore più internazionale, che è stato presentato fuori concorso alla Mostra del Cinema di Venezia e arriva al cinema il 16 ottobre distribuito da Eagle Pictures.
Un regista perfetto per Hollywood
Luca Guadagnino è ormai considerato un regista degno di Hollywood, allo stesso tempo autore e artigiano, artista versatile, con il giusto appeal e il giusto atteggiamento per vivere in quell’industria. Guadagnino oggi lavora costantemente a Hollywood, abilissimo a muoversi in quel mondo, richiestissimo da star e major, rimanendo se stesso, senza dover cambiare il suo modo di essere pur essendo fedele alle consegne e alle esigenze di un cinema molto diverso dal nostro. È un regista star che gira film personali, di cui sente il bisogno, come Queer, e anche film su commissione, come Challengers e questo After The Hunt: Dopo la caccia.
Le passioni: Ivory, Argento, Woody Allen
Guadagnino ha paura neanche di rendere note le sue passioni, i suoi modelli, le ispirazioni. Non ama Fellini, come ha recentemente dichiarato in un’intervista. Ma non è certo un problema. Fin qui ci ha dimostrato di amare James Ivory (è da una sua sceneggiatura che è nato Chiamami col tuo nome), e Dario Argento, il cui Suspiria è stata un’ossessione a partire dal manifesto del film che vedeva da ragazzo. Qui il film, almeno nella prima parte, è un omaggio ad alcuni film di Woody Allen. Guadagnino rende tutto evidente con il font inconfondibile dei titoli di testa in bianco su nero, con quella fotografia calda e pastosa sui toni del bruno, e con la musica, che qui non è però solo jazz.
La musica: Trent Reznor e Atticus Ross, David Bowie, The Smiths, John Adams
La colonna sonora portante è di Trent Renzor e Atticus Ross dei Nine Inch Nails, che avevano già adornato con i loro suoni il precedente Challengers. Ma ascoltiamo anche gli Smiths, David Bowie, Piero Ciampi e John Adams. È spesso musica diegetica, che i protagonisti del film ascoltano mentre parlano bevono, dai loro stereo, dai cellulari, dalle casse dell’impianto di un pub. C’è anche la musica extradiegetica che compone la colonna sonora del film. Le canzoni non sono così preponderanti e dominanti come in Queer, ma sono comunque molto presenti. Spesso fanno a spallate con i dialoghi, vengono suonate in sottofondo tanto che non si sa se ascoltare gli uni o le altre.
Un film parlato
After The Hunt è un film non facile da seguire, almeno all’inizio. È complesso, verboso, pieno di massime e aforismi uno dietro l’altro. È anche qui, in certi dialoghi, che si sente ancora qualcosa di Woody Allen. Man mano che la storia entra nel vivo i dialoghi si fanno più radi, le discussioni brillanti fanno spazio a sfoghi di rabbia, a discorsi rancorosi, a rimorsi e rimpianti, a giochi di potere e di rivalsa.
Una regia funzionale, con molti tocchi di classe
La regia di Luca Guadagnino qui è pulita, lineare, funzionale alla storia. Come abbiamo scritto sopra, siamo di fronte a un autore che sa mettersi a disposizione del racconto e del film. La macchina da presa è soprattutto sugli attori, e lavora per far uscire al massimo le loro emozioni e le loro reazioni. Ma ci sono dei colpi di classe, come quell’indugiare della mdp sulle mani delle due protagoniste, mentre discutono, per far uscire il loro nervosismo. O certi primi piani con i volti che arrivano addosso alla mdp, andando così al limite del fuori fuoco. E, ancora, si sofferma con la camera sugli oggetti. Come quei telefoni a cui, ormai, nessuno sembra più voler rispondere, anche dopo 15 chiamate.
Un grande direttore di attori
È perfettamente a suo agio con le star internazionali. Julia Roberts qui è bravissima a mantenere il contegno, a rimanere fredda e controllata, mentre dentro ha un inferno si sta agitando e la sta consumando. Il suo percorso, in questa storia, è quello di una discesa agli inferi, interiore ed esteriore. La sua nemesi è Ayo Edebiri, giovane attrice afroamericana che dà vita a un personaggio ambiguo dietro la sua apparente condizione di vittima e di ragazza indifesa. Ma è sorprendente anche Andrew Garfield, lontanissimo dalla dolcezza dei ruoli per cui lo abbiamo conosciuto: è cresciuto, ha coperto il suo volto da ragazzino con una folta barba, dà il meglio in alcuni momenti d’ira funesta.
Un film attuale
Ritorna su un tema che è stato al centro del dibattito negli ultimi anni, le molestie sessuali, gli abusi, il #metoo, e smaschera tutto quello che è stato costruito intorno ad esso: l’ipocrisia, le false accuse, le macchinazioni e le manipolazioni. Un tema che è ancora scivoloso e delicatissimo. Il film di Guadagnino non prende posizioni, non ci dà risposte, ma ci va vedere come la verità può cambiare a seconda di dove la si guarda. È anche un film sui rapporti di potere che si instaurano tra le persone.
Guadagnino deus ex machina
È un film intrigante, After The Hunt, anche se non irresistibile. Forse non lo è nessun film di Guadagnino. Ma nessun suo film è banale. E ogni film è avvolgente, in grado di catturare l’attenzione, e ogni volta per motivi diversi. Quando si guarda un film di Guadagnino si ha sempre l’impressione di assistere al film di un autore in grado di tenere saldamente in pugno ogni cosa, di aver dettato con precisione le regole del mondo che ha costruito e dove, da deus ex machina, si diverte a muovere le sue pedine. E si diverte a muovere come pedine anche noi, il pubblico, perché in un suo film riesce a portarci dove vuole. Guardate il film fino all’ultima scena, in quello che non è certo un lieto fine quanto un quieto fine. Dopo l’ultimo dialogo, il film si chiude con un “cut”, cioè con lo “stop” che il regista dà alla fine di una ripresa, una voce che di solito viene tagliata. È come se volesse dirci che, sì, là fuori c’è un regista che è il deus ex machina e che decide lui cosa farci vedere. Oppure è come se volesse dirci che, per quanto nella vita ci affanniamo, soffriamo, litighiamo, viviamo in un’eterna finzione.
di Maurizio Ermisino