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A IF!, grazie ad Air3, è andato in scena ViceVersa: un esperimento socio-cultural-pubblicitario sotto forma di pièce teatrale improvvisata su un canovaccio scritto da Giovanni Caloro e Antonino Valvo. Per sovvertire i ruoli e vedere l’effetto che fa. A parte l’attrice, infatti, nella realtà, nessuno è ciò che qui fa. Brand, Agenzia, Casa di produzione, Regista. Mettersi nei panni altrui (leggerete come la vede il cliente nelle mentite spoglie di regista) può aiutare a capirsi, a fare poi più sistema? E se la pubblicità potesse essere intrattenimento tout court, che ne dite di un Masteradv?

Ne parliamo con Giovanni Caloro, Amarena Pictures, regista Air3 e, assieme ad Antonino Valvo, ideatore ViceVersa.

Ci racconti in pochissime righe l’idea e soprattutto ce ne spieghi il senso, ossia cosa ha voluto comunicare al pubblico? 

“Abbiamo voluto prendere i ruoli chiave del nostro settore (protagonisti Giacomo Pozzetto, executive producer, Giuseppe Campisi, direttore creativo, Gregoire Kaufmann, direttore marketing, Raffaello Dell’Anna, account director. Con Silvia Rubino, attrice), togliere loro la maschera e vedere cosa succede quando si ha la possibilità di dire tutto ciò che si pensa. Un po’ come la figura del folle shakespeariano, che grazie alla sua arte può permettersi anche di insultare il re senza rischiare di venir decapitato, l’account è diventato direttore creativo, l’executive producer è diventato direttore marketing, il regista account. In tali posizioni, già scomode di per sè, i nostri protagonisti sono stati messi sul palco con il compito di girare una scena di prodotto, con tutte le problematiche e gli imprevisti del caso. L’intento primario era far emergere alcune follie tipiche del mondo dell’advertising e divertire il pubblico. A giudicare dalle risate, credo che ci siamo riusciti”.

Mettersi nei panni altrui è spesso il miglior modo per comprendere e allargare le vedute, aumentando poi la capacità dei diversi protagonisti di fare sistema. Quali sono stati i commenti a caldo degli attori?

palco viceversa foto by ida chessa“Innanzitutto ci tengo a ribadire che nessun account è stato maltrattato al ritorno in agenzia, nessun regista si è visto cancellare shooting, insomma sono ancora tutti al loro posto, e non è poco. Al di là del divertimento e del clima da gita, credo che i nostri eroi abbiano colto due occasioni. La prima è stato allontanarsi dal loro solito ruolo (e modo di essere) per guardarsi da fuori, magari notando che alcuni comportamenti che reputavano simpatici o utili non lo sono e la seconda togliersi qualche sassolino dalla scarpa”.

E il vero cliente, Gregoire Kaufman, che nella vita è infatti Commercial & Marketing director Carrefour Italia, cosa ha detto, gli è piaciuto fare il regista?

“Visto che l’ho chiesto direttamente a lui, ti cito le sue testuali parole: Mi ha colpito moltissimo provare in prima persona una cosa che di solito o non mi arriva, o viene ben celata, cioè – almeno in questo caso molto esagerato – la differenza di obiettivi, il non allineamento fra logiche del regista, dei creativi, del budget… quando arrivi sul set non è più il tempo di fare riunioni, di parlare, di discutere; le esigenze tecniche e organizzative hanno la meglio e bisogna portare a termine la giornata di riprese. E’ stata un po’ una tragedia greca, tante teste diverse, tutte nello stesso posto a cercare di terminare un compito, ognuno con le sue peculiarità, ma credo che abbiamo ben trasmesso il nostro divertimento nel metterci nelle scarpe degli altri!”.

Lo spettacolo avrà un seguito, insomma, cosa ne sarà di questo format? 

“Nello specifico di questo format si sono aperte un paio di strade, più corporate, se vogliamo, ma in realtà il successo della serata convince sempre di più che questo settore sia talmente allegramente matto e sopra le righe da poter risultare interessante anche fuori sé stesso, insomma per il grande pubblico. Cosa sarebbe un Boris della Pubblicità? O un Masterchef per Copy&Art? Ci stiamo lavorando”.

Igor Sibaldi, sempre a IF! durante il suo speech sulla disobbedienza, specie a sé stessi, quale must per la  creatività, ci ha detto che è utile pensare a chi si ‘detesta’ e immaginare come si comporterebbe lui. Odi atavici a parte, mi sembra che viceversa faccia bingo, che dici? 

 “Assolutamente bingo, anche se di odio non ne ho sentito neanche una briciola, nè in prova, nè durante o dopo lo spettacolo. Uno dei finali possibili prevedeva uno speech da parte di uno dei nostri eroi. Il messaggio fondamentale era che al di là della catena gerarchica brand – agenzia – casa di produzione e dei vari termini tecnici, a volte ci si dimentica che la comunicazione si fa da persone ad altre persone, che il target è pur sempre un essere umano, come d’altronde lo sono il direttore marketing, l’account, l’assistente truccatrice o il runner. Più che in chi si detesta, trovo sia fondamentale per ciascuno immedesimarsi nell’altro, in chi si ha dinanzi, solo così possiamo evolvere”.