Prodotta da Groenlandia e diretta da Matteo Oleotto e Letizia Lamartire, sarà disponibile in streaming dal 21 maggio. Dentro il nome di quella chat, Maschi Veri, e tra chi ne fa parte, c’è dentro di tutto: goliardia universitaria, pregiudizi sulle donne, orgoglio machista. E chi sono allora questi “maschi veri”? Mattia (Maurizio Lastrico), Massimo (Matteo Martari), Riccardo (Francesco Montanari) e Luigi (Pietro Sermonti), quattro amici sulla quarantina che, in un mondo che prova a cambiare verso la parità sociale e di genere, si ritrovano – loro malgrado – ad affrontare i propri pregiudizi e le conseguenze inaspettate che derivano dal doversi mettere in discussione.
Una serie che ci riguarda tutti
Perché, come ha detto una volta qualcuno, anche se pensate di essere sempre stati corretti verso le donne, riflettete e troverete dei momenti in cui non lo siete stati. Il senso della serie è tutto nelle parole di Pietro Sermonti. “Quando tu usi una parola non devi chiederti se piace dirla a te, ma se piace all’altra persona. Questa gentilezza come atto politico è un balsamo. Quella parola, che a noi piace tanto come maschi, chiediamoci dove arriva, se fa male”. Ma ascoltate anche le parole di Maurizio Lastrico. “Il maschilismo tossico c’è anche in quelle persone che credono di esserne assolutamente avulse, che leggono l’Internazionale, che si documentano e pensano di dire agli altri come si devono comportare. Spero che chi guarda la serie riesca a ridere ,a anche a mettersi in discussione”.
I quattro maschi iniziano una terapia di gruppo
Ognuno di loro si trova lì per qualche motivo. Massimo è il dirigente di una tv e ha perso il lavoro per un’idea sessista. Mattia, guida turistica, si trova a confrontarsi con una giovane donna, la figlia, che ha deciso di stare da lui invece che con la mamma. Luigi ha dei problemi di intimità con la moglie – hanno due figli e non sono mai da soli – e vuole provare a ravvivare il loro rapporto. Riccardo, macho molto tradizionalista, si sente dire dalla moglie che vorrebbe ‘allargare’ la loro relazione. Il Massimo di Matteo Martari è il maschilista involontario: lo è senza rendersene conto, ma il suo retaggio è quello. Il Riccardo di Francesco Montanari è il maschio alfa volutamente maschilista e becero, secondo lui grande amatore, che tradisce la compagna, ma ha un sussulto se lei vuole condividere la relazione con un altro. Il Mattia di Maurizio Lastrico è invece il maschio consapevole, corretto, o almeno lui crede così. Ma non lo è abbastanza, soprattutto in confronto alle idee delle nuove generazioni. Il Luigi di Pietro Sermonti è il classico maschio sopraffatto dall’età e degli eventi. Ogni personaggio, nella serie, ha un contrappasso, un cambio di prospettiva, un ribaltamento dei ruoli e dei punti di vista.
Maschi Veri è la versione italiana di una serie spagnola, Machos Alfa
A scrivere la versione italiana sono Furio Andreotti e Giulia Calenda (insieme a Ugo Ripamonti), gli sceneggiatori di Come un gatto in tangenziale e, soprattutto, di C’è ancora domani, il film che ha provato a denunciare il patriarcato e ha giocato sugli stereotipi per abbatterli. Maschi Veri, in modo diverso (la classica serie dal taglio comedy, con episodi da 30 minuti) prova a fare una cosa del genere. “È un po’ il nostro campionato” commenta Andreotti. “Ci piace lavorare su questo. Anche con il cinema cerchiamo di parlare di argomenti importanti e portarli alla commedia, che per noi è la Commedia all’Italiana: l’idea di quel maschio alla Manfredi, Gassman, Mastroianni, Sordi, è quel tipo di maschile con cui ti puoi divertire”. “Più importante è il tema, più la commedia funziona” aggiunge Giulia Calenda. “E qui il tema è altissimo. Io ho dei figli maschi e fanno tanta fatica ad andare dietro a queste donne velocissime. Questi uomini hanno donne che amano, ma non riescono a star loro dietro”. Gli sceneggiatori hanno adattato lo script al nostro contesto culturale, con dinamiche e riferimenti più vicini al pubblico italiano.
Una lente sul come sono i rapporti tra gli uomini
“Quello che esce dalla serie è la nostra incomunicabilità” fa notare Maurizio Lastrico. “Tra maschi parlare delle problematiche è raro, è sempre sublimato dalla battuta. Qui c’è una in cui, solo con gli occhi, ci si dice: mi dispiace per te”. “Bisognerebbe che gli uomini avessero meno paura di essere fragili e imparassero a farsi aiutare” riflette Pietro Sermonti. “La parità è stata rapidissima, è avvenuta in due generazioni. Ma è tanto normativa e poco di sostanza. Per me una società che funziona bene è quella in cui una donna di notte non ha paura di tornare a casa da sola”.
Le partner dei protagonisti non sono figure di supporto
Sono dei personaggi con una loro forza, capaci di ribaltare le aspettative e mettere in crisi i modelli maschili tradizionali. Tutte bravissime, Thony, Sarah Felberbaum, Laura Adriani, Alice Lupparelli, con Corrado Fortuna e Nicole Grimaudo. Anche tra i registi, accanto a Matteo Oleotto, c’è una donna, Letizia Lamartire, che viene da una storia al femminile come La legge di Lidia Poët. “Anche se sembrano due mondi diversi, c’è un filo conduttore tra questi due progetti: è l’imposizione della società sui ruoli” commenta la regista. “Lidia è una super protagonista femminile, che lotta contro gli incastri di un femminile in un mondo patriarcale. Ho dovuto gestire gli effetti che questa decostruzione, anni dopo, ha sugli uomini. Questa serie, a prescindere da uomo e donna, racconta uno smarrimento. Che dà una grande possibilità: qui raccontiamo il momento in cui puoi decidere davvero chi essere”.
di Maurizio Ermisino