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Storie di ‘Made in Italy’. Vi presentiamo la Vittorio Martini, azienda bolognese di strumenti per la misurazione, il disegno e la scrittura che, nonostante un nome maschile, attraverso 151 anni di storia, oggi, alla sua quarta generazione, è ‘femmina’ al 100%, Grazie a Barbara Borsari e Tiffany Melchioni, madre e figlia, rispettivamente mente creativa e spirito commerciale del brand

C’è chi con loro ha condiviso emozioni e grandi sfide, chi ci ha passato le notti, chi le tiene sempre in borsetta e chi non potrebbe vivere senza averle alla scrivania. Sono le squadrette da disegno di Vittorio Martini, un nome maschile per una storica realtà del ‘made in Italy’ specializzata nella produzione di strumenti per la misurazione, il disegno e la scrittura, oggi declinata tutta al femminile e che, dopo 151 anni di attività, continua a definirsi ‘creatore di giochi per grandi che lavorano’.

Veniva fondata a Bologna nel 1866 dal Cavaliere Vittorio Martini. E di strada ne ha fatta. Dalla menzione del IX Congresso degli Ingegneri e Architetti italiani, nel 1889 per la qualità del prodotto, alla Medaglia d’Oro, dieci anni più tardi. Selezionata dall’Osservatorio Permanente del Design per Adi Design Index 2013, in occasione di Expo 2015 viene inserita fra le 15 aziende più prestigiose e rappresentative del ‘Made in Italy’ e, nello shop di Palazzo Italia, presenta una collezione in edizione limitata in co-brand ‘Orgoglio Italia’. Sino ad arrivare a quest’anno, quando è stata scelta dal Salone del Mobile di Milano come partner per creare la propria collezione. Ne parliamo con Barbara Borsari e Tiffany Melchioni.

Come nasce una vostra collezione?

Tiffany Melchioni e Barbara Borsari
Tiffany Melchioni e Barbara Borsari

“Tendiamo a fare qualcosa che ci piace, che ci stimola, pensando a un prodotto che parli da sé, che sia scelto per quello che trasmette. Il marchio serve poi, a fornire informazioni e dare garanzia di qualità, ma è il prodotto che deve catturare l’attenzione. E deve essere divertente per noi e quindi deve provocare. Gli oggetti devono far nascere sensazioni, pensieri, riflessioni. Con la penna si deve creare un legame emotivo. Ad esempio, guardando la Gothier, penna dalle linee flessuose ispirata al corpo di una donna, è istintivo fantasticare su come potesse essere quella medioevale che l’ha ispirata, così forte, ma pure sensuale.

Creare collezioni è come vivere vite diverse, è come quando camminando per strada e vedendo le luci accese alle finestre altrui immaginiamo chi le abita. Ecco, succede così quando pensiamo a chi utilizzerà i nostri prodotti. E’ la voglia di giocare con i nostri clienti, di coinvolgerli. La crisi economica che abbiamo vissuto ha portato tutti a soffermarsi. Si osserva più, si valuta, si rallenta il ritmo delle scelte. La nostra filosofia, la nostra ‘mission’, è proprio questa, rallentare il tempo, far sì che il prodotto rapisca l’attenzione, che si voglia incontrarlo, conoscerlo, che si sia curiosi di ascoltare la sua storia. In un certo modo che ci si prenda una boccata di libertà dalla frenesia, dalla tecnologia, dai ritmi compulsivi, dalla fretta, dalla superficialità.

Ogni collezione nasce perché vogliamo anche raccontare qualcosa che faccia conoscere e apprezzare la qualità che sa esprimere l’Italia, dai materiali all’artigianato, sino alla nostra arte”.

Madre e figlia che lavorano insieme, non è scontato sia semplice, eppure tra voi traspare grande complicità e allegria. Quale la ricetta? 

“Ricordo che quando iniziai a lavorare per Vittorio Martini c’era ancora mio nonno. Tutto quello che cominciavo a fare veniva da lui puntualmente disfatto così, dopo qualche mese, per salvare il rapporto interpersonale, decisi di lasciare l’azienda. Con mia figlia è tutto diverso, pur avendo ognuna responsabilità specifiche, ci confrontiamo spesso e condividiamo l’idea che l’azienda è fatta da e di tutti”.

“Il ruolo commerciale è molto divertente, mi entusiasma -interviene Tiffany – la parte creativa è l’anima dell’azienda, ma gli incontri col mondo dei clienti sono la mia vera passione. Mi piace raccontare i nostri prodotti, come sono nati, trasmettere la bravura degli artigiani che lavorano con noi e la passione di Vittorio Martini per ogni singolo dettaglio, dalle finiture degli oggetti alla particolarità dei materiali, fino alla cura del packaging e ai nomi dei prodotti che, tutti insieme in azienda, ci divertiamo ad inventare.

I ritmi sono sostenuti e le cose da fare tante, ma fiducia e rispetto non mancano mai e poi, noi due insieme, ridiamo molto e riusciamo quasi sempre a sdrammatizzare i problemi. Anche quando i tempi stringono e l’unico scopo è quello di consegnare per tempo gli ordini, si tratta di discussioni proficue, per obiettivi comuni”.

Eva Brischi