Youmark

Start Up, il futuro ‘giovane’ in cui credere. Vi presentiamo Pan Pan: l’app per smartphone che ti fa creare la tua social information su misura, chiedendo direttamente a utenti selezionati di rispondere a domande precise, su una determinata area geografica. Un esempio? Che in Ucraina fosse stata issata la bandiera russa, Pan Pan lo ha saputo prima dei media. Non a caso, investitori privati hanno voluto metterci ben 600.000 euro

Che sono una bella cifra, specie in considerazione dell’avanzamento del progetto. All’epoca del sì, infatti, c’era solo un prototipo. Ma l’idea si era già fatta notare, guadagnando, tra il resto, un articolo su la Stampa di Torino, quale progetto selezionato da Changemakers For Expo Milano 2015 (sono state 583 le richieste provenienti da 21 Paesi) e vincitore della call for ideas di Telecom Working Capital. E proprio quel pezzo fu il tramite all’universo degli imprenditori.

Come a youmark racconta Antonino Famulari, uno dei tre founder Pan Pan (tra l’altro il più ‘vecchio’ nei suoi 29 anni, contro i 24 di Walter Bellante e Michele Spina), nonché  ad e presidente del Cda dell’omonima spa. Messinese. Caratteristica da non sottovalutare, anche perché, almeno per il momento, l’idea di spostare la sua start up dalla Sicilia non gli passa nemmeno per la testa, avendo scelto Catania quale sede (per la verità, però, ora Famulari si trova a Parigi, dove sta per completare un dottorato di ricerca sulla Protezione della Privacy in Internet, come potrete leggere nel suo cv, a coda dell’intervista).

Partiamo da zero, cosa consigli a chi ha un’idea e vuole realizzarla?
“Identificare l’acceleratore d’impresa giusto, quello che ti può dare quanto stai cercando, si tratti di tecnologia, cultura del business, aggancio con il mercato. Noi, ad esempio abbiamo seguito tre percorsi: HEC Paris (Challenge+), Changemakers For Expo Milano 2015 e Telecom Working Capital”.

In quanti siete oggi?
“Una quindicina. Noi tre fondatori, sette dipendenti e altre cinque entità, tra advisor e partner”.

Un team che rispecchia appieno l’agilità richiesta alle nuove strutture organizzative. Fluide, anzi liquide se non gassose, per riuscire a farsi parte del cambiamento in atto, per plasmare l’idea sui nuovi stimoli che via via arrivano, giusto?
“Assolutamente. L’idea, infatti, sicuramente è basilare, deve ispirare e avere potenziali, ma la bravura è saperla modificare in base agli input di evoluzione che ti arrivano dal mercato. Ed è per questo che le grandi aziende spesso incontrano problemi. Non perché all’interno non ci siano spunti innovativi, ma perché la loro realizzazione diventa troppo lenta a causa di gerarchie e burocratizzazione”.

Quindi, il destino delle nuove aziende sarà quello di non crescere, di non appesantire le proprie strutture organizzative e gerarchiche?
“Basta sbirciare come si stanno muovendo i big. Pensate all’acquisto da parte di Twitter di Vine, avvenne contestualmente al lancio. Quindi, più che per business, perché era interessante quel gruppo di persone”.

In effetti, parliamo di gente più che motivata. Tu, ad esempio, quante ore lavori al giorno?
“Difficile rispondere. Quando crei una start up, devi volerlo sopra ogni altra cosa. Come dire, la tua testa è sempre lì. Ovvio che le grandi aziende sognano di potersi accaparrare persone così motivate”.

Magari Twitter acquisterà anche Pan Pan? Tra l’altro, scusa, non è proprio l’integrazione con Twitter, unitamente all’identificazione dei migliori risponditori che rende la vostra piattaforma differente dalle altre?
“Esatto. Magari venisse un giorno inglobata  in Twitter. A proposito, vale la pena di sottolineare che Pan Pan contatta automaticamente gli account Twitter istituzionali se presenti”.

Ma quel è il vostro modello di business?
“Sappiamo chi sta cercando cosa, dove e quando. Tra l’altro, sulla base di dati pubblici. La risposta viene da sé, l’advertising. Anche se non pensiamo ad accordi one to one, piuttosto a macro contratti con Google o con realtà specifiche, ad esempio stiamo parlando con Uber. Ma per il momento (il lancio vero e proprio è avvenuto appena lo scorso 27 dicembre) tutti i nostri sforzi si concentrano sugli utenti”.

 Marketing, dunque?
“Marketing, a partire dal prodotto. Entro fine mese esordirà la nuova versione dell’Ask in unica schermatura. Dobbiamo rendere il servizio sempre più friendly e al contempo far sì che entri nelle abitudini quotidiane dell’utente. E qui servono investimenti, perché la viralità si innesca solo dopo che hai raggiunto una certa massa critica. Ad esempio, abbiamo testato una mini campagna da qualche centinaia di euro via Twitter in Ucraina. ‘Tutto il mondo si chiede cosa sta succedendo lì.  Solo voi potete dircelo’, fu il messaggio. E ha funzionato. Non siamo che all’inizio.  Ma già per il prossimo ‘Fuori Salone’ milanese, Samsung, che è uno dei nostri partner, ci aspetta al varco. Per non parlare di Telecom e dell’Expo. Ricordando che già oggi l’app funziona a meraviglia, con un rendimento di risposta pari al 99-100%”.

Immagino tu sia soddisfatto, ma anche di come l’universo start up trovi terreno fertile in Italia?
“Molte cose stanno cambiando. Non siamo arrivati, ma nella giusta direzione. Tre sono gli elementi per avere successo. Trovare i talenti giusti, in Italia ne abbiamo non pochi, dunque non è un problema. Trovare i capitali, qui tutto fa l’idea e, ovviamente la relazione, il contatto. Infine, come dissi all’inizio di questa chiacchierata, identificare i giusti mentori, chi ha già fatto impresa e può diventare il tuo punto di riferimento”.

E’ molto importante il saper fare impresa, vero? Ma come mai lo ribadisci con tanta veemenza, proprio qui in Italia, il paese delle pmi?
“Perché la nostra università lì pecca. Non a caso, se andate ad analizzare il tessuto imprenditoriale nostrano c’è un buco generazionale. La scuola deve abituare, non tanto e solo alla competenza tesa alla ricerca di un posto di lavoro, ma alla capacità di costruire la propria azienda”.

Ammettiamo che l’Italia e la scuola facciano il loro dovere, ai giovani cosa suggerisci di fare?
“Scegliere il loro indirizzo sulla base della motivazione, della passione. Sorrido quando sento consigliare percorsi di studio sulla base delle opportunità di mercato. E’ vero, oggi più che mai la tecnologia è indispensabile. Ma io, piuttosto di un ingegnere mediocre, assumo un laureato nella tanto bistrattata comunicazione, che l’abbia scelta perché è quanto più di altro lui nella sua vita vuole fare. Non dimentichiamo che le start up hanno bisogno di tutto. Ma specialmente del top”.

Chi è Antonino Famulari
29 anni, ad e presidente Cda PanPan S.p.A. Laurea triennale in ingegneria informatica all’Università di Messina, laurea specialistica in ingegneria delle telecomunicazioni all’Università di Pisa. Esperienze lavorative in consulenza (Elis Consel, presso Telecom Italia) e nella ricerca (presso l’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare). Attualmente in procinto di completare un PhD sulla Protezione della Privacy in Internet presso il Telecom ParisTech (Parigi), con label in Innovation and Entrepreneurship dell’European Institute of Innovation and Technology (programma Europeo Eit Ict Labs). Formazioni in business administration e business development presso Elis (Consulting Academy), Enpc Mba Paris (Doctoral Program of Management) e, soprattutto, Hec Paris (Challenge+). Ha vissuto a Messina, Catania, Pisa, Roma, Torino, Milano e Parigi.

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