Non c’è più un’unica direzione, con qualcuno che vince. Gli opposti coesistono (dentro e fuori il sistema, agenzie grandi e piccole, network e indipendenti, media tradizionali e innovativi) e ognuno deve costruirsi la sua visione tenendo i pezzetti che più convincono. Sapendo ascoltare. Ipotizzando anche la nascita di una nuova figura. Un consulente, o agenzia, di riferimento, perché i brand torneranno a sentire l’esigenza di riferirsi a un unico interlocutore capace di orchestrare le differenti voci delle realtà con cui collaborano.
Anche perché quel che conta oggi è il cosa, non il come e la comunicazione deve entrare nel merito (non si concorda però con il Grand Prix di questo Cannes), trasformandosi da carta da parati a fondamenta dell’edificio che intende costruire. Interagendo con il dna stesso di prodotti, marchi, servizi. Dimenticandosi pure dei numeri del mercato. Ok, è atteso un -8, -10%. Ma ci sono il 90% di opportunità in più. A fare paura è la paura, l’immobilismo, l’incapacità di decidere con lucidità e distacco.
Al microfono di youmark Pino Rozzi, ceo e direttore creativo esecutivo 1861united