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Perché il Festival di Sanremo non è il nostro Super Bowl? Luca Scotto Di Carlo: l’attitudine al cambiamento caratteristica dei Paesi anglosassoni e la capacità di far evolvere un evento per allargarne sempre di più l’audience fanno la differenza

Sanremo e Super Bowl?

“Seguo il Super Bowl da 30 anni, sono un grande appassionato di football americano. Ho anche giocato per diversi anni e quindi ho seguito tutte le evoluzioni, dai cambi di regolamento per rendere la partita più avvincente all’halftime show. Credo che la differenza stia proprio in questo: l’attitudine al cambiamento caratteristica dei Paesi anglosassoni e la capacità di far evolvere un evento per allargarne sempre di più l’audience.

E non l’hanno fatto da un giorno all’altro, ma introducendo varianti, innovazioni e migliorie nel corso degli anni. E’ stato un processo lungo e lento che ha portato gli spazi pubblicitari a passare da 38.000 dollari a svariati milioni l’uno. Ecco, guardando Sanremo questa voglia di cambiamento e di allargamento della base spettatori non si percepisce. E’ una scelta: o alzi l’asticella ogni anno e diventi sempre più di richiamo o resti dove sei e continui a rivolgerti più o meno alle stesse persone”.

Luca Scotto Di Carlo, Creative Partner M&C Saatchi