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Osservatorio Unicom sulla comunicazione politica, la ricerca inaugura una metodologia di indagine che mette a confronto fruitori e creatori della comunicazione

L’Osservatorio Permanente sul Cambiamento della Comunicazione di Unicom (Opcc) ha visto  2000 consumatori e 26 agenzie di marketing e comunicazione confrontarsi sul tema della comunicazione politica, on l’obiettivo di indagare il ruolo dei media, capire come sfruttare i canali a disposizione e come impostare le future strategie comunicative.

Dalla sua nascita, l’Opcc ha impostato il proprio lavoro sulla realizzazione di studi e analisi prevalentemente teorici, ma grazie al contributo di nuovi membri del comitato di coordinamento, della squadra dei tutor di settore e del comitato scientifico, oltre alla competenza della società di ricerche EMG-Acqua group guidata da Fabrizio Masia (nella foto), è stato possibile trasferire il tavolo di discussione dalla opinione di esperti al dato empirico e alla conseguente analisi e discussione. Questo grazie ad un panel di oltre 2000 consumatori messo a disposizione da EMG Acqua, costituito non solo da comunicatori, ma anche da persone con interessi ed esperienze professionali in contesti sociali diversi, che rappresentano il mercato italiano nel suo complesso.

Spiega Masia nella nota: “Il vantaggio di questo tipo di analisi consiste nel poter mettere a confronto la percezione dell’opinione pubblica con il vissuto degli addetti alla comunicazione, in modo tale da consentire a questi ultimi nel tempo di cogliere, con sempre maggior precisione, le legittime aspettative del cittadino, sia nella sue veste di consumatore sia nella sue veste di elettore”.

Lo studio in oggetto si concentra sulla comunicazione, in particolar modo, sulla comunicazione politica, alla luce dei fatti recenti quali il referendum in Italia dello scorso 4 dicembre, le elezioni presidenziali negli USA, e quanto avvenuto  nel Regno Unito relativamente  alla  Brexit.

Il risultato primario – indicatore dell’attuale contesto storico – descrive un’Italia disgustata e sempre più lontana dalle vicende politiche.

Il 32,3% degli italiani si dichiarano disinteressati, se non addirittura disgustati dalla politica (21,5%), mentre solo il 13,9% si sentono concretamente impegnati o comunque propensi a informarsi sui fatti della res publica.

Commenta Roberto Amarotto, coordinatore dell’Osservatorio: “Colpisce il dato che il 78% degli italiani che consultano il web per informarsi sulla politica, utilizzino Facebook; ma dovendo scegliere tra tutte le fonti di informazione, il 50,3% degli intervistati indica ancora il telegiornale. Un evidente contrasto mediatico che i comunicatori devono tenere in conto nelle loro strategie”.

 Questo ormai diffuso atteggiamento si ripercuote nel progressivo passaggio degli italiani dalle radicate categorie politiche a un posizionamento non ideologizzato che li vede tra i non collocati politicamente.

Una situazione aggravata da una scarsa acquisizione di informazioni, che vede soprattutto nelle notizie poco approfondite dei telegiornali il cardine informativo: circa il 23,8% di individui non si informano mai.

Anche la comunicazione sul web è considerata superflua, poco utile per il 31,3%degli intervistati. Solo il 43,2% la considera al massimo un’integrazione dell’informazione tradizionale.

Riguardo al futuro della comunicazione politica sul web, quasi il 40% del campione ha esitato ad esprimersi, mentre il 36,6% ritiene che internet diventerà più rilevante della televisione; ciò conferma, anche se ancora timidamente, la tendenza allo sviluppo del digitale per la comunicazione politica sulla rete.

Le agenzie, si presentano, invece, in modo completamente differente rispetto alla popolazione. Il comunicatore è maggiormente ideologizzato e interessato ai fatti della politica; di fatto fa registrare circa 61,5% di attenzione ai siti internet, con approfondimenti a letture di notizie politiche. Per i comunicatori, quindi, internet è utile per circa un’agenzia su quattro ed è una buona integrazione dell’informazione tradizionale per il 55,7% degli intervistati. La maggioranza assoluta delle agenzie sostiene difatti che il futuro della comunicazione politica è sul web.