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L’Italia che innova. Voce alle start up: Tonki, in super sintesi, cornici in cartone riciclato. In effetti, un’idea, che nasce per amore, si sviluppa online, allarga all’arte e sbocca pure off, stregando brand agenzie e aziende e divenendo nuovo modo per comunicare. Mentre si inaugura pure l’espansione all’estero, a partire dall’Olanda

Il tutto grazie a una storia bizzarra, nata per caso in un pomeriggio londinese. Ce la raccontano i due fondatori, Alessandra Renis e Ruggero Frigoli, coppia nella professione e nella vita

“Era il 2012, volo super economico, zaino in spalla e via per fare una sorpresa alla mia fidanzata. Mi piace fare l’autostop, recupero un pezzo di cartone e ci scrivo ‘147 Kilburn High Rd’. Finalmente si ferma un camionista che mi porta a destinazione. Durante il viaggio piego il pezzo di cartone e lo metto nello zaino. Ho deciso che lo regalerò ad Ale in ricordo di quell’avventura. Arrivo a casa e le porgo la sorpresa, lei ci appiccica una nostra foto. Da lì a poco avremmo deciso un nome per questo oggetto e la nostra vita non sarebbe più stata la stessa. Infatti, abbiamo messo online il sito il 7 ottobre 2012 e già dal primo giorno i risultati sono stati ottimi”

 Schermata 2014-04-14 alle 20.15.49Alessandra e Ruggero, con il vostro amore ad averci messo lo zampino. Ma prima che facevate?
“Alessandra è ex agente di viaggi e appassionata di fotografia, io laureato in Scienze di Internet e appassionato di stampa. Un mix-bomba per dare il via a un progetto come Tonki”.

Come ce l’avete fatta, chi, o cosa, vi ha dato una mano?
“Premesso che ‘avercela fatta’ è una parola grossa, visto che la strada è ancora molto lunga prima di poterla pronunciare, pensiamo che alla base di tutto ci siano la fatica e i sacrifici che abbiamo fatto e continuiamo a fare. In un paese dove i giovani imprenditori non vita facile, credo che il più grande ringraziamento vada alle migliaia di persone che hanno creduto in Tonki sin dal primo giorno, che continuano a scriverci mail incoraggianti e che ci danno consigli su cosa migliorare del nostro prodotto”.

Bene, veniamo allora a lui, quel è il cuore del vostro progetto? 
“E’ la passione. Senza, sarebbe impossibile sopportare le fatiche necessarie per creare un’azienda da zero”.

E il modello di business?
Il sito è il canale di vendita principale. Chiunque può caricare le proprie immagini e ricevere a casa Tonki personalizzati in pochi giorni. Presto apriremo anche una gallery in cui si potranno acquistare Tonki d’artista. Da qualche mese abbiamo iniziato a lavorare pure offline, brand, agenzie di comunicazione e architetti vedono in Tonki un modo nuovo e originale per comunicare con le immagini, allestire i propri spazi o creare attività social e viral”.

Oggi a che punto vi sentite, quali i problemi o le opportunità da risolvere o sfruttare?
“E’ un momento magico. E’ passato più di un anno e mezzo da quando siamo partiti, le vendite continuano a crescere esponenzialmente e in questi giorni apriremo ufficialmente Tonki Olanda, sperando sia il primo passo dell’ampio processo di internazionalizzazione che abbiamo in mente”.

Avete dei competitor, cosa offrite di più e di diverso?
“Credo che l’Italia abbia due grossi vantaggi, il primo è la scarsa concorrenza presente in molti settori, il secondo sono la creatività, la fantasia innata e la capacità di pensare fuori dagli schemi. Tornando alla domanda, nel nostro paese non abbiamo molti concorrenti diretti, mentre a livello europeo ci sono alcune realtà interessanti che sfidiamo con prodotti creativi”.

Quanto tempo date alla vostra startup per  vincere sul mercato e cosa deve realizzare, insomma, sarà un successo se…?
“Dal punto di vista personale, sentiamo di aver già vinto per il solo fatto di vedere che la nostra idea si trasforma in un oggetto che un sacco di persone vogliono. Non c’è soddisfazione paragonabile! Dal punto di vista del business, invece, non credo arriverà mai il momento in cui poter dire ‘abbiamo vinto’. La sfida è continua e gli sfidanti sempre dietro l’angolo, dovremo essere bravi a innovarci ed esaudire i desideri delle persone che ci seguono”.

Statisticamente, tra gli startupper sono più quelli che ce la fanno con la prima idea, dunque che hanno l’idea del secolo, o la forza sta nell’avere nel cassetto diverse?
“L’idea del secolo esiste, ma non arriva mai come prima. Qualsiasi storia di successo è preceduta da alcune cadute che, nei casi più fortunati, spingono a migliorarsi e aggiustare il tiro. Semplicemente, nessuno ci tiene a raccontare delle volte che ha fallito. Dal canto nostro, ci stiamo provando quasi da dieci anni e questa è la quarta volta che ripartiamo. Chi sa che non sia quella buona”.