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Leo Burnett: a gennaio due ricerche globali per aiutare i clienti a essere HumanKind. Perché le marche devono fare i conti con la società civile, che a loro chiede di scendere in campo

Si chiamano PeopleShop e Quotient e sono i nuovi strumenti dell’approccio HumanKind che esordiranno da gennaio, ma di cui ieri, a Milano, in occasione della Settimana della Comunicazione è stata data anticipazione alla stampa.
Il primo è una ricerca qualitativa e quantitativa su comportamenti e abitudini di più di 13.000 shoppers in Italia, Spagna, Francia, Germania, Uk, Usa e Canada, su 25 categorie. Se ne ricavano sei archetipi corrispondenti a descrizioni di persone diverse, con differenti forme mentis, bisogni, nonché canali usati per ogni fase del rispettivo shopping.
Il secondo, una quantitativa globale su una base campionaria di circa 38.000 rispondenti per mappare il comportamento delle marche e la loro percezione all’interno della propria categoria secondo i criteri stabiliti del modello HumanKind Quotient. L’output finale sarà un database numerico utilizzabile per diversi scopi e una mappa che comprenderà più di 778 marche su 115 categorie in undici mercati.
Ne parliamo con Riccardo Robiglio, direttore creativo esecutivo Gruppo Leo Burnett, tirando in ballo, a titolo di esempio, Ing Direct e, soprattutto, il suo progetto, in collaborazione con H-Farm, di finanziamento a fondo perduto di 100mila euro all’idea più innovativa di start up, aspettando dicembre per sapere chi sarà il vincitore.