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Cannes Lions 016/Emanuele Giraldi, giurato italiano media: la tecnologia rende tutto possibile, anche la meditazione virtuale. Che diventa media. Qui a Cannes i segnali per la comunicazione dei prossimi anni. Dobbiamo alzare il tiro con una visione condivisa

Ai Cannes Lions 016 il nostro Paese è passato nella categoria media con 12  shortlist, segnale di grande vitalità e qualità del nostro lavoro. Di questo, e non solo, abbiamo parlato con Emanuele Giraldi, Head of Business Delvelopment OMG, rappresentante italiano in giuria. 

12 lavori in shortlist non sono pochi. Un buon segnale?

“La dimostrazione che la qualità del nostro lavoro è altissima. Se pensiamo che su circa 3000 lavori iscritti il 15% non era all’altezza ed è stato subito eliminato, il 70% era di buon livello ed il 15% rappresentava punte di eccellenza. In shortlist ne è entrato il 10%. Vincendo poi per l’Italia un Oro Starcom per la campagna The Dilemma/Heineken con creatività Publicis Italy e un Bronzo  OMD Italy con ‘Business Booster/Renault, creatività sempre di Publicis Italy”.

Ogni anno da Cannes si cerca di trarre segnali sui territori in cui si muoverà la comunicazione di domani. Quali le indicazioni per il media?

“Credo che uno degli aspetti emersi con più forza sia  quello della tecnologia che amplifica le esperienze delle persone, a partire da internet ma andando anche oltre”.

Ad esempio?

The Mill ha presentato un cuscino con sensori. Consente alle persone di vivere esperienze di realtà aumentata che arrivano fino alla meditazione. Inimmaginabile solo fino a poco tempo fa. E pensiamo agli scenari di comunicazione che si aprono per i brand, con la possibilità di far esplorare e toccare con mano alle persone luoghi e realtà, vivendo così esperienze in prima persona prima di procedere all’acquisto di un bene o un servizio. Una vacanza, ad esempio”.

Ma parliamo di tecnologie non alla portata di mano, che non consentono una comunicazione ad ampio raggio

“E’ vero, ma poi nemmeno così tanto. Di recente Samsung ha lanciato una telecamera in grado di effettuare riprese a 360 gradi che costa 300 dollari, l’anno scorso erano in vendita a 3000. Oppure pensiamo ai Google Cardboard, che a un costo relativamente basso permettono di vivere esperienze in realtà aumentata. Utilizzati negli Usa da testate come The Guardian o il NYT (ndr. Grand Prix Mobile) per coinvolgere i lettori. Dunque la tecnologia diventa a portata di mano. Ricordando inoltre che queste esperienze si vivono singolarmente ma poi vengono condivise, amplificandone la portata”.

Ritornando ai lavori che hai visto, quali ti hanno colpito particolarmente e perché

“AirBnB ‘No borders’, La Sirena ‘And the silence’ contro la violenza ma anche Tate Britain ‘War – 500 Year of Stories’ e ‘The Great Escape’/Graubuenden Ferien, che ha vinto negli Outdoor.  The Great Escape, ad esempio, impossibile da realizzare senza l’aiuto della tecnologia”.

Quali i trend più significativi?

“Molti lavori sono accomunati dall’insight umano, dalla ricerca dell’autenticità di marca. Oggi non è più possibile barare e le marche si devono presentare per quello che realmente sono, senza mistificazioni. Altrimenti corrono il rischio di essere smascherate, con una eco negativa globale”.

L’Italia a che punto è rispetto al resto del mondo?

“Non abbiamo da invidiare nulla per professionalità. Forse ci sono Paesi che realizzano campagne più rilevanti e che lasciano il segno perché lungo il loro percorso hanno osato di più. Ma noi veniamo da quattro, cinque anni difficilissimi, dove l’obiettivo primario delle aziende è stato quello di conservare le posizioni acquisite, perché il grande rischio era di perdere terreno. Ora dobbiamo alzare lo sguardo e il tiro, avendo tutti noi attori una visione condivisa”.

The Great Escape