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Indagine GfK sul clima dei consumi in Europa e negli Usa per il terzo trimestre 2012. I consumatori europei non si attendono una rapida ripresa economica. Speranza di aumento di reddito, quella degli italiani fra le più basse

Nei mesi estivi, l’Unione europea (UE) ha dovuto fronteggiare nuove cause di incertezza. Innanzitutto, l’aumento dei tassi di interesse dei titoli di stato spagnoli e italiani. In secondo luogo, per alcuni mesi, a causa di un ricorso presentato alla Corte costituzionale federale tedesca, non vi è stata la certezza che la Germania avrebbe approvato il fondo salvastati del Meccanismo europeo di stabilità (Mes). Infine, molti Paesi europei hanno continuato a mostrare una tendenza verso condizioni recessive. Tutto questo non ha fatto altro che aumentare il livello di incertezza dei consumatori europei. In quasi tutti i paesi dell’indagine i valori degli indicatori delle aspettative economiche e di reddito, così come quelli della propensione agli acquisti, sono calati in modo abbastanza consistente. Quanto segue è il risultato dell’indagine GfK sul Clima dei consumi in Europa e negli Stati Uniti, che presenta una panoramica sullo sviluppo delle aspettative economiche e di reddito, e della propensione agli acquisti, fra i consumatori di 12 Paesi europei e degli Stati Uniti.
Anche se, nel corso dei mesi estivi, la situazione economica generale nella maggior parte dei Paesi europei non è sostanzialmente peggiorata, non si è neanche assistito ad alcun miglioramento. I consumatori si aspettano ancora un ulteriore calo della forza economica. Il tasso di disoccupazione è ancora una volta cresciuto, quasi ovunque, e la media europea è ora attestata all’11% circa. I governi continuano a cercare di mantenere sotto controllo i propri disavanzi statali adottando rigide misure di austerità, e tra queste l’aumento delle tasse.
Usa: gli americani continuano ad avere un atteggiamento positivo, anche in presenza di una stagnazione dell’economia
La fiducia dei consumatori americani sta aumentando. Tutti e tre gli indici sono stati in crescita negli ultimi tre mesi. Con i 33 punti di settembre, le aspettative economiche hanno anche raggiunto il loro valore più alto da marzo 2011, mese nel quale questo indice è stato introdotto per la prima volta. Nel periodo tra agosto e settembre, l’indice è cresciuto di 11,5 punti. Le aspettative di reddito, attestate a 23,8 punti, hanno visto un aumento di circa 9 punti rispetto a giugno. Tutto ciò ha avuto un riflesso positivo sulla propensione agli acquisti dei consumatori americani il cui indicatore, da parte sua, è aumentato di circa 9 punti per attestarsi al livello attuale di ‑0,2 punti.
In un’indagine condotta da AP e da GfK emerge che, rispetto a un anno fa, vi è un numero significativamente superiore di consumatori che è convinto che il Paese si stia muovendo nella direzione giusta. Mentre ad agosto 2011 era solo il 21% degli intervistati che condivideva questa opinione, la percentuale, ora, è salita al 42%. Un anno fa, il 75% degli intervistati aveva un’opinione opposta, mentre, ora, tale percentuale è scesa al 48%.
Aspettative economiche:           33,0 punti         Media: 12,6 punti
Aspettative di reddito:              23,8 punti         Media: 20,1 punti
Propensione agli acquisti:         ‑0,2 punti          Media: ‑6,3 punti
Italia: in vista alcune importanti modifiche strutturali all’economia
L’economia in Italia è in profonda recessione. Il governo ha sensibilmente ridotto le proprie previsioni di crescita che, per quest’anno, prevedono un disavanzo del 2,6% della crescita economica e dell’1,8% nel 2013. In precedenza, il governo aveva previsto, rispettivamente, un disavanzo dell’1,7% e dello 0,5%. Anche il prodotto interno lordo (PIL) diminuirà di più di quanto previsto riducendosi del 2,4% nel 2012 e dello 0,2% nell’anno prossimo. In aprile si parlava ancora di un calo del PIL dell’1,2% nel 2012 e di un aumento dello 0,5% nel 2013. L’annuncio della disponibilità della BCE all’acquisto illimitato di titoli di stato in caso di necessità ha fatto risalire i tassi di interesse, portandoli a un livello tollerabile per l’Italia. La prossima “fatica d’Ercole” del governo sarà una modifica sostanziale della struttura dell’economia italiana. La produttività del Paese è, attualmente, del 12% inferiore rispetto agli altri Paesi della zona euro. Il costo del lavoro è in crescita a un tasso del 3% annuo, superiore alla media, incidendo, in questo modo, sul costo di produzione delle aziende manifatturiere italiane.
Aspettative economiche:        ‑33,6
Aspettative di reddito:            ‑65,0
Propensione agli acquisti:       ‑32,2
Aspettative di reddito nei Paesi europei, per gli italiani speranza fra le più basse
In vista di un peggioramento delle prospettive economiche, si sono considerevolmente ridotte le aspettative di reddito dei consumatori di quasi tutti i Paesi europei. I livelli più bassi delle speranze di aumento di reddito sono stati registrati tra i consumatori italiani (‑65 punti), spagnoli (‑58,4 punti) e greci (‑57 punti). I valori più alti sono quelli della Germania (23,9 punti), dell’Austria (‑12,2 punti) e della Romania (‑14,1 punti).
Propensione agli acquisti
Negli ultimi mesi, la propensione agli acquisti è sensibilmente diminuita nella maggior parte dei Paesi oggetto di questa indagine, in concomitanza con la rinnovata diminuzione delle aspettative economiche e di reddito. Le sole eccezioni sono la Germania, la Bulgaria e la Polonia. I valori più bassi si sono registrati in Italia (–51,5 punti), in Portogallo (–45,8 punti) e in Grecia (–44,4 punti); la disponibilità a spendere rimane ancora la più alta fra i consumatori tedeschi (33,1 punti), austriaci (19,1 punti) e bulgari (5,2 punti). La propensione agli acquisti tra i consumatori britannici è, ancora una volta, crollata di 9,5 punti negli ultimi mesi e, attualmente, è attestata a -51,5 punti, il valore più basso da gennaio 2009. Nel complesso, la valutazione dei consumatori per quanto riguarda gli sviluppi economici non è mai stata così debole per un periodo di tempo così prolungato. La Bulgaria è uno dei pochi Paesi nei quali, a settembre, è aumentata la propensione agli acquisti da parte dei consumatori. L’indicatore è attualmente attestato a 5,2 punti, il terzo valore più alto tra tutti i paesi oggetto di questa indagine. Questa condizione è dovuta a due fattori. Il primo è l’annuncio del governo che, a partire dal prossimo anno, avrebbe adeguato le pensioni al tasso di inflazione per controbilanciare la riduzione del potere d’acquisto dal 2009; il secondo è l’annuncio del governo bulgaro di introdurre una nuova tassa a partire dall’inizio del prossimo anno. Si tratta di una tassazione sul reddito prodotto dagli interessi bancari sui depositi a risparmio che entrerà in vigore a gennaio del 2013. I consumatori, pertanto, stanno usando il tempo rimanente fino a fine anno per investire i propri risparmi accumulati con fatica, destinandoli ad acquisti primari invece che al pagamento di tasse l’anno successivo. L’economia della Repubblica Ceca, quest’anno, vedrà una contrazione dell’1%. La ragione è da imputare, soprattutto, alla debolezza della domanda interna. Sebbene il tasso di disoccupazione sia stabile, a un buon livello di circa il 6,8%, il reddito reale è in diminuzione. A questo si deve aggiungere il programma governativo di risparmi che sta sempre di più limitando la libertà finanziaria dei consumatori.
L’indagine
La sintesi dei risultati è estratta dall’indagine ‘GfK Consumer Climate MAXX’. Si basano sulle interviste condotte ogni mese con consumatori di tutti i Paesi Ue per conto della Commissione europea. Il Clima dei consumi in Europa GfK propone una panoramica sugli sviluppi delle aspettative economiche e di reddito e della propensione agli acquisti dei consumatori in Austria, Bulgaria, Francia, Germania, Grecia, Italia, Polonia, Portogallo, Regno Unito, Repubblica Ceca, Romania e Spagna. Questi 12 paesi coprono circa l’80% del totale della popolazione di tutti i 27 stati membri della Ue. Da marzo 2011 GfK conduce l’indagine sul Clima dei consumi anche negli Usa. Le domande sono le stesse dell’indagine condotta nell’Unione europea. Dato che le serie temporali disponibili sono troppo ristrette, i dati non possono essere standardizzati. Di conseguenza, non è possibile impostare a ‘0’ una media sul lungo termine.
Le interviste mensili sono state condotte nei paesi osservati come qui di seguito riportato:
Austria                            1.500
Bulgaria                          1.000
Repubblica Ceca        1.000
Francia                           3.300
Germania                      2.000
Grecia                            1.500
Italia                              2.000
Polonia                         1.000
Portogallo                   2.100
Romania                     1.000
Spagna                        2.000
Regno Unito             2.000
Usa                               1.000