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Greta Lomaestro/Web Consulting: sulla sicurezza del web, due le parole chiave: consapevolezza dell’utente, trasparenza delle company

Rispondendo  Greta Lomaestro, Head of Communication, Pro Web Consulting, alla riflessione da youmark sollevata in tema di attualità del web, e non solo.

“Gestione dei dati e della privacy digitale: la parola chiave è consapevolezza.

In queste ultime settimane abbiamo sentito a sfinimento l’aforisma ‘Se non paghi per utilizzarlo significa che il prodotto sei tu’. E ho anche ascoltato un talk-show molto interessante dove l’esperto di sicurezza online Matteo Flora ha detto un’altra frase che mi ha colpito, relativa alle virtù della paranoia in relazione alla propria vita digitale.

Sia come utente sia come operatore del digital, il mio punto di vista abbraccia entrambe queste affermazioni che sono, a mio avviso, consequenziali tra loro. Lo scandalo Cambridge Analytica è la tipica bomba mediatica che fa emergere una problematica di cui tutti eravamo consci anche prima, ma non se n’è parlato esplicitamente fino a allo scoppio del caso eclatante.

La parola chiave, in tutto il discorso legato ai Social, al Web e al loro utilizzo, è consapevolezza, lato utente. Che diventa trasparenza, dal lato delle grandi company che quei mezzi di comunicazione li gestiscono, macinando e immagazzinando dati su dati.

Uso del web consapevole: è possibile?

E’ evidente che un servizio facile, immediato, ben congegnato, d’intrattenimento, come Facebook e Instagram o di indubbia utilità, come WhatsApp, GoogleMaps o LinkedIn, non possa essere gratuito. È come se pretendessimo di non pagare la bolletta della corrente elettrica o di mangiare una pizza senza saldare il conto in cassa.

Un servizio o un prodotto – qualunque servizio o prodotto – ha un costo per chi lo mette a disposizione: bisogna solo essere consapevoli del fatto che, anche se non sborsiamo fisicamente del danaro, stiamo comunque dando qualcosa in cambio, ça va sans dire. In questo caso, i nostri dati, le nostre preferenze, i nostri interessi, la nostra profilazione.

Sembra estremamente banale ma non lo è affatto, purtroppo, per milioni di utenti social che non hanno alcuna confidenza con il mezzo che utilizzano: un po’ di educazione digitalesarebbe necessaria, in un mondo di social-users capaci solo di aggiungersi orecchie da tigre con i filtri di Snapchat (non voglio essere polemica, ma il livello spesso purtroppo è questo).

Inoltre, rendere più trasparenti le policy e più evidenti, leggibili e facilmente modificabili le impostazioni sulla privacy e le opzioni di geolocalizzazione, ad esempio, sarebbe già una dichiarazione di buona volontà da parte dei colossi digitali in questione.

Geolocalizzazione: stalking o servizio?

Riprendendo il discorso della paranoia, diremmo mai al primo sconosciuto che incontriamo dove abitiamo? Gli mostreremmo una foto di nostro figlio o del nostro cane? Gli diremmo che automobile abbiamo in garage o che tutti i martedì sera siamo fuori casa per il corso di yoga? Tutti starete scuotendo il capo, dicendo: “Ma certo che no, scherziamo?!”.

Invece lo fate ogni giorno, lo state facendo anche in questo momento. Se avete appena pubblicato su Instagram, vi è stato chiesto di taggare il luogo, suggerendo dei posti vicinissimi a dove vi trovate? Vi è arrivata, oggi, una notifica di Google relativa al luogo esatto in cui avete pranzato, con la richiesta di recensirlo? Siamo tracciati, sempre, è bene tenerlo a mente. Può essere un vantaggio in molte situazioni, l’essenziale è non cadere dal proverbiale pero quando qualcuno vi fa notare che abbiamo già un GPS sempre attivo, addosso, che qualcuno sa sempre dove siamo e cosa stiamo facendo.

E non è Matrix, non è il Grande Fratello, non sono i poteri forti. E’ solo la nostra quotidianità.

I lati positivi della profilazione (e la discrezione della Seo)

Consapevolezza – e una giusta dose di paranoia – non significa però nemmeno demonizzare i Social o i motori di ricerca: da utenti, siamo ben contenti che Google, ad esempio, ci profili al fine di fornirci messaggi sempre più in linea con i nostri interessi e i nostri gusti. Se sono appassionato di soluzioni green, cibo salutare e viaggi zaino in spalla, mi sarà persino utile che Google mi proponga news e prodotti legati a questi temi. Al contrario, sarebbe irritante non essere minimante profilato e ricevere messaggi e annunci relativi, in questo caso, ad automobili, villaggi turistici organizzati o fast food.

Da operatore di settore, invece, mi sento di aggiungere che il core business di Pro Web Consulting, la Seo appunto, è forse l’unico canale di marketing che rispetta la privacy degli utenti, almeno in grossa parte. Ottimizzare un sito per i motori di ricerca significa, infatti, far sì che acquisisca maggiore traffico organico ma con una targettizzazione degli utenti solo parziale: la fase di analisi non profila il singolo utente, ma cerca di soddisfare un bisogno di ‘informazione’, analizzando il comportamento medio. Gli utenti trovano semplicemente la risposta a una propria domanda, a un’esigenza. Con buona pace della data-collection di Big G”.