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Gli Oscar 2017 commentati dai registi Air3. William Zanardi: l’alchimia che si crea a volte con un film è incredibile e, se diventa di massa, bello o brutto che sia, lo fa entrare nella storia. Il trend? Guardare dove si sta andando e andare dall’altra parte, ricordando però di mettere un # davanti. La pubblicità? Sarà abile a copiare e poi a nascondersi dietro quelle che un po’ spocchiosamente chiama ‘citazioni’

Gaffe allucinante di Beatty a parte, ci riassumi il tuo giudizio su questa edizione degli Oscar?

“E’ molto difficile dare un giudizio oggettivo. Cosa sono stati questi Oscar e soprattutto cosa ci ricorderemo? La parola che più mi ha perseguitato nell’ultimo mese è stata proprio ‘La La Land’. Musica in radio, citazioni durante i ppm, balletti nei corridoi degli uffici, il jazz che torna di moda. Qualcuno sicuramente avrà iniziato a suonare il piano, e qualcun altro sta sicuramente spolverando le scarpe da tip tap del nonno. Ho sentito già persone dire ‘me lo immagino con quella luce lì, quella della scena del lampione’. Aspetto infatti con ansia le emoticons del balletto sul mio iPhone. Detto questo non darò un parere soggettivo sul film o su questi 6 film ‘da Oscar’ perché non credo sia questo il punto. Importante è, invece, che il miglior film quest’anno è un film che nessuno ha preso in considerazione e che il premio, gaffe a parte, Chazelle lo aveva già vinto. La LaLaLand mania è esplosa all’improvviso trascinando con sé critici e giurati, ragazzi, adulti, animali, e persino chi i musical non li ha mai guardati. Forse proprio perché è un musical adatto a chi non conosce i musical, forse perché è semplicemente un film furbo, molto pop ma che strizza l’occhio a un film autoriale, o forse perché è triste e malinconico fino alla fine rovesciando completamente il concetto del musical americano anni 50. Il perché del vero successo non lo sapremo mai, l’alchimia che si crea a volte con un film è incredibile e quando poi diventa di massa, bello o brutto che sia, è destinato ad entrato nella storia”.

Volendo trarre dei trend, qual è il più evidente?

“Non so. Questa domanda mi fa pensare alla ricerca degli opposti. Sembra quasi una continua e assidua sfida, a smentire quello in cui crediamo o quello che facciamo.  Abbiamo eletto un presidente che non ci piace e ce ne vergognamo? Non c’è problema, quando andiamo a ritirare il premio tiriamo una frecciatina politica, qualcuno riderà. Il 2016 è stato ricordato per l’edizione razzista? Perfetto, allora nel 2017 puntiamo sulla forza dei neri.E così via. Non c’è un vero trend secondo me in questa edizione, il vero trend è guardare dove si sta andando e andare dall’altra parte, ricordando però di mettere un # davanti”.

Gli Oscar insegnano, insomma, cosa si trasla di loro in pubblicità?

Questa è una domanda molto interessante, ma forse controcorrente ti rispondo tutto e niente. Gli Oscar sono il premio più ambito per ognuno di noi addetti ai lavori e non mi permetterei mai di sminuirli, ma sono una moda passeggera, e a volte passano troppo velocemente. E’ un pò come il lampione che citavo prima. Quel crepuscolo magico lo vedremo spesso nei prossimi adv, e le tinte pastello pure. Vedremo sicuramente qualche spot con una musica jazz di sottofondo, o qualche ragazzo di colore che bacia un ragazzo sulla spiaggia. Vedremo tante citazioni, ma che svaniranno a breve. Perché purtroppo siamo diventato tanto abili a copiare e poi a nasconderci dietro quelle che un po’ spocchiosamente chiamiamo ‘citazioni’”.