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Fonti di informazione: i motori di ricerca battono i media tradizionali. I nuovi mezzi online sono i più usati in Italia e godono maggior fiducia, lo rivela la 15a edizione dell’Edelman Trust Barometer

Quanto a fiducia, l’Italia appare in controtendenza rispetto agli altri grandi Paesi europei e del mondo.

Una rilevazione che emerge dall’ultima edizione, la 15a, dell’Edelman Trust Barometer – la ricerca annuale che misura la fiducia e la credibilità di aziende, governi, media e NGO’s realizzata da Edelman.

La fiducia è infatti caduta ai livelli della crisi del 2009: sotto al 50% nei due terzi di Paesi, compresi Stati Uniti, Uk, Germania e Giappone. “Gli inimmaginabili eventi del 2014 hanno fatto svanire la fiducia nelle istituzioni”, commenta nella nota Richard Edelman, presidente e Ceo di Edelman. “L’epidemia di Ebola in Africa, i disastri aerei; gli arresti dei politici cinesi; le difficoltà di alcune grandi banche internazionali; i passi falsi di alcuni grandi gruppi globali, hanno minato la fiducia della gente”.

In Italia invece nell’ultimo anno la fiducia è cresciuta nei confronti di tutti: governo (dal 24 al 28%), imprese (dal 45 al 53%), media (dal 40 al 48%) e NGO’s (dal 62 al 64%). Quanto alle imprese, sorprende anche la forbice che si registra nel nostro Paese fra la credibilità della aziende statali (al 35%) rispetto a quella delle grandi imprese (52%) e a quelle familiari (71%), soprattutto se comparata alle media mondiale: 50% le statati, 57% le grandi, 68% le familiari.

Per la prima volta i media tradizionali perdono la leadership nei confronti dei motori di ricerca come fonti di informazione per le notizie, con una fiducia rispettivamente al 62% contro il 64%, a livello globale.

Valori ancora più accentuati in Italia: 57% dei media tradizionali contro il 69%. I motori di ricerca vengono utilizzati per raccogliere e comparare informazioni da fonti diverse, così come opinioni di altre persone su un determinato argomento, oppure ancora per verificare le notizie. Anche la fiducia nei media online in Italia è aumentata dal 50% nel 2014 al 61% nel 2015, interrompendo il trend negativo che registravano da anni. Un fenomeno dovuto ad un graduale processo di accettazione da parte del pubblico che è stato incoraggiato da fattori come il miglioramento della qualità di questo tipo di media, grazie agli investimenti da parte degli editori. Inoltre, le abitudini in Italia stanno cambiando, i consumatori si stanno spostando dai media tradizionali come la tv verso l’uso di internet, la tecnologia mobile sta incoraggiando questo cambiamento. A questo si aggiungono i motori di ricerca, che incoraggiano l’utilizzo dei mezzi di informazione online.

Schermata 2015-02-02 alle 14.46.24Non a caso il web in Italia è lo strumento più utilizzato in assoluto per informarsi: per il 34% i media online e i motori di ricerca sono la prima fonte consultata, il 45% in Italia li usa per trovare breaking news, mentre per il 52% sono lo strumento migliore per trovare conferme sulle notizie. Un trend in crescita negli anni che riscontriamo anche a livello globale. Restano indietro televisione e giornali cartacei con valori nettamente inferiori.

Un altro dato significativo in Italia è il calo di fiducia nei social network come fonte di informazione con un dato del 45%, in aumento di un solo punto percentuale rispetto all’anno scorso. Gli utenti condividono molte informazioni sui social ma non tutto ciò che è condiviso è affidabile e gli utenti i sono divenuti più consapevoli di questo. Infine, i media tradizionali e quelli di proprietà (ad esempio siti o blog aziendali) si mantengono stabili o in leggero aumento rispetto al 2014, rispettivamente al 57% e al 44%. Per le aziende è comunque fondamentale integrare tutti i canali nella loro comunicazione ed essere rilevanti su ciascuno di essi.

Come rilevato nell’Edelman Trust Barometer 2012, i consumatori per giudicare credibile un’informazione devono essere esposti allo stesso messaggio da 3 a 5 volte.

A livello mondiale infine, l’industria dei media continua a collocarsi tra quelle che ricevono meno fiducia, con un trend leggermente in calo, passando dal 52% del 2014 al 51% del 2015. Al primo posto il settore Technology con una fiducia che raggiunge il 78%.

La caduta di fiducia nei confronti dei Ceo continua per il terzo anno consecutivo scivolando nei Paesi sviluppati a un valore mondiale 31%. A livello medio mondiale i Ceo si collocano al 41% mentre i rappresentanti del governo 38%; valori molto bassi se raffrontati con gli accademici (70%) le ‘persone come te’ (63%). Valori in linea con quelli riscontrati in Italia: 67% per gli accademici e 61% per le ‘persone come te’, mentre i Ceo arrivano al 32%.

In Italia c’è più scetticismo sui creatori di contenuti sui social network, tutte le categorie hanno un livello di fiducia più basso rispetto alla media mondiale.

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Solo gli amici e la famiglia in Italia rimangono nella categoria ‘fidati’ con il 63%, tutti gli altri scivolano nella categoria ‘incerti o neutri’, inclusi gli esperti accademici. Le aziende e i loro lavoratori sono percepiti anche loro ‘incerti o neutri’, mentre la maggior parte dei creatori di contenuti tra cui giornalisti, dirigenti, vip e celebrità, ricevono percentuali basse che li collocano nella categoria ‘sfiduciati’. Un’indicazione rilevante per la comunicazione soprattutto delle aziende.

Per la prima volta l’indagine ha sondato la fiducia nei confronti dell’innovazione: a livello mondiale il 51% degli intervistati ritiene che sia avvenuta troppo in fretta.

Ma qui c’è un’altra sorpresa: fra gli italiani sono più quelli che credono che il fenomeno sia troppo lento (43%). Rispetto a un mondo tutto sommato un po’ conservativo, l’Italia appare quindi un Paese ben disposto nei confronti dell’innovazione tecnologica. Quasi metà dei rispondenti (47%) dichiara che secondo loro le aziende non fanno abbastanza test durante la fase di sviluppo dei prodotti. Di contro, le azioni che aiutano maggiormente a costruire la fiducia in Italia sono: rendere pubblici i test (71%) e stringere partnership con istituzioni accademiche (68%).

L’indagine è stata realizzata fra il 13 ottobre e il 24 novembre del 2014 in 27 Paesi con interviste online a 33.000 persone, 6.000 delle quali definite come élite per il livello socio-culturale dei partecipanti di età compresa fra i 25 e i 64 anni. L’indagine, giunta alla sua quindicesima edizione, è condotta dalla società Edelman Berland.